E’ Conte bis fu, l'esecutivo giallorosso si appresta a governare l’Italia con una mossa strategica portata in rete da Matteo Renzi, Nicola Zingaretti lo ha dovuto seguire.
I grillini si sono mascherati dietro la democrazia della piattaforma Rousseau, un paradosso. La base è già in rivolta. Sono passati dal governare con l’estrema destra di Matteo Salvini alla sinistra con Pd e Leu. La giustificazione di Luigi Di Maio è stata: il governo non ha nessun colore è un governo del fare. Non è vero. Le parole hanno un peso, altrimenti si rischia di giustificare qualunque obbrobrio.
Continuano a ripetere dal Pd e dalla M5S che questo esecutivo durerà fino al 2023, è meglio non fare previsioni ed è meglio non fare promesse. Lo dicevano anche con l’alleato Salvini e poi è finita come racconta la cronaca politica nelle ultime settimane.
Di Maio è il vero sconfitto da questa nuova alleanza, andrà alla Farnesina, la sua leadership dentro il movimento non è solida, Alessandro Di Battista è pronto a soffiargli il posto.
Proprio Di Battista tra qualche settimana andrà in pubblicazione con il suo nuovo libro che parla dello scandalo di Bibbiano. Un libro contro il Pd, il partito con cui adesso si sono alleati.
Imbarazzanti i ventisei punti della bozza di programma, sono punti generici, non si può non essere d’accordo con quello che vi è scritto. E’ il libro dei sogni, la politica però non è un cosa fare ma come fare. Non è soddisfatto del programma Carlo Calenda: “ Si può essere più che legittimamente a favore della nascita del governo Pd-M5S ma una cosa è oggettiva: il processo e i contenuti mancano di qualsiasi serietà”.
Non si può governare un Paese facendo un accordo contro qualcuno. L’impresa più ardua per i giallorossi sarà quella di recuperare il Nord, è lì che Salvini impera e ha la sua roccaforte di consenso.
Il Partito Democratico a sua volta tornerà ad essere quello di sempre, un partito tribale, diviso in tribù che si coalizzano per raggiungere il potere, ci sono riusciti, salvo poi tornare a litigare tra di loro. Troppe le correnti, ognuna non metterà a tacere l’altra.
E intanto i bracci armati di Matteo Renzi decidono di non esserci, preferiscono dire di no, da Delrio a Andrea Orlando è un “no, grazie”. A dimostrazione che Renzi una idea chiara di quale strada seguire ce l’ha.
Buon lavoro al nuovo Governo. Facciamo tutti il tifo per l’Italia pic.twitter.com/TWMx21LE47
— Matteo Renzi (@matteorenzi) September 4, 2019
Riunioni infinite per il nodo dei nomi, non ci sarà Emma Bonino, la radicale per eccellenza, nota per le sue battaglie. Un peccato sacrificare una intelligenza del genere. Ha dichiarato opposizione costruttiva a questo governo e il no alla fiducia.
La formazione del governo giallorosso avrà delle ricadute sul piano regionale in Sicilia, già Peppino Lupo, capogruppo dem all’ARS, aveva affermato di essere disponibile ad un accordo di opposizione con i grillini, apertura anche da parte di Giancarlo Cancelleri. Nello Musumeci, presidente della Regione, ha poco da stare tranquillo. Questa alleanza potrebbe essere riprodotta sui territori dove si vota, amministrative comprese.