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06/09/2019 07:00:00

Il nuovo governo Conte ha giurato. Schiaffo a Salvini

 Ventuno ministri, un terzo donne. Con una media di 47 anni la compagine di governo guidata da Giuseppe Conte, alla sua seconda volta da premier, è la più giovane della storia repubblicana. Con il giuramento dei ministri al Quirinale, ieri è entrata nel vivo l'attività dell'esecutivo con la nomina di Paolo Gentiloni a commissario europeo. Al momento è prevalente l'aspettativa che il portafoglio di cui sarà responsabile l'ex premier italiano sarà in ambito economico. Oggi è previsto a Bruxelles un primo incontro tra Gentiloni e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Lunedì, invece, il Conte bis appoggiato da M5S-Pd-Leu affronterà il voto di fiducia alla Camera.

Uomini tutti in scuro, unica nota di colore la cravatta rossa di Speranza. Provenzano mercoledì è dovuto correre a comprare un abito blu adatto all’occasione. Tra le sette donne spiccava Teresa Bellanova in blu elettrico. Bonafede ha giurato con la mano sul cuore. Da militare qual è, Costa ha battuto i tacchi davanti a Mattarella. De Micheli, la più emozionata, con la mano tremante al momento della firma. Speranza unico a recitare a memoria la formula del giuramento. Quando è stato il turno di Di Maio, Conte lo ha salutato strizzandogli l’occhio. Il premier ha firmato con la sua penna e non con quella del Quirinale. Succedendo a sé stesso, ha poi ricevuto la campanella nel rituale passaggio di consegne dal segretario generale Roberto Chieppa. Accanto a Conte l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti e il nuovo sottosegretario Riccardo Fraccaro.

È il governo più giovane della storia della Repubblica. L’età media è di 45,8 anni (se si contano sia il premier sia il sottosegretario Riccardo Fraccaro). Il ministro più giovane è Luigi Di Maio (33 anni), seguito da Fabiana Dadone (35) e da Giuseppe Provenzano (37). Dieci ministri sono nella fascia tra i 40 e i 50 anni (compreso Roberto Speranza che ne ha appena compiuti 40). I ministri più anziani sono l’ex prefetto di Milano Luciana Lamorgese (65), l’ex sindacalista renziana Teresa Bellanova (61) e Dario Franceschini (60). Il primo governo Conte aveva un’età media di 50 anni, quello Renzi di 48 [Fatto].
 
Schiaffo a Salvini: il governo impugna una legge del Friuli perché «discrimina i migranti»

Nel primo consiglio dei ministri, durato in tutto un’ora, il nuovo governo ha deliberato di impugnare una legge del Friuli-Venezia Giulia del 8 luglio 2019 chiamata “Disposizioni multisettoriali per esigenze urgenti del territorio regionale”. Motivo: la legge va oltre le competenze della Regione in materia di sanità e contiene norme discriminatorie nei confronti dei migranti. La decisione è stata presa su proposta del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia. Immediata la reazione del governatore del Friuli Venezia Giulia, il leghista Massimiliano Fedriga: «Sono felice di dare fastidio a questi traditori. Abbiamo tolto i fondi per i corsi di sci e taglio e cucito agli immigrati entrati irregolarmente e li usiamo per i rimpatri».
«La legge oggetto dell’impugnazione è la numero 9 del 2019. Si tratta di un documento molto complesso che interviene su una vasta quantità di competenze, dall’agricoltura alla sanità fino al trattamento dell’immigrazione. Su questo specifico argomento la nuova legge da un lato abolisce una serie di fondi per l’integrazione degli stranieri (sostegno a strutture di accoglienza, per gli alloggi) ma dall’altro stanzia fondi per il rimpatrio degli extracomunitari colpiti da provvedimenti di espulsione. Un’altra norma impugnata assegna contributi alle imprese che assumono i residenti in Friuli Venezia Giulia da almeno 5 anni» spiega il Corriere.

«La legge regionale non è stata fatta ieri, e il precedente governo, con lo stesso primo ministro e con buona parte dei suoi attuali componenti non aveva avuto niente da ridire. Ha scoperto solo ora che vi era un eccesso di attribuzioni? È ovviamente lecito dubitarne» aggiunge il Messaggero.

L’Italia indica Gentiloni come candidato alla Commissione Ue
Il Consiglio dei ministri ha indicato Paolo Gentiloni come componente italiano della Commissione europea. È molto probabile (il CdS lo dà per certo) che martedì otterrà il portafoglio agli Affari economici. Previsto per oggi l’incontro con il presidente della Commissione Ursula von der Leyen. L’ex presidente del Consiglio prenderebbe quindi il posto del francese Pierre Moscovici. In alternativa, all’Italia andrebbe il portafoglio del Commercio o quello della Concorrenza.

«Quello alla guida degli Affari Economici è uno dei ruoli più importanti all’interno della Commissione europea. È su quei tavoli che vengono vagliati i bilanci dei governi, è lì che si decide quanta flessibilità concedere a un Paese. E anche se l’ultima parola spetta ai governi, indubbiamente il commissario di competenza ha un elevato margine discrezionale. Nell’ultima legislatura Moscovici condivideva questo ruolo con Valdis Dombrovskis, commissario all’Euro: la scelta di Jean-Claude Juncker era legata proprio alla necessità di avere un bilanciamento tra la sensibilità nordica e quella mediterranea sul delicato tema dei conti pubblici. Non sarà facile convincere i governi rigoristi ad accettare un italiano in quella casella» scrive La Stampa.
 
Il 3%, la sfida di Gualtieri
A Roberto Gualtieri, neo ministro dell’Economia, spetterà la partita più dura. Senza i 23 miliardi dell’aumento dell’Iva dovrà negoziare un debito più alto – probabilmente sfiorerà il 3% senza creare però tensioni con l’Ue. Spiega Federico Fubini: «Fra sette giorni a Helsinki vedrà tutti i suoi colleghi europei e i commissari Ue e sonderà fin dove può spingere al rialzo, senza strappi dannosi, il deficit nel 2020. Quindi avrà due settimane per stendere una “nota di aggiornamento” imperniata sul quel nuovo dato di disavanzo. Infine altre due per distribuire in legge di Bilancio i sacrifici inevitabili e i (limitati) benefici possibili. […] Gualtieri nelle foto sorride, ma per il resto del tempo è rimasto a lungo serio. Sa di poter contare su contatti diretti con tutti i principali attori della politica economica europea. E gli serviranno, dati i numeri che eredita da M5S e Lega. […] Il governo Lega-M5S ha comportato un aumento di spesa corrente di quasi un punto di reddito nazionale, circa 15 miliardi, per due motivi. Il primo è l’introduzione delle pensioni anticipate a quota 100 e del reddito di cittadinanza; il secondo l’aumento degli interessi sul nuovo debito pubblico dovuta al sospetto che l’Italia fosse disposta a uscire dall’euro […]. Ora il calo degli interessi sul debito iniziato a giugno scorso sta liberando un po’ più di tre miliardi di spesa nel 2020 e circa altrettanto da un uso minore del previsto di quota 100. Il risultato netto è che il deficit nel 2020 sarebbe probabilmente di circa l’1,6% del Pil o poco più, se scattassero quegli aumenti Iva (che tutti promettono di impedire); ma salirebbe a un politicamente insostenibile 3% del Pil senza gli aumenti Iva» [Cds].
 

Luciana Lamorgese, che ha preso il posto di Matteo Salvini al Viminale, non ha alcun profilo social.