Non è il massimo dei governi, si correva sul filo dell’emergenza-urgenza per attingere a termini in uso in Sanità.
Giura il governo rossogiallo, è una squadra che dovrà affrontare tante situazioni ma chi cerca la discontinuità dal precedente governo dovrà accontentarsi di quel che c’è.
Alla Giustizia la riconferma di Alfonso Bonafede, quello che ha stravolto l'istituto della prescrizione per intenderci, indica che non c’è alcuna volontà di rimediare ai danni fatti, anzi se ne commetteranno degli altri.
Sull’immigrazione si spera nella normalizzazione del Viminale in mano ad una Prefetto, donna assente dai social, la Lamorgese ha gli occhi puntati addosso. Quello che sfugge è che sul tema dell’immigrazione la questione sarà prevalentemente gestita dal Pd, Guardia di finanza, Guardia costiera e Marina militare rispondono a ministeri che controllano adesso i dem. Mef, Infrastrutture e Difesa dovranno dettarne la linea.
Mani libere per Matteo Renzi, la sua operazione di marketing politico ha avuto successo, è riuscito nell’intento, ha centrato l’obiettivo: scongiurare le urne per riorganizzare la sua di linea politica, lanciare le novità alla Leopolda, smarcarsi dal vecchio Pd.
Piazza Teresa Bellanova, renziana pura, Guerini risponde alla corrente di Lotti che non è più vicino a Renzi come prima. Per il resto chiede a tutti i suoi fedelissimi di fare un passo indietro.
I Cinque Stelle da primo partito d’Italia sono diventati i supporter del Pd, scacco matto. In verità l’obiettivo di Beppe Grillo è quello di grillizzare i dem, divorare il partito dall’interno e alle elezioni renderli innocui.
Dal canto suo il Pd non ha un punto forte all’interno del governo, il segretario nazionale Nicola Zingaretti, che è anche governatore del Lazio, ha deciso di non fare parte del nuovo esecutivo, per non rimanere schiacciato in una difesa formale e ad ogni costo del governo, del resto non controlla i gruppi parlamentari.
Ma la sostanziale svolta che creerà problemi al Pd è il Nord che non è stato rappresentato, quel che c’è è poca cosa. In compenso ha deciso di prendersi delle responsabilità forti: l’Europa, tema spesso impopolare. La nomina di Paolo Gentiloni a commissario europeo potrebbe essere un boomerang.
Vince il tatticismo di Grillo, a molti appare strampalato è invece centrico.
Vince la lungimiranza di Renzi, lo davano per spacciato è l’unico leader dentro al Pd, quel partito che non lo vuole perché lo teme.
Vince Giuseppe Conte, che ha fatto di Palazzo Chigi il suo abito su misura, passando dalla Lega al Pd senza battere ciglio. Non certamente un uomo di garanzia.
Potrebbe essere il governo del trasformismo, è un accordo politico bilaterale tra due forze che avevano l’unico obiettivo di non consultare le urne per un consenso che non avrebbero trovato.
E’ una alleanza sbilenca, il peso maggiore della responsabilità politica è del Pd. I Cinque Stelle li attendono al varco, pronti ad addossargli ogni fallimento.