E’ settembre inoltrato: l'atteso periodo dell'anno in cui il raccolto della nostra fatica, l’uva, ci rende consapevoli delle nostre attitudini e abilità. Il vino lo sappiamo fare e con il vino si può non sopravvivere ma prosperare.
Dirlo, scriverlo, compiacersi non basta.
Abbiamo passivamente lasciato che gli imprenditori locali seguissero un loro percorso di eccellenza, distinto dalla mediocrazia che appiattisce la città. I mercati internazionali, infatti, ringraziano le nostre cantine (sia private che sociali) per la qualità raggiunta dai vini marsalesi.
Adesso è necessario, indispensabile, essenziale che Marsala - come ai tempi del "Vinoro", quelli del buon governo - si dimostri capace di creare un grande evento che annualmente si ripeta e che metta al centro il vino di questa terra (ma anche di questo mare, di questo vento) e le sue declinazioni.
Una enologia che si fonda sulle nostre genealogie: tradizioni e genialità.
Un’armonia dei sensi tra la "grande bellezza" dei nostri luoghi unici al mondo - natura, paesaggio, enogastronomia, cultura archeologia - e il prodotto principe della nostra storia, rivisitato nella sua contemporanea competitività.
E’ quello che dovrebbe fare una capace e intelligente amministrazione, non soporifera né risibile per le mortificanti capanne, fumanti di salsicce altrui, che hanno svilito e bloccato il nostro magnifico lungomare.
Abbiamo prodotti e produttori, contadini e studiosi di livello mondiale: organizzarli per un evento di altissima qualità, pubblicizzato almeno nel resto d’Europa, creerebbe un flusso turistico (e commerciale) forte e non solo stagionale, ma anche una economia importante per tutti noi.
Ho il progetto e ho già attivato i canali per poter trasformare in realtà questa idea.
Marsala deve portare alto il suo nome, deve farlo anche grazie al vino e INSIEME dobbiamo farla ridiventare una città attraente, superba, bella, forte, dolce, brillante come un chicco d’uva.
Io ci sono.
Insieme rifaremo grande Marsala.
Diego Maggio