Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
29/09/2019 10:33:00

Scrive Vittorio Alfieri, sul suicidio assistito e la sua esperienza

 Caro direttore, finalmente, anche se parzialmente, un'annosa questione è arrivata ad un epilogo dignitoso.


Mi riferisco alla sentenza della Consulta, che ha determinato che accompagnare al suicidio una persona con gravi patologie che ne limitano al massimo le funzioni vitali non è sempre perseguibile. Nel caso in cui ha sentenziato, si valutava, se il suicidio assistito di Fabiano Di Antoniani (dj Fabo), non rispettasse il principio costituzionale ad autodeterminarsi, in specie sanitariamente. Fabiano riuscì in questa estrema decisione con "l'aiuto" dell'esponente radicale, sempre sensibili sulla materia fine vita, Marco Cappato. Marco rischiava a norma dell'articolo 580 del codice penale, dai 5 ai 12 anni di reclusione per istigazione al suicidio. Marco accompagnò in Svizzera dove il suicidio assistito è ammesso dopo un iter che, contempla colloqui psicologici e l'opportunità di revocare la decisione fino a quando ti stanno per fornire i farmaci che porteranno alla "dolce morte" che verranno assunti autonomamente dal richiedente. Fabio, tetraplegico e cieco, per il vuoto normativo, esistente da sempre. Ci sono voluti la volonta' di Fabiano e il coraggio di Marco, per ottenere questo risultato. Coscioni, Welby e la Englaro lottarono strenuamente per conquistarlo, tranne Welby che riuscì a raggiungere il sonno profondo, con sedazione e staccando il respiratore artificiale dal quale dipendeva.

Voglio dare la mia testimonianza rispetto alla vicenda. Sia Welby che Fabiano avevano il respiratore artificiale, dopo il mio incidente stradale l'ho portato per 14 mesi, si prospettò che dovessi averne bisogno per tutta la vita. Manifestai, se ciò fosse accaduto, l'identica volontà di Welby e Fabiano, il suicidio assistito. Grazie alla loro volontà alle soglie del 2020 si è avuto un atto di civiltà. Perché lo sia è ovvio, la libertà altrui non è minimamente scalfita dalla volontà, di chi si affiderà al suicidio assistito, e le condizioni per l'accesso sono cogente, ossia ausili vitali e patologie irreversibili. Personalmente sono favorevole all'eutanasia come le scrissi, ma questa è un'altra storia...

Grazie dell'ospitalità
Vittorio Alfieri