Il Partito Democratico cede sul taglio dei parlamentari voluto dal Movimento Cinque Stelle, nonostante i dem abbiano fatto opposizione a quella linea.
Navigano nel buio, non hanno una idea di quale legge elettorale potrebbero proporre e quindi votare. Al momento seguono la linea dei grillini, gli unici ad avere le idee chiare. Il 7 ottobre dovranno pur sapere se si andrà con il maggioritario o con il proporzionale, quella data prevede proprio il voto al taglio dei parlamentari, il Pd potrebbe scegliere tra un maggioritario a doppio turno e il proporzionale puro con una soglia di sbarramento al 5 per cento.
E per la Sicilia il taglio dei parlamentari prevede 29 posizioni in meno su 77.
Saranno in totale 48 i parlamentari eletti, meno rappresentata sarà la parte occidentale dell’Isola che ne eleggerà 15, 10 in meno rispetto agli attuali 25, la Sicilia orientale ne eleggerà 17 e non più 27, 16 saranno i seggi al Senato.
Se il taglio dei parlamentari passasse così come elaborato in Sicilia ci saranno sei collegi uninominali: Senato-Sicilia, Camera-Sicilia occidentale, Camera-Sicilia orientale. Saranno per il Senato 10 i seggi attribuiti con il proporzionale e 9 per la Camera per la parte occidentale della Regione, mentre 11 per la parte orientale.
Il movimento Cinque Stelle resta fermo su alcuni punti fondanti dell’azione di governo: taglio dei parlamentari e nessun aumento dell’Iva. Su questi due aspetti sono pronti a far cadere il governo.
Chi pensa, invece, di poter sovvertire l’ordine dell’attuale governo Pd-M5S è Matteo Renzi, con la sua Italia Viva. L’ex Premier se non ha i riflettori puntati non riesce a stare sereno, cerca visibilità politica in ogni circostanza. Il suo marketing politico, sui social e fuori, è quello di essere all’opposizione dei dem ma di dare qualche carezza al governo in carica, dove due ministre sono renziane doc, Bellanova e Bonetti.
Ci sarà lo scampanellio di qui a breve? Potrebbe essere. Renzi non è uno che il potere lo guarda, o se lo prende o rende insopportabile la vita agli altri. E per consegnarsi al voto, al giudizio popolare, è ancora troppo presto, i sondaggi per Italia Viva non crescono, i renziani non suscitano simpatie tra la gente.
Troppo social e poco a contatto con i territori, è questo il corto circuito del renzismo 3.0.
A conoscere le mosse di Renzi è Graziano Delrio che chiede a Nicola Zingaretti di dettare l’agenda o la scena sarà inesorabilmente rubata dal senatore fiorentino.
Sarà Renzi, adesso, a pretendere che i ministri siano leali al Paese, tra il popolano e il popolare. Mischiando le carte e agitando le acque dell’attuale governo. Chi ha creduto al governo voluto da Renzi, per scongiurare ogni catastrofe economica per l’Italia, non ha capito nulla delle analisi politiche.
E’ stata una operazione di palazzo, studiata a tavolino, con una scissione preventivata e con la volontà di mirare ad occupare nuovamente ministeri, sottosegretariati e presidenza del consiglio. Lo farà a breve? Si vedrà da qui a qualche mese, tutto dipenderà dalla tenuta del M5S e delle altre forze politiche.
I passaggi sono chiari, basta leggere attentamente le manovre sui social di Renzi e dei suoi più stretti parlamentari. E questa scissione non è finita qui, dentro al Pd sono rimasti molti renziani che potrebbero oltrepassare la linea, Renzi, insomma, controlla Italia Viva ma controlla anche una flotta dei dem.
Il 18 e 20 ottobre la Leopolda consacrerà a re Renzi, subito dopo la macchina da guerra sarà in moto: “Zingaretti stai sereno”.