Mancano pochi mesi alle elezioni amministrative a Marsala, a differenza del 2015 i candidati sindaco ancora non ci sono. Lunghe trattative accompagnano i tavoli di discussione, da una parte si cerca il candidato sindaco migliore, quello più spendibile, che non faccia fare brutte figure alla città, che abbia un italiano sicuro e una pronuncia decorosa.
Un candidato sindaco in grado di intercettare il consenso quello vero, non dei blasonati, non dei notabili, capaci di dettare e imporre un sindaco sulla scorta del “lui è innocuo”.
A Marsala sono state sempre tarpate le ali, meglio un sindaco anziano, almeno non ha pretese di aspirazione politiche di altro tipo, se poi ne esce massacrata la città meglio, dalle ceneri si può risorgere ma è molto difficile. Ed è quello che è successo cinque anni anni fa, quando il Pd decise di puntare su Alberto Di Girolamo, conosciuto nell’ambito politico, perché di esperienza. Oggi tutti quelli del suo partito, che si straniscono e ne prendono le distanze, a tratti fanno sorridere, perché la loro meraviglia è la certezza di quanto tutto era tremendamente studiato a tavolino.
E quel partito, o quel che resta, si ripresenta vergine, con presa di distanza da Di Girolamo. Troppo facile, troppo comodo, troppo ironico.
E in questo puntare il dito c’è la compostezza di un sindaco, che incassa il colpo, ma va avanti. Forse rilancerà con la sua candidatura o forse passerà la mano a qualcuno della sua giunta.
Potrebbe essere Agostino Licari, su cui c’è il pressing di qualche consigliere comunale con cui ha ottimi rapporti non solo istituzionali ma amicali. Licari, mal visto per il piano rifiuti, ha tuttavia la capacità di essere pragmatico e di essere smart nelle decisioni finali. Un po' troppo a sinistra, come i suoi consiglieri, ma certamente capace di reggere un confronto e di esternarlo senza troppe gaffe.
A questa ipotesi potrebbe lavorare anche Daniele Nuccio, che ad una nostra domanda se appoggerebbe il sindaco di Petrosino, Gaspare Giacalone, ha risposto con un secco: NO.
Sarà importante capire come nelle prossime settimane si schiereranno i consiglieri comunali, con occhio attento a quelli del Pd. Intanto c’è certamente una fuoriuscita, si tratta di Federica Meo che ha partecipato a Futura, la scuola di cultura politica di Italia Viva. Quando si scrive Meo si legge Annamaria Angileri. Si aspetta adesso la dichiarazione in aula di abbandono del gruppo del Pd.
L’asse con Paolo Ruggieri, Massimo Grillo, Flavio Coppola, Giovanni Sinacori, Nicola Fici a breve si arricchirà di un altro componente: Renzo Carini, che parteciperà a quel tavolo, che speriamo presto sia in grado di fare sintesi.
Invero sono tutti lì, fermi, ad aspettare metà novembre, data in cui verrà assolta o condannata l’ex sindaco Giulia Adamo, per le spese pazze all’Ars. La Adamo, di cui la città è nostalgica, non fosse altro per il carisma altrove inesistente, è temuta da tutti gli avversari. Una sua discesa in campo non lascerebbe scampo a molti candidati.
Un duello elettorale tra Renzo Carini e Agostino Licari risulterebbe spendibile e con risultato incerto per entrambi. A differenza dello scontro tra Carini e Di Girolamo dove il secondo è più debole.
E poi c’è Diego Maggio, da molti sottovalutato, ma pronto con il programma e con una sua lista, con parecchi accordi chiusi a livello nazionale e regionale. La carne al fuoco c’è, speriamo non bruci.