La gravidanza, l’attesa di una bambina, diventa occasione di polemica politica e di offesa.
Accade al consiglio comunale di Marsala, nell’ultima seduta, quella di mercoledì 9 ottobre, dove la consigliera Letizia Arcara si rivolge alla collega Federica Meo in tono sprezzante, deridendola, solo perché aveva osato interromperla, sostenendo: “Lei pensi alla sua gravidanza, al bambino”.
Episodio che ha lasciato basiti. Sala delle Lapidi in questi cinque anni non ha dato prova di grande sensibilità, nemmeno di saper coltivare le sane e vere pari opportunità.
Uomini che rappresentano le istituzioni, e già per questo dovrebbero dare l’esempio, si sono spesso lasciati andare in discorsi maschilisti, pensando di mettere all’angolo le colleghe. Perché, diciamolo, le donne che sono in politica, che parlano, che pensano, e che si fanno strada da sole, fanno paura. E quindi all’uomo conviene screditarle, adducendo che sono manovrate da qualche mentore, sempre uomo.
Se poi l’offesa arriva da un’altra donna allora la strada non è in salita, semplicemente non è nemmeno tracciata.
Al Parlamento Europeo ci sono state donne che in seduta hanno allattato e portato con se i propri figli, che hanno partecipato ai lavori fino alla fine della gestazione.
Sentire in aula la consigliera Arcara, che potrebbe essere per ragioni di età mamma della Meo, apostrofare in quel modo la giovane collega, ha dato il polso di come la politica abbia perso non solo l’umanità ma anche la comune decenza.
E’ vero, la Arcara ha chiesto scusa subito dopo, il danno era fatto. E le scuse non sono apparse credibili, seppure non possano essere sindacate pur se prontamente arrivate, dopo aver fatto notare lo strafalcione.
Velatamente è passato il messaggio che una donna incinta deve stare a casa, a preparare il corredino del nascituro, che non può occuparsi di altro.
Una pagina di bassa politica che si scrive ancora in questo consiglio comunale, donne contro donne, che tirano fuori il peggio di se solo per affermare, talvolta urlare, le loro idee.
Quello che è accaduto ha portato le consigliere Luana Alagna, Linda Licari, Federica Meo e i consiglieri Calogero Ferreri e Mario Rodriquez a scrivere una nota stampa: “Si registra con sconforto che ancora oggi nelle assemblee cittadine c’è una cultura maschilista in cui le donne devono lottare per affermare la propria dignità.
Scontiamo ancora un’arretratezza culturale che inopinatamente ritroviamo anche in atteggiamenti e parole delle donne.
Ci sono delle storture che ancora persistono sulla rappresentazione della donna nel linguaggio, che rispecchia il sussistente divario di genere della nostra società e le forti resistenze culturali che non permettono di superare una declinazione del mondo al maschile.
Una donna deve lottare oltremodo per affermare la propria indipendenza, la propria autonomia di pensiero talvolta contro le stesse donne.
Tutto questo ci impone il dovere di rivendicare questi principi in ogni luogo professionale, sociale, politico ed economico, di rispetto della dignità della donna. I diritti delle donne non riguardano solo le donne ma sono alla base della convivenza civile e per i quali ci batteremo per una comunità più accogliente e giusta. Ci si aspetterebbe anche da chi ha il dovere di garantire e affermare il valore delle istituzioni e che ha la responsabilità di tutela la libertà di opinione e dei diritti dei rappresentanti della comunità, che comportamenti e affermazioni squalificanti soprattutto per chi li esprime venissero prontamente stigmatizzati o quantomeno, sia pure tardivamente, solennemente censurati”.