Nuovo capitolo della vicenda sulla legittimità o meno dell'arresto dell'ex deputato Giovanni Lo Sciuto, ritenuto, insieme ad altri, a Castelvetrano, al centro di una sorta di "super" loggia segreta.
La Cassazione ha infatti annullato, rinviandola al mittente, la decisione del Tribunale del Riesame che aveva scarcerato tutti gli indagati, fra cui Lo Sciuto.
Il Riesame aveva dichiarato l'incompetenza territoriale. Non doveva essere il giudice di Trapani, ma quello di Palermo ad emettere l'ordinanza di custodia cautelare. Da qui la scarcerazione.
Lo Sciuto era indagato per peculato: avrebbe stipulato un falso contratto di portaborse alla moglie di un suo grande elettore. “Reato commesso in Palermo e Marsala”, c'era scritto nell'ordinanza del gip. Dunque il giudice competente non era quello di Trapani.
Una lettura sempre contestata dai pm, secondo cui “non è noto il luogo ove il reato di peculato contestato è stato commesso”.
Altro tema sollevato dalla Procura nel ricorso era la necessità di fermare le scarcerazioni visto che si trattava di “situazioni cautelari di eccezionale urgenza”.
Lo Sciuto venne arrestato insieme ad altre 26 persone nell’ambito di una indagine della Procura di Trapani che coinvolse anche tre poliziotti e accertò, tra l’altro, l’esistenza di una loggia segreta massonica a Castelvetrano, paese del boss latitante Matteo Messina Denaro.
I giudici - accogliendo il ricorso della Procura trapanese - hanno riconosciuto che Lo Sciuto non andava scarcerato. Così come Isidoro Calcara (segretario di Lo Sciuto) Giuseppe Cammareri e Daniela Vincenza Lentini: anche loro secondo la Cassazione sarebbero dovuti restare sottoposti a misura cautelare.