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06/12/2019 09:02:00

Renzi pretende l’abrogazione delle tasse su plastica e auto

La maggioranza non ha ancora trovato la quadra definitiva sulla manovra. Il nuovo caso è scatenato da Renzi. All’ex premier non basta la riduzione delle tasse su plastica e auto aziendali inserita nel maxi emendamento di mercoledì.  Italia Viva vuole la cancellazione totale delle due tasse, così come della sugar tax. Per questo Renzi ha annunciato che presenterà un subemendamento abrogativo. «Sono balzelli che “funzionano” mediaticamente per i populisti. Ma sono un autogol per le aziende del settore. E fanno licenziare 5.000 persone» ha scritto su Facebook. Il problema è che con l’abolizione totale delle tre tasse si aprirebbe un nuovo buco nelle coperture della manovra. Servirebbero 400 milioni solo per coprire la mancata plastic tax. Altri 230 milioni per cancellare la sugar tax. Conte ha convocato d’urgenza un vertice di maggioranza, ma non s’è trovato alcun accordo. Tutto rinviato a oggi. Secondo indiscrezioni, mancherebbe l’intesa sulla plastic tax mentre sulle auto aziendali sarebbe ormai previsto un gettito zero. «Siamo tutti d’accordo che va fatto un ulteriore sforzo per ridurre la tassazione», ha fatto sapere in serata il premier.

Conte: «Respingiamo il progetto Mittal»

La condizione posta da ArcelorMittal per restare a Taranto sono inaccettabili per il governo. L’ha detto senza giri di parole Giuseppe Conte: «Il progetto che è stato anticipato non va bene, è simile a quello originario, quindi lo respingiamo». La richiesta di cinquemila esuberi fatta da Lakshmi Mittal un mese dopo è diventata 4.700 tagli, di cui quasi 2.900 già dal 2020

Duemila esuberi, incentivi pubblici, e il ritorno dello Stato attraverso Invitalia e Snam. Questa la controproposta che il governo farà la prossima settimana alla società indiana. Il piano di Patuanelli vuole anche la riconversione dell’impianto per una produzione compiutamente green entro quattro anni e prevede il mantenimento dell’altoforno 4, riattivazione del 5 e sostituzione del 2 con un forno elettrico.

«Il clima che si respira a Taranto riflette quello dei palazzi. Fra gli operai dello stabilimento in queste ore circolano due volantini: il primo è quello in cui i sindacati spiegano le ragioni dello sciopero del 10 dicembre con una manifestazione nazionale a Roma; il secondo è senza firma ma è stato spedito a tutti i gruppi whatsapp dei lavoratori. «Se non serviamo più a produrre acciaio ci devono mantenere con un salario pieno, al cento per cento, a non fare niente. E chi si scandalizza per questa nostra soluzione vada a guadagnarsi il pane nel caldo e nel fumo di una fabbrica siderurgica, e provi l’ebbrezza di diventare inservibile». La tentazione dei tarantini di rinunciare alla battaglia per la sopravvivenza dell’ex Ilva è forte, ma resta una tentazione: senza l’acciaio di Ilva non solo verrebbe travolto l’indotto che sopravvive attorno alla città, ma anche alcune aziende che dipendono da quelle forniture come Fincantieri» .


Si riapre il dialogo tra M5s e Pd sulla prescrizione

M5s e Pd si riavvicinano sulla riforma della prescrizione. «Si è riaperta un’interlocuzione» ha detto il vicesegretario dem Orlando. Il ministro Bonafede ha assicurato: «Con questa maggioranza ci sono praterie per lavorare insieme sulla giustizia». In sostanza la prescrizione di Bonafede, che prevede lo stop della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, entrerà in vigore il primo gennaio, ma il Pd è già al lavoro per cambiarla. Sta pensando a una proposta alternativa. Due le ipotesi: la prescrizione processuale per fasi secondo l’ipotesi dell’ex capo della procura milanese Edmondo Bruti Liberati; oppure una sospensione dei termini per un tempo di almeno 24 mesi, scaduti i quali riprenderebbe a decorrere il tempo della prescrizione del reato, nei casi previsti.

A Nicola Zingaretti la riforma della prescrizione targata M5s proprio non piace. “È inaccettabile l’entrata in vigore delle norme senza garanzie sulle durate dei processi”, ha detto nei giorni scorsi il presidente della Regione Lazio. Un accordo Pd-M5s sul tema ora però non sembra essere troppo lontano. Certo è che Zingaretti una grana giudiziaria irrisolta la ha ancora. Ed è quella che lo vede indagato a Roma per finanziamento illecito. È un’inchiesta per la quale mesi fa i pm hanno chiesto l’archiviazione. Ma ancora non arriva la decisione del gip.

 Sei italiani su dieci non hanno idea di cosa sia il Mes

Se ne parla da settimane eppure secondo un sondaggio dell’Istituto Demopolis solo il 9% degli intervistati sa perfettamente in cosa consiste il meccanismo salva-Stati. Il 25% ha dichiarato di averlo compreso, ma solo genericamente e il 66% dice non avere ancora capito di che cosa si tratti. Dati non troppo distanti dal sondaggio EMG Acqua per Agorà: il 41% ha le idee chiare, il 31% non le ha, il 26% non ha proprio idea di cosa sia perché non è informato. Il 2% restante ha preferito non rispondere .

 
Approvata dai ministri la riforma del processo civile

La riforma del processo civile è stata approvata ieri sera all’unanimità dal consiglio dei ministri. Il provvedimento ha l’obiettivo di rendere più snello e più veloce il processo civile. Oggi una causa dura anche tre anni e mezzo per ciascun grado di giudizio (1270 giorni per la prima istanza, 1296 in secondo grado). Spiega il ministro della giustizia Alfonso Bonafede: «Con la riforma il nostro codice di procedura civile avrà meno norme, ci saranno poche regole che valgono per tutti i processi e si passa da tre riti o modello (giudice di pace, monocratico ordinario, monocratico sommario) a un solo rito per tutti i processi». Si tratta di un disegno di legge delega a cui il governo dovrà dare attuazione con uno o più decreti legislativi da varare entro un anno dalla data di entrata in vigore della riforma.