Non diffamò l'onorevole Piera Aiello. E’ quanto ha sentenziato il giudice monocratico Chiaramonte assolvendo un insegnante marsalese, Vito Ferracane, docente all’Istituto superiore “Abele Damiani”.
La Aiello, eletta alla Camera dei deputati con il M5S (con un certificato non valido, come ha scoperto Tp24) aveva querelato l’insegnante perché si era sentita diffamata da un commento espresso su Facebook nel corso della campagna elettorale dello scorso anno. Va detto che in quell'occasione Aiello, adeguandosi al concetto di "libertà di opinione" caro ai Cinque Stelle, aveva querelato tutti quelli che la criticavano..
In particolare, l'on.le Aiello non aveva gradito la definizione “collaboratore di giustizia”, evidenziando che lei è “testimone di giustizia”. Per lo stesso motivo, la Aiello aveva querelato anche il giornalista scrittore Giacomo Di Girolamo, direttore di Tp24, e anche lui fu prosciolto.
Nel caso di Ferracane, anche lui difeso dall’avvocato Valerio Vartolo, per il giudice “il fatto non costituisce reato”. L’insegnante, per altro, ha spiegato che lui quando scrisse “collaboratore di giustizia”, non si riferiva alla Aiello, ma a Tommaso Buscetta.
Nel dettaglio, il professor Ferracane esprimeva perplessità sulla possibilità che testimoni o collaboratori di giustizia potessero legiferare e rivestire cariche politiche. La Aiello si senti’ diffamata dal fatto di essere stata definita “collaboratrice di giustizia” e non testimone.
“Ho espresso soltanto una mia opinione – spiega l’insegnante, non certo abituato a frequentare le aule di giustizia nei panni dell’imputato – secondo me, collaboratori o testimoni di giustizia, se vogliono candidarsi per essere eletti, devono prima rinunciare a tutto quello che hanno acquisito o ricevuto per via ereditaria nella fase della vita in cui stavano ancora dall’altra parte”. E cioè in famiglie inserite in un contesto mafioso.