La seconda sezione del tribunale di Palermo ha ratificato il patteggiamento chiesto dall'imprenditore Vito Nicastri, condannandolo a due anni e 10 mesi, e dal figlio Manlio, che ha avuto due anni. La vicenda e' quella dei rapporti tra il "signore del vento" di Alcamo e il faccendiere vicino alla Lega Paolo Franco Arata: i due avrebbero cercato di ottenere in maniera illecita autorizzazioni per costruire impianti eolici in mezza Sicilia, corrompendo dipendenti della Regione Sicilia. I due Nicastri hanno ammesso i fatti, Arata - coinvolto assieme al proprio figlio, Francesco Paolo - respinge le accuse. Il collegio presieduto da Roberto Murgia oggi ha disposto il ritorno in liberta' di Nicastri jr, che si trovava ai domiciliari, mentre gli Arata rimangono entrambi agli arresti in casa.
Resta in carcere invece Nicastri senior che nei mesi scorsi è stato condannato a 9 anni per concorso esterno alla mafia. Proprio per quel procedimento si trovava ai domiciliari, ma continuava a gestire i suoi affari.
Al centro del procedimento che per "il re dell'eolico" e il figlio si è concluso ieri un giro di tangenti pagate a funzionari regionali per avere corsie preferenziali e velocizzare gli iter di rilascio delle autorizzazioni relative alla realizzazione di due impianti di biometano a Francofonte e Calatafimi.