L’ultima operazione ha visto il sequestro di mille ricci di mare, appena raccolti nel mare dell’area marina protetta delle Isole Egadi.
I carabinieri hanno beccato i pescatori di frodo nei pressi di Cala Rotonda. Avevano raccolto oltre mille ricci, ed erano intenti a spaccarli per mettere la polpa in dei vasetti di plastica.
Tre sono state le persone denunciate, tre palermitani che hanno fatto una trasferta che poteva essere molto redditizia. I ricci di mare, venduti al mercato nero, avrebbero fruttato un mucchio di soldi. E’ soltanto l’ultima delle operazioni che vengono messe in campo in Sicilia contro la raccolta dei ricci di mare, da molti definito l’”oro rosso” del Mediterraneo.
Una prelibatezza, certo. Ma regolamentata con paletti ben precisi, che però possono non bastare per preservare una specie che sta scomparendo dai nostri mari. Regole diverse in ogni regione. Gli ambientalisti rilanciano l’ipotesi degli allevamenti per salvare i ricci. Mentre il mercato nero avanza.
Però è sempre più raro trovare i ricci di mare. Una grande scorpacciata che però distrugge l'ecosistema.
Il business incontrollato di questi anni ha creato un enorme problema ambientale. Gli studi dicono infatti che la specie rischia l'estinzione in poco tempo.
Un prodotto molto ricercato, e diventato raro. Non mancano le richieste dei ricci di mare, con i prezzi che sono schizzati, superando anche quello di ostriche e aragoste. Ma il mercato dei ricci di mare è diventato soprattutto clandestino. Ricci raccolti di nascosto, e rivenduti al mercato nero. Una vendita abusiva che danneggia l'ambiente e mette a rischio il consumatore. Nel Trapanese un bicchiere di uova di ricci costa dai 15 ai 25 euro, venduti clandestinamente. Quelli che si trovano in pescheria spesso arrivano da Spagna, Portogallo, Marocco.
In un recente articolo de La Stampa si individuano quattro regioni in cui si sviluppa soprattutto la pesca professionale dei ricci di mare: Sardegna, Lazio, Puglia e Campania. Non c'è la Sicilia, perchè la maggior parte del prodotto viene pescato di nascosto.
Le regole sono rigide, ma il fondale, dicono gli studiosi, è diventato un deserto. In queste quattro regioni è concreto il rischio estinzioni degli echinodermi. Le norme ministeriali sono ancora permissive. In tutta Italia è previsto lo stop alla pesca solo tra maggio e giugno, nel periodo di riproduzione. Le Regioni hanno poi la possibilità di estendere il periodo di blocco. Ma non tutte le amministrazioni hanno preso decisioni in tal senso.
La Regione Sardegna, che in 10 anni ha visto sparire dai mari 25 milioni di esemplari con un impatto ecologico molto più invasivo che in altri posti, ha stabilito regole più severe. Per studioso e ambientalisti però c'è bisogno di qualcosa di più forte: fermare la pesca per 3 anni.
La tentazione di un piatto di spaghetti con i ricci di mare resiste, nonostante sia ristoratori che venditori e pescatori corrano rischi di sanzioni e denunce pesanti. Allora c’è stato anche un appello a ristoratori e propri clienti ad un consumo consapevole e togliere dai menù i ricci di mare.