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23/01/2020 06:00:00

Ospedale. Il consiglio “intercomunale” della valle del Belice incontra Fabio Damiani

 Sulla dibattuta vicenda dell’ospedale di Castelvetrano, ieri è avvenuto l’annunciato incontro del consiglio “intercomunale” della Valle del Belice con il direttore generale dell’Asp di Trapani Fabio Damiani, nell’aula consiliare del Comune di Castelvetrano.

E’ stata la tappa successiva al primo consiglio aperto dell’11 gennaio scorso, al circolo della Gioventù.

Damiani, accogliendo l’invito del presidente del consiglio comunale di Castelvetrano, Patrick Cirrincione,  ha partecipato all’incontro, con le rappresentanze (tra capigruppo e presidenti dei consigli comunali) di Salaparuta, Partanna, Santa Ninfa, Campobello di Mazara e  Castelvetrano.

Non erano presenti né i sindaci, né il comitato Orgoglio Castelvetranese. Soltanto i consigli comunali del Belice ed il direttore dell’Asp, in un percorso prettamente istituzionale.

 

Abbiamo chiesto all’avvocato Patrick Cirrincione se da questa interlocuzione fossero venute fuori delle novità di rilievo.

 

L’avvocato Damiani ha illustrato il piano aziendale, come declinazione del decreto di riordino della rete ospedaliera e risposto ai chiarimenti che gli abbiamo chiesto.

Non ha poteri discrezionali nell’attuazione di questo piano, il cui iter burocratico di perfezionamento non è stato però ancora completato.

Non ha senso avercela con il direttore dell’Asp. Il problema non è il piano, ma il decreto regionale che lo ha prodotto. Perché è quello che penalizza l’offerta sanitaria nella Valle del Belice, comportando un evidente squilibrio nella distribuzione dei relativi servizi, con un impoverimento nella parte orientale della provincia di Trapani.

 

Un esempio di questo impoverimento?

 

Ad esempio, il venir meno a Castelvetrano del reparto di oncologia. Oppure della rianimazione. In quel caso la chirurgia generale sarebbe molto limitata, basti pensare ad un intervento importante che, senza rianimazione e terapia intensiva, non sarebbe possibile fare.

Se non ci sarà cardiologia, chi ha un infarto dovrà andare a Mazara, a meno che non passi dal pronto soccorso. Inoltre, senza il punto nascite, potrebbe non essere più possibile nascere a Castelvetrano. Allo stesso modo, se dovesse mancare ortopedia, una rottura importante potrebbe soltanto essere messa in sicurezza al pronto soccorso, ma dovrebbe essere operata altrove.

 

Con la nuova rete, a Castelvetrano le unità complesse verrebbero trasformate in unità semplici. Questo cosa comporterebbe?

 

In quelle complesse c’è un primario, in quelle semplici no, perché si dipende da Mazara. Oltre al fatto che non ci sarebbe autonomia da un punto di vista economico. Questo non vuol dire che potrebbero mancare le garze o i fili di sutura, ma che bisognerà fare riferimento all’unità dalla quale si dipende.

 

Damiani però, in più di un’occasione, ha sottolineato come in realtà questa trasformazione non sarebbe percepita dall’utente.

 

Può darsi. In ogni caso però il Belice verrebbe privato di servizi importanti. E se non interverrà né la deroga, né la revisione della rete ospedaliera, dal momento in cui il piano sanitario entrerà in vigore, chiaramente diminuirà l’offerta sanitaria.

 

Nella peggiore delle ipotesi, quando potrebbe accadere?

Damiani ci ha spiegato che anche se il piano venisse approvato, avrebbe dei tempi di attuazione abbastanza lunghi, in termini di anni. L’approvazione entro il 2020 non porterebbe certo via quei reparti nel 2021.

 

Cosa si farà comunque per evitarlo?

 

Adesso chiederemo un’interlocuzione all’assessore regionale Razza. Dopodiché vedremo il da farsi. Si potrebbe chiedere un incontro anche al ministro della Sanità.

E certamente i consigli comunali della Valle del Belice torneranno a riunirsi dopo la metà di febbraio, probabilmente a Partanna.

Poi, una volta esauriti i canali istituzionali, si potrà pensare a qualche forma di protesta di piazza.

Intanto è stato fatto un altro passo avanti. Mentre fino a ieri le nostre informazioni si basavano sui contributi della stampa o del comitato civico Orgoglio Castelvetranese, adesso abbiamo avuto input direttamente da una fonte primaria, avendo la possibilità di approfondire, in un incontro propositivo dai toni pacati e nell’ottica del dialogo.

 

Come si è arrivati a questo? Lei che idea si è fatta?

 

La ristrutturazione della rete ospedaliera non nasce con Razza. Proviene, come ha sottolineato lo stesso Damiani, da dieci anni di politiche regionali. Si tratta di un iter burocratico che non nasce ieri, ma dieci anni fa ed oggi si trova quasi in dirittura d’arrivo.

Sono le conseguenze di scelte politiche fatte a livello regionale.

Quello che appare inconcepibile è che all’indomani del terremoto del ’68,  sono arrivati gli ingenti finanziamenti per l’ospedale di Castelvetrano, in modo da dare una pronta risposta in caso di emergenza. Ma adesso che cosa è cambiato che possa giustificare questo spostamento su Mazara? Castelvetrano è un Com (Centro Operativo Misto) in caso di cataclisma e con questa nuova rete ospedaliera non potrà più esserlo.

Non è un problema di natura campanilistica, ma è indubbio che in questi ultimi dieci anni ci sia stata una scarsa attenzione nei confronti del Belice.

Insomma, un conto è decidere dove costruire un nuovo ospedale in un territorio che ne è sprovvisto. Un altro conto è togliere dei reparti ad un ospedale che funziona e metterli venti chilometri più lontano.

 

E sul cambiamento del nome dell’ospedale, proposto dal comitato Orgoglio Castelvetranese?

 

L’avvocato Damiani, come Asp di Trapani, ne ha iniziato l’iter attraverso una lettera inviata sia ai sindaci che alla giunta regionale, chiedendo anche a loro un nome confacente che, al posto di “Vittorio Emanuele II”, potrebbe essere appunto “Ospedale della Valle del Belice”.

Anche questo è un passo avanti.

 

Egidio Morici