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26/01/2020 07:30:00

Ospedale di Castelvetrano, "Emendamento inammissibile". Martinciglio, "altri percorsi"

 L’emendamento al “Mille proroghe” sulla deroga al decreto Balduzzi è stato dichiarato inammissibile: “E’ estraneo alla materia”.

Presentato da diversi parlamentari siciliani di maggioranza e opposizione, conteneva una richiesta di deroga al decreto 70 del 2015,  in modo da mantenere l’attuale offerta sanitaria dell’ospedale “Vittorio Emanuele II” di Castelvetrano.

Un emendamento che avrebbe potuto fermare le conseguenze del riordino della rete ospedaliera da parte dell’assessore regionale Ruggero Razza, che per il nosocomio castelvetranese prevede la trasformazione di alcune unità complesse in semplici ed altre da semplici in dipartimentali.

 

Si tratta di un primo stop ad uno dei percorsi che si stanno facendo per evitare che l’intero territorio belicino possa essere privato di importanti servizi sanitari.

L’altro tentativo è ancora in corso. E riguarda l’azione congiunta dei consigli comunali della Valle del Belice che, dopo aver approvato al riguardo un documento unico ed incontrato il direttore regionale dell’Asp Fabio Damiani, hanno chiesto un incontro con l’assessore Razza per rappresentare le criticità concrete collegate ad una minore offerta sanitaria nella parte orientale della provincia di Trapani.

 

Abbiamo chiesto il punto di vista dell’onorevole Vita Martinciglio, deputata nazionale del Movimento 5 Stelle alla Camera, che insieme ad altre forze politiche aveva firmato l’emendamento.

 

Oltre all’inammissibilità per materia – ci ha risposto - il ministero ha ritenuto che il fatto che il territorio della Valle del Belice sia altamente sismico, non sia paragonabile con l’eccezionalità della vicenda di Rigopiano, alla quale noi avevamo fatto riferimento per la richiesta di deroga al piano Balduzzi.

Abbiamo effettuato il ricorso, ma anche questo è stato rigettato.

Ma voglio sottolineare che la volontà politica per una soluzione è trasversale. L’emendamento è stato infatti firmato dalle forze di maggioranza rappresentate da me e dal Pd, con l’onorevole Carmelo Miceli. Ma anche dall’opposizione, rappresentata dalla collega Carolina Varchi di Fratelli d’Italia.

La non ammissibilità è dovuta a dei tecnicismi che sfuggono alla nostra volontà. Ecco perché cercheremo di capire se ci sono i presupposti d’intesa col Governo per trovare una soluzione.

E comunque avvieremo delle interlocuzioni con l’assessore Ruggero Razza, dal momento che il governo regionale, in ultima analisi, è l’unico in grado di cambiare le sorti del nosocomio di Castelvetrano.  

 

Quindi gli ostacoli tecnici non fermano questa volontà politica trasversale, che andrà avanti lo stesso. Così come prosegue il percorso che stanno facendo i consigli comunali della Valle del Belice.

 

Esatto. Questo emendamento, che ha avuto la propulsione di tutti i sindaci della Valle del Belice, è diverso dal percorso che stanno facendo i relativi consigli comunali del territorio. Ma ovviamente l’intento è lo stesso.

 

E’ d’accordo con chi dice che questo riordino della rete ospedaliera avvantaggi l’ospedale di Mazara del Vallo a scapito di quello di Castelvetrano?

 

Io sono di Mazara. Paradossalmente, vengo accusata dalla mia città di favorire Castelvetrano attraverso le mie posizioni sull’ospedale. E, nello stesso tempo, vengo vista con diffidenza dai castelvetranesi perché sulla carta la rete favorirebbe la mia zona.

Ma con il collega Sergio Tancredi, visto che le due strutture ospedaliere distano una ventina di chilometri l’una dall’altra, avevamo proposto di dare vita ad un’unica struttura complessa (con un’unica direzione amministrativa), fatta di reparti di eccellenza complementari. In questo modo il paziente avrebbe potuto ottenere la migliore prestazione in termini di sicurezza e professionalità, rivolgendosi a Mazara o a Castelvetrano, a seconda del tipo di esigenza medica.

Entrambe le strutture sarebbero state pienamente operative nel territorio.

Non dimentichiamo che bisogna purtroppo fare i conti anche con la carenza di organico. In questo senso, non sarebbe indicato avere due punti nascita, dei quali nessuno dei due riuscirebbe a raggiungere il numero minimo di parti all’anno, con l’equipe medica che sarebbe sempre la stessa e dovrebbe spostarsi da una parte all’altra.

Da deputata, ma soprattutto da mamma, non è importante che io abbia il punto nascita sotto casa. E’ invece basilare che possano essere garantite le condizioni di sicurezza e professionalità.

 

Ci sono ancora dei margini affinché questo possa avvenire?

 

La proposta è stata portata sui tavoli regionali, illustrata più volte dal collega Sergio Tancredi. Ma il governo regionale sembra ad oggi totalmente sordo a questo tipo di soluzione.

 

Egidio Morici