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01/02/2020 06:00:00

Trapani Capitale della Cultura. Il logo, gli incarichi e le polemiche

 Trapani capitale della cultura? Per il momento è capitale delle polemiche. Perché in città anche quando si parla di cultura, apriti cielo.

E come al solito a far da cassa di risonanza sono i social, croce e delizia dei giorni nostri. L’ultima, in ordine cronologico, polemica ruota proprio attorno al logo di Trapani capitale della cultura.


“Succede che a Trapani, città candidata a capitale italiana della cultura per il 2021, - scrive sul suo profilo Facebook la consigliera Francesca Trapani - l’Amministrazione comunale lancia un contest, in realtà alquanto generico, per invitare i cittadini a dare un contributo finalizzato – riporto testualmente - “all’identificazione e alla descrizione di un bene materiale o immateriale che contraddistingue la città di Trapani”. Insomma, mi pare di intuire, un logo per la candidatura?”


“Ottimo – prosegue Trapani -  oggi, che ci piaccia o no, una comunicazione “che funziona” può cambiare le sorti di un Paese, figuriamoci di una Città che in questo momento ambisce ad essere la Capitale della Cultura! Quindi, cosa c’è di meglio di una sorta di “concorso di idee”, in cui tutte le migliori intelligenze (creative e comunicative) della Città possano sentirsi coinvolte, partecipare a un percorso cittadino ed infine “sfidarsi” per la realizzazione del logo più bello e più efficace?

E così, succede che a Trapani, da questa competizione virtuosa, esce vincitore il logo disegnato da “Wrong Studio”. Do una sbirciatina sul web e leggo “nucleo creativo dedito all’Arte della Comunicazione con sede a Milano”…Caspita! L’Italia ci guarda, qui si fa sul serio”. Ed ecco la nota polemica: “Poco più giù, sempre nella stessa pagina web, leggo il cognome di un ragazzo che in questa azienda, per dirla semplice, fa il grafico… e ha lo stesso cognome di un Assessore ericino della giunta Tranchida, ora della giunta Toscano. Intendiamoci: nessun giudizio sul logo scelto, che probabilmente sarà stato ritenuto da chi è competente più efficace di altri. Ma la questione qui è un’altra: e la questione è che a me è venuta una curiosità matta di vedere quante altre proposte sono pervenute, oltre a quella dello Studio milanese per cui lavora il figlio dell’Assessore Mauro. Perché se non sono pervenute molte proposte, ci sono tre alternative: o a Trapani non ci sono grafici interessati, o il contest non era così chiaro ed univoco, o la richiesta non è stata resa pubblica in modo adeguato.


Se invece ne sono pervenute tante altre, trovo meraviglioso che comunque sia stato un giovane talento del nostro territorio a spuntarla! E sono certa che chi l’ha scelto (ecco, a proposito…chi l’ha scelto?!) all’omonimia non avrà neppure fatto caso”.


Sulla vicenda interviene anche la consigliera comunale Anna Garuccio: “Riesco a capire che il giovane architetto Mauro, figlio dell'assessore ericino e dello stesso Tranchida in vetta, viene contattato dall'ordine degli architetti e non dall'amministrazione, ma viene in seguito da quest'ultima commissionato per la stesura del logo. Queste le sue parole: Dico la mia. L’amministrazione mi ha invitato a realizzare il logo di candidatura di Trapani a Capitale Italiana della Cultura più il dossier di candidatura secondo le linee guida descritte nel bando MiBACT”. Quindi – prosegue Garuccio - dichiara che l'amministrazione, dopo segnalazione del suo nome da parte dell'ordine degli architetti, assegna a lui la realizzazione sia del logo e in più della realizzazione dell'attuale dossier per la candidatura di Trapani. Infatti scrive:Il mio nome è stato fatto dall’OAPPC di Trapani in quanto facevo parte del comitato esecutivo per la candidatura dell’Unione dei Comuni Elimo Ericini a Capitale Italiana della Cultura 2018" . Cioè egli dichiara che l'ordine degli architettiha fatto all'amministrazione di Trapani il suo nome poiché già lo stesso aveva lavorato per la stesura della precedente candidatura nel 2018. l'ordine segnala ma l'amministrazione commissiona LOGO e DOSSIER.

“Dalla dichiarazione del giovane – continua la consigliera - si evince a questo punto una dichiarazione molto importante, dove non fa riferimento al caso particolare del logo, pagato o non pagato non si sa, ma ad una richiesta di rimborso. Così afferma :"In questa nuova occasione ho invece chiesto un rimborso spese, volte a coprire l’impegno quotidiano che mi coinvolgerà fino alla presentazione del dossier.

Rimborso spese! Il rimborso spese non rientra nel il concetto di #TitoloGratuito. Inoltre: "rimborso spese per impegno quotidiano", per la precisione, cosa significa? Conosco rimborsi spese viaggi, rimborsi di altro tipo, ma il "rimborso spese per l'impegno quotidiano" ha in italiano e nel nostro regolamento una definizione: trattamento, guadagno, salario, onorario, retribuzione, mercede, provvisione, emolumento, paga”. E, infine, la chiosa: “Giunge dunque spontanea una domanda, dopo tanti giri di parole, e altre mie mille parole utili per sezionare tale situazione: non era necessario un bando? Guarda caso anche lo stesso giovane commissionato si pone la medesima domanda, e cioè "Il Comune avrebbe potuto indire un bando? Avrebbe potuto coinvolgere maggiormente la cittadinanza? Forse sì, forse no”.