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07/02/2020 06:00:00

Marsala, dentro la Casa di Riposo deserta. I dipendenti: “Abbandonati e senza stipendio”

 “Almeno ci hanno lasciato il distributore di snack e caffè. Per il resto siamo qui, abbandonati, senza lavorare, senza stipendio da oltre un anno e con 58 mensilità arretrate”.

E’ un limbo che dura da anni quello dei dipendenti della Casa di Riposo Giovanni XXIII di Marsala.
Siamo andati a trovarli, nel luogo di “non” lavoro. Perchè ogni mattina gli otto dipendenti vanno al Giovanni XXIII, timbrano il cartellino, e si fanno compagnia a vicenda. “Non possiamo fare altro. Ci dessero un lavoro… ci dessero qualcosa da fare. Ma dall’alto non arriva nessuna indicazione. Noi vogliamo lavorare e vogliamo i nostri stipendi”.


Perchè alla Casa di Riposo di Marsala non c’è più nessuno.
Gli ultimi 24 anziani ospiti lì sono stati fatti evacuare lo scorso anno in seguito ad un incendio che ha danneggiato un'ala della struttura. Dislocati in diverse case di cura della provincia, poi alcuni sono passati a miglior vita, altri sono rimasti dov'erano. Anche perchè la struttura, ci dicono i dipendenti, non ha più l’agibilità e non può ricevere altri ospiti. Le immagini parlano chiaro, di una struttura che sembra abbandonata, con difetti strutturali e lesioni.

 

 
Una situazione drammatica, soprattutto per le note condizioni economiche in cui si trova l’Ipab marsalese. I dipendenti, sono nove, e vantano 58 mensilità arretrate. Non vedono lo stipendio dall’ottobre 2018. “Siamo in una situazione drammatica, non possiamo pagare mutui, nè bollette, nè affitti, le banche ci tartassano, e siamo costretti a chiedere prestiti ad amici e familiari per mangiare. Ogni settimana è un’impresa vivere”.
Si era risollevata un po’, la Casa di Riposo, quando ospitava anche gli immigrati in attesa dello status di rifugiati. Era diventato un centro di accoglienza, e lo Stato pagava le rette all’Ipab che hanno permesso di cominciare a pagare fornitori e dipendenti. Ma poi tutto si è fermato.
“I soldi ci sono, lo sappiamo che ci sono, manca la volontà di trovare una soluzione. Il nuovo commissario? Non lo conosciamo, non lo abbiamo visto”.
In questi mesi sono stati diversi gli incontri a più livelli per cercare una soluzione.

La scorsa estate è stato convocato un tavolo in Prefettura, con la partecipazione, oltre che del commissario dell’Ipab anche del Comune. Si era deciso di affidare incarico al settore servizi sociali del Comune di Marsala per trovare ditte o cooperative interessate a gestire la struttura, ereditando anche i lavoratori.


Il Comune di Marsala ha pubblicato una manifestazione d’interesse proprio per trovare una cooperativa in grado di gestire il tutto. Ma ci sono alcuni aspetti che potrebbero allontanare eventuali ditte interessate (si dice che ce ne sia già una papabile). Ad esempio la cooperativa che gestirà la casa di riposo dovrà riprendere gli anziani che un anno fa sono stati smistati in altre strutture della provincia di Trapani. Inoltre deve assumere i nove lavoratori dell’Ipab Giovanni XXIII. Questo secondo aspetto da un lato costringe la cooperativa ad assumere personale non “suo”, dall’altro costringerebbe i lavoratori, oggi dipendenti pubblici, a transitare in una cooperativa con tutte le incertezze del caso. E proprio questa ipotesi non va giù ai dipendenti. “Noi siamo dipendenti pubblici, non possiamo transitare in una cooperativa. Non possiamo neanche licenziarci per cercare altro, abbiamo tutti una certa età, e ormai i privati chiedono determinati attestati. Sappiamo come si assiste un anziano, ma ai centri interessa l'attestato".


Nel frattempo è singolare la loro situazione.
Non pagati per non lavorare, le istituzioni non riescono a venire a capo di questo grosso pasticcio che oltre ad acuire una situazione drammatica per i lavoratori graverà sulle casse pubbliche. E a breve ci sono le elezioni comunali a Marsala. A breve comincerà il via vai di politici e candidati per ottenere qualche voto sulle speranze dei lavoratori. “Non devono neanche azzardarsi a venire qui a chiedere il voto. Hanno fatto solo promesse non mantenute. Prima i fatti”.

Intanto nei giorni scorsi si è tenuta una riunione Commissione Cultura Formazione e Lavoro di Palazzo dei Normanni, l’audizione voluta dalla deputata M5S Valentina Palmeri sulle problematiche dei lavoratori dipendenti delle IPAB del Trapanese. Presenti allo stesso tavoli i commissari, i rappresentanti dei lavoratori, dei Comuni e il relativo dipartimento regionale e i deputati regionali. “I lavoratori delle Ipab di Marsala, Trapani, Alcamo e Castellammare - spiega Valentina Palmeri - sono accomunati da un unico comune denominatore, ovvero quello di non ricevere lo stipendio da diversi mesi, alcuni addirittura da 136 mesi. Una situazione assurda e svilente anche alla luce delle procedure pendenti presso i Tribunali del Trapanese che nei fatti rischiano di lasciare ancora di più in attesa e nel limbo i lavoratori. Nel corso di alcuni giudizi infatti - spiega ancora la deputata alcamese - è stata sollevata la questione di legittimità costituzionale dell’art 34 della legge regionale 22/86 nella parte in cui si obbligano i Comuni ad assorbire il patrimonio ed il personale dipendente. Ecco perché riteniamo assolutamente indispensabile che Governo e maggioranza agiscano responsabilmente attuando una riforma dell’intero sistema IPAB. Siamo in attesa di un riscontro da parte del governo Regionale”. A tale proposito è ancora al vaglio della commissione Bilancio dell’Ars, il disegno di legge di cui è firmataria la deputata Angela Foti che prevede una riforma organica delle Ipab siciliane.

“La mancata riforma del sistema socio sanitario - aggiunge Angela Foti - ha di fatto portato la stragrande maggioranza delle IPAB siciliane a una sofferenza strutturale e all'impossibilità di rispondere alla loro funzione istituzionale. Il Governo e l’Assemblea Regionale hanno una responsabilità pesantissima”. “E’ incredibile che nell'ambito dei servizi socio assistenziali - aggiunge Sergio Tancredi - non si riesca a trovare una sintesi utile a determinare uno sgravio di impegno a carico del servizio sanitario, dirottandolo a costi decisamente inferiori, sulle IPAB che potrebbero essere di grande aiuto sotto il profilo sostanziale, svolgendo attività equivalente. La Sicilia anche sotto questo aspetto è molto indietro, con costi generali decisamente superiori ed è necessario che ci si attivi immediatamente”- conclude Tancredi.