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10/02/2020 06:00:00

Erice, le elezioni e i voti della mafia. Parlano i Manuguerra

 Sono accusati di aver comprato voti dalla mafia, Luigi e Alessandro Manuguerra, padre e figlio, personaggi molto conosciuti a Trapani ed Erice.

Luigi, da tutti noto come “il mago”, da anni è sulla scena politica trapanese, davanti e dietro le quinte. Il figlio, Alessandro, è consigliere comunale ad Erice, eletto nel 2017, dopo una campagna elettorale infuocata, a sostegno della madre candidata sindaco, Cettina Montalto.

Sono accuse pesanti per i Manuguerra che dovranno difendersi nel processo sull'operazione antimafia “Scrigno” che nei mesi scorsi ha svelato ancora una volta i rapporti tra mafia e politica in provincia di Trapani.
E proprio le elezioni amministrative del 2017 sono finite nel fascicolo della Procura Antimafia che ha indagato sui rapporti che i Manuguerra avrebbero avuto con personaggi di spicco di cosa nostra trapanese.
Dalle indagini emergono diversi contatti, ci sono delle intercettazioni, e la tesi degli inquirenti è che Manuguerra padre avrebbe stretto un accordo con i boss per comprare voti per il figlio.


I boss sono Franco Orlando e Francesco Virga, uno è ritenuto al vertice della famiglia di Trapani, l'altro, figlio del boss Vincenzo Virga, è ritenuto a capo del mandamento trapanese.
Il nome dei Manuguerra, dopo il blitz di Marzo, usciva insistentemente dalle carte, ma non erano indagati inizialmente. Dopo qualche mese, hanno ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio.
Nei giorni successivi alla notizia del fascicolo aperto nei loro confronti i Manuguerra vanno in Procura, chiedono di essere sentiti.

Luigi Manuguerra parla del rapporto con Franco Orlando, di come l'ha conosciuto, dei rapporti con Virga, degli incontri sotto le elezioni amministrative, e di quel “patto” per recuperare voti.

“Ho conosciuto Orlando nella segreteria politica del Psi nel 1990, quando era prima eletto al consiglio comunale di Trapani nella corrente di Bartolo Pellegrino. Ho avuto rapporti conflittuali, perchè Orlando aveva dei modi di comportamento che non gradivo”. Manuguerra racconta di aver ripreso a frequentare “chiddro du bar” - così lo chiamavano alcuni mafiosi intercettti – nel febbraio 2017 “perchè nellì'organizzare la lista del movimento Nati Liberi noi ci trovavamo in una situazione di particolare inquinamento del voto nel Comune di Erice e mi recai nel gennaio 2017 presso gli uffici della Digos per rendere delle dichiarazioni spontanee”. Luigi Manuguerra racconta di aver parlato di politica con Orlando, ma con il trucco. “Io mi ero già fatto un'idea su chi l'Orlando ed altri suoi amici avrebbero appoggiato e la mia strategia era quella di capire cosa volesse fare per andare a denunciare tutto presso gli uffici competenti”.


E i voti? “Non ho mai chiesto voti ad Orlando, né tamtomeno di interessarsi alla campagna elttorale relativa alla candidatura di mio figlio, anzi è stato lui a proporsi dicendo che era utile non candidare la Montalto perchè erano voti persi e invece sarebbe stqto più proficuo, a suo dire, candidare mio figlio nella lista di Daniela Toscano sindaco. Ricordo di avere detto ad Orlando che non era mia intenzione far candidare mio figlio in quella lista”.


Ma le intercettazioni parlano di altro, di un accordo per la compravendita di voti.
Si parla di un patto economico: 10 mila euro per 150 voti procurati da Orlando per Alessandro Manuguerra.
“Non corrisponde al vero che io ho promesso 10 mila euro ad Orlando in cambio di 150 preferenze elettorali”, dice Luigi Manuguerra sentito dal sostituto procuratore. “Non ho mai consegnato soldi ad Orlando. Ad onor del vero è stato invece Orlando a dirmi 'io sono a tua disposizione, sono pronto a darti una mano d'aiuto, non voglio soldi in questa fase, mi fai un assegno a garanzia'. Dopo naufragò tutto io non consegnai alcun assegno ad Orlando”. Ma Manuguerra, quando si vedeva con Orlando, sapeva che aveva alle spalle una condanna per mafia?
“Sì, per questo andavo a trovarlo”. Per poi andare a raccontare tutto alla Digos, dice Luigi Manuguerra.

Manuguerra ha incontrato anche Francesco Virga in quel periodo. “Mi chiese di potermi parlare, mi consigliò di non presentare la candidatura della mia ex compagna Montalto perchè a suo dire si trattava di voti sprecati e invece mi propose di candidare mio figlio Alessandro nella lista della Toscano. Prima di quell'incontro non nutrivo molta stima di Francesco Virga, perchè sapevo essere un mafioso”. Manuguerra ha detto che gli incontri sarebbero avvenuti per caso, perchè il negozio “Lo Scrigno”, di Virga, si trovava accanto ad un fruttivendolo in cui si serviva. In una di queste occasioni Virga ha conosciuto anche Alessandro Manuguerra.


“Non ho mai chiesto di trovare voti per mio figlio”
, ripete Manuguerra. C'è un'intercettazione in cui si sente Luigi Manuguerra dire a Franco Orlando: “Parlane tu con Franco prendiamo un po' di voti tu ad Erice che hai”. Il 'Franco' è Virga. “Ho detto questa frase, aveva la finalità di stanare i componenti del gruppo che appoggiava il sindaco Toscano. Io facevo finta di essere interessato ad ottenere delle preferenze di voto da Orlando pur conscio che lo stesso non mi avrebbe aiutato”. Manuguerra poi dice una cosa inedita. “Sapevo fossero (Orlando e Virga, ndr) in contatto per favorire i candidati della Toscano... Il gruppo Orlando, Virga, Pipitone (un tale non indagato, ndr), appoggiavano politicamente i candidati consiglieri Tarantino e Miceli della lista Daniela Toscano Sindaco e quindi mai e poi mai Orlando avrebbe supportato mio figlio”.
E di tutto ciò cosa ha detto agli investigatori Alessandro Manuguerra, consigliere comunale ad Erice?


Ha più o meno ripetuto le cose dette dal padre. Ma lui, dice, non ha mai avuto rapporti con Orlando e Virga, li avrebbe conosciuti in uno di quegli incontri “casuali” con il padre. “Non concoscevo i pregiudizi penali dell'Orlando né tantomeno che avesse riportato una condanna per mafia”. A proposito del presunto accordo 150 voti per 10 mila euro il consigliere comunale dice di ricordare il dialogo che c'è stato tra il padre e Franco Orlando “ed io ero intenzionato a segnalare tutto agli organi competenti perchè da me ritenuti fatti costituenti reato. Mio padre disse che Orlando voleva entrare a far parte del nostro gruppo riuscendo a portare dei voti”. Virga? “L'ho conosciuto per caso. Non ho mai parlato con lui”. Manuguerra nega che il padre abbia chiesto aiuto a Virga per trovare dei voti. E dice di non sapere, quando l'ha conosciuto, che Virga fosse una figura importante nel panorama mafioso trapanese”.

Dichiarazioni che tentano di tirar fuori dalle sabbie mobili una famiglia, i Manuguerra, sospettata di aver avuto rapporti stretti con la mafia a Trapani.