Condannati a 14 anni di pena ciascuno, anche se sconteranno la pena ai domiciliari.
Così ha deciso il gup per Salvatrice Spataro, Vittorio e Mario Ferrara. L'omicidio risale a dicembre 2018, in via Falsomiele. Nel corso del processo, celebrato in abbreviato, gli imputati hanno ricostruito l'uccisione dell'ex militare considerato un padre-padrone.
L'uomo fu ucciso nel suo letto dalla moglie e dai figli con 57 coltellate.
Per i tre imputati, fino ad oggi sottoposti ai domiciliari con braccialetto elettronico, il giudice ha escluso la crudeltà ma ha riconosciuto l’aggravante per aver assassinato un ascendente. Previsto anche un risarcimento per i fratelli minori, figli della donna, che si sono costituiti parte civile nel processo celebrato con rito abbreviato.
La tragedia si è consumata in una notte di dicembre, nel 2018, in via Falsomiele. La vittima, un ex militare 45enne, venne uccisa dopo quella che sarebbe stata l’ennesima lite. Sia la donna che i figli imputati hanno raccontato nel corso del processo dei soprusi e delle violenze che avrebbero subito a casa da quello che hanno dipinto come il classico esempio di padre-padrone. A ricostruire l’accaduto sono stati gli stessi imputati: la prima a colpire l’uomo con un coltello da cucina sarebbe stata proprio la moglie, chiamata in stanza dal marito che voleva consumare un rapporto sessuale.
In un secondo momento sarebbero intervenuti i figli Mario e Vittorio, armati anche loro di coltelli, dopo aver sentito la madre urlare. Tanto da sostenere durante il processo di avere difeso la donna da Pietro Ferrara, già ferito alle braccia, al collo e al torace. Nelle scorse settimane Salvatrice Spataro aveva scritto una lettera affidata al giudice come memoria difensiva per spiegare la vita d’inferno che avrebbe passato in 23 anni di matrimonio.