di Marco Marino
A Marsala, pochi giorni fa. Mentre in libreria aspetto in fila il mio turno alla cassa, involontariamente ascolto un breve dialogo tra una mamma e sua figlia. La mamma sta comprando un costosissimo dizionario di latino, e quando ripone la carta di credito nel portafoglio dice alla figlia: «Questo mese abbiamo superato il budget per i libri. Da domani ti fai una bellissima tessera della biblioteca!».
Riflettendoci un attimo, mi chiedo: quale biblioteca? La stessa che da almeno cinque anni non ha fondi per acquistare nuovi libri? Quella che da quasi un anno ha dovuto vietare l’accesso alle sezioni di narrativa e di storia locale, e persino all’archivio storico, per gravi problemi di manutenzione?
Ma riavvolgiamo il nastro per capire cos’è successo esattamente undici mesi fa.
Nella notte tra il 19 e il 20 marzo, crollano alcuni pezzi di tufo dal soffitto di una stanza del pianoterra. Viene subito disposto il primo sopralluogo, i cui risultati sembrano incoraggianti, si pensa di dover intervenire tra i tufi soltanto con un particolare collante. Il secondo sopralluogo, invece, fatto attraverso un esame più approfondito, evidenzia una situazione più allarmante: il problema è strutturale, quindi non si tratta di sanare una parte, ma di intervenire su tutto il soffitto. Di conseguenza, significa che la risoluzione sarà decisamente più onerosa del previsto.
Fortunatamente non si sono verificati altri crolli. Però, da mesi e mesi, sotto l’insegna dell’ala dedicata a Letteratura e Piccoli Lettori (da cui si passa per accedere all’archivio storico), un semplice foglio di carta A4, con il timbro del Comune in basso a destra, recita: «VIETATO L’INGRESSO».
Non è più stato possibile consentire il prestito di romanzi, libri di poesia o teatro, volumi di storia locale. Così come gli storici e gli universitari sono stati frenati nelle loro ricerche archivistiche sulle documentazioni marsalesi.
Eppure, nonostante questo enorme ostacolo, la solerzia dei bibliotecari ha provato a rispondere alla difficile situazione. Intanto, alcuni faldoni dell’archivio che erano messi da parte per la consultazione sono stati prontamente spostati nelle zone al sicuro: in tal modo è stato possibile continuare i lavori di indagine già cominciati. Poi, una piccola sezione di narrativa e di letteratura per l’infanzia è stata organizzata all’ingresso dell’edificio. E a maggio 2019, a due mesi dall’incidente, è stata inaugurata una mostra sulla Prima Guerra Mondiale letta attraverso le testimonianze marsalesi. Evento realizzato in sinergia con le scuole della città.
E oggi? Secondo gli assessori Clara Ruggieri e Rino Passalacqua i lavori di restauro sono imminenti. L’impegno dei prossimi mesi è dotare il soffitto del pianterreno di una rete metallica, così da rendere di nuovo fruibili le stanze. Una soluzione momentanea nell’attesa del vero e proprio restauro, per cui sono stati già previsti dei fondi.
A margine della vicenda, la constatazione più preoccupante non riguarda le lungaggini burocratiche, bensì l'indifferenza della cittadinanza e dell’opinione pubblica sull’accaduto. L'inaccessibilità delle sezioni di letteratura, storia locale e archivio storico non ha destato alcuna rimostranza, alcun appello. Niente cartelloni o cortei, nessuna campagna di mobilitazione. Come se non fosse successo niente. Che quelle stanze siano state chiuse per undici mesi e che nelle prossime settimane riaprano, sembra sia del tutto naturale. Allo stesso modo, che non vengano stanziati finanziamenti per acquistare nuovi libri, sembra sia del tutto naturale.
La biblioteca, in questi mesi, è rimasta aperta quasi esclusivamente per la sala lettura, dove tantissimi ragazzi ogni giorno vanno a studiare. Ma in una città la biblioteca può essere ridotta nel pensiero dei suoi cittadini soltanto alla sua funzione di semplice e tranquilla sala lettura?
A questo interrogativo (certo, retorico) proveranno a rispondere alcune iniziative avviate negli ultimi giorni, come Nati Per Leggere e il Patto Per la Lettura, che offrono importanti prospettive sul futuro della città di Marsala. Perché un cittadino consapevole è un lettore consapevole. Un’equivalenza da cui bisogna ripartire.