La terza sezione penale della Corte d’appello di Palermo ha confermato la sentenza di assoluzione che il gup Annalisa Amato aveva emesso per il dottor Pietro Marino, noto medico di famiglia marsalese accusato di violenza sessuale su una sua paziente.
Era stata quest’ultima, 35enne all’epoca dei fatti (2013) a denunciare il medico. Secondo quanto affermato dalla presunta vittima, Marino avrebbe tentato di abusarne sessualmente dopo averla visitata.
Il fatto sarebbe accaduto nel 2013 nello studio del medico, mentre la donna era in bagno per lavarsi le mani. Il medico si difese affermando che la donna che lo accusava aveva, in precedenza, tentato di estorcergli del denaro, inviando nel suo studio anche tre uomini.
Lui ne avrebbe prima parlato con un poliziotto e poi sporto denuncia. A difendere il dottor Marino sono stati gli avvocati Stefano Pellegrino e Maurizio D’Amico. Quest’ultimo ha così commentato la conferma dell’assoluzione: “Una sentenza che non aveva necessità di essere difesa, poiché si difendeva da sola. La vicenda del dottor Pietro Marino, integerrimo medico marsalese, è la prova di quanto possano essere pericolose le derive giustizialiste e vittimocentriche. Il diritto penale è e deve rimanere la Magna Carta del reo. Il processo penale è il processo dell’imputato ed ha la funzione essenziale di evitare che un innocente possa essere condannato, di più al diritto penale non può e non deve chiedersi”. Dopo l’avvio del procedimento, invece, l’avvocato Stefano Pellegrino aveva dichiarato: “Gli atti d’ indagine provano l’assoluta estraneità del medico ai fatti contestati. Infatti, le prove raccolte consentono di ritenere che l’infamante e calunniosa accusa mossa dalla sedicente persona offesa, paziente del medico, sia stata artificiosamente organizzata per il rifiuto da parte del Marino di piegarsi ad una richiesta estorsiva. La denuncia della paziente è stata, infatti, proposta dopo il netto rifiuto opposto da Marino alla richiesta di denaro posta in atto dalla paziente unitamente al marito ed altro personaggio, non conosciuto da Marino e poi identificato. I tre si presentarono nell’ambulatorio medico, con fare minaccioso ed aggressivo e durante l’ora delle visite, in presenza dell’infermiera, (sequestrando il medico all’interno di una delle stanze dello studio), intimando il pagamento di una ‘offerta’ per ‘accomodare’ una fantasiosa ed inverosimile contestazione di molestia sessuale (in particolare, a loro dire, il dott. Marino si sarebbe “appoggiato” alla paziente nel corso di una visita). Intimidito e terrorizzato per la pervicacia e l’insistenza delle minacce, il dott. Marino li allontanò, rispondendo di non avere “soldi per questo tipo di offerte” ed immediatamente comunicò il fatto agli organi di polizia, che prontamente intervenivano nello studio medico. Il dott. Marino, a seguito della denuncia, veniva addirittura dotato di un videoregistratore a forma di penna, in modo da registrare l’eventuale presenza degli individui nel suo studio e veniva al riguardo, allertata ed istruita anche la infermiera (testimone oculare dell’attività estorsiva). Ebbene, solo a seguito del maldestro ed infruttuoso disegno estorsivo, la paziente presenterà la minacciata e calunniosa denunzia. Come, purtroppo, spesso accade, per biechi fini e per ben architettate strategie criminose, il carnefice diventa processualmente vittima”.