Venerdì 28 febbraio alle ore 18.30 prende il volo una nuova stagione d’incontri all’OTIUM_CasaDamiani, sul filo dell’attesa della primavera “apriremo le danze” con la giornalista e scrittrice Mariza D’Anna e il suo romanzo “Il ricordo che se ne ha. Biar Miggi” edito per i tipi della Margana Edizioni_Trapani.
Sperimentiamo un nuovo format in cui l’autore si racconta a tutto campo e l’intervistatore assumerà un ruolo di basso rilievo, vogliamo provare a puntare i riflettori quanto più possibile sull’ospite e provare ad aprire di più il dialogo con gli intervenuti.
L’ingresso è libero
Mariza D’ Anna nata a Trapani il 10 agosto 1962, a soli venti giorni si è trasferita con la famiglia a Tripoli, dove è rimasta fino al 1970. Tornata in Italia, ha vissuto a Roma e a Genova, città dove si è laureata in Giurisprudenza. Giornalista professionista, ha collaborato con la Rai e altre testate nazionali e dal 1996 dirige la redazione di Trapani del giornale La Sicilia. Il ricordo che se ne ha, seconda esperienza letteraria dopo il romanzo Specchi (2014) scritto con Fabio D’Anna è un racconto familiare ambientato nella Libia italiana fino al colpo di Stato del 1° settembre 1969 e l’ascesa al potere di Gheddafi.
SINOSSI DEL LIBRO. “Il ricordo che se ne ha” racconta la storia, in parte romanzata, della famiglia dell’autrice approdata nella Libia italiana nei primi decenni del Novecento. Ai margini del deserto, a cento chilometri da Tripoli, nel 1928 il bisnonno ottiene in concessione dall18o Stato un vastissimo fondo pietroso e lo trasforma in una fiorente attività agricola. Ma è il nonno Carlo la figura centrale del libro, descritto dai suoi venti anni attraverso un percorso che lo vede prendere le redini dell’azienda e portarla alla massima produttività, sino al 1° settembre 1969 quando, con un colpo di Stato il colonnello Gheddafi caccia via dal Paese i ventimila italiani che vi risiedevano, trasformandoli in esuli in una patria che non è più loro, dove non possono più riconoscersi. Nel libro viene evocato un ricordo personale, frutto di racconti vissuti e tramandati in famiglia, che è patrimonio comune di tanti italiani: la storia di una vita trascorsa in Libia dove la convivenza tra popoli di culture, religioni e costumi diversi non solo fu possibile ma ricca di affetti e di solidarietà comuni. Il libro è arricchito da documenti d’epoca, privati e pubblici, che ne dilatano la visione ed accompagnano gli esuli italiani in uno stesso destino che la storia ha cancellato.