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16/03/2020 12:15:00

Dalle zone rosse, diario dal disastro. Gli sciacalli

di Domenico Cacopardo

16 marzo 2020

Il giornale radio è un bollettino di sconforto. La Lombardia è fuori controllo e la crescita dei contagi accelera, se possibile, i drammatici dati dei giorni scorsi. A Bergamo, soprattutto a Bergamo, il numero di malati esorbita qualsiasi possibilità di cura e di gestione. Anche lì il totale dei ricoverati è minore di coloro che rimangono a casa, con aleatorie speranze di guarigione.

Anche qui in Emilia, pur non raggiungendo i numeri lombardi, la crescita è esponenziale e non bastano medici né strutture ad assistere tutti coloro che hanno necessità di assistenza. Le cliniche private vengono gradualmente impegnate nel ricovero di ammalati, ma - è evidente - se il picco dei contagi è di là da venire, quando verrà saremo al di fuori di ogni possibilità di assistenza generalizzata.

Purtroppo, la vocazione italiana alla rissa e alla divisione si manifesta più virulenta che mai. L’ultima questione è rappresentata dagli «errori» che vengono evocati nei format televisivi e nelle dichiarazioni di alcuni politici. Altri, il presidente Conte, viceversa ribadisce che non sono stati commessi errori e che, anzi, l’Italia è portata a esempio dagli altri europei.

Entrambe le posizioni sono sbagliate e contribuiscono a espandere la nube di dubbi e incertezze che anima una popolazione, tutto sommato, disciplinata e impegnata nell’esecuzione degli ordini dello Stato.

È innegabile che errori siano stati commessi. Soprattutto errori di valutazione, visto che prima di metterci in moto sono trascorsi invano alcuni giorni fatali. E che in questa sottovalutazione vada ricompresa la burocratica lentezza nel provvedere il Paese dei presidi di difesa individuale (maschere, camici, tute sterili etc.) è un altro fatto. Come la situazione tragica della Lombardia è un oggettivo atto di accusa alla sanità lombarda e alla sua gestione regionale (non è scritto da nessuna parte che, al momento giusto, cioè all’inizio, la regione non desse il via a ordini massicci dei presidi di cui sopra). Tuttavia, non è con queste proposizioni che si possono aiutare gli italiani a combattere il virus e a batterlo.

Con queste proposizioni si diffonde insicurezza e si accentua lo stress di ogni cittadino.

La mattina, il pomeriggio, la sera, di notte mi fermo improvvisamente, in cerca di qualche sintomo, di qualche segnale che possa dirmi che il virus è arrivato e mi ha catturato. Uno stato di ansia e di tensione permanente che è da combattere in modo deciso per evitare che questi giorni di autoprigionia si trasformino in una tortura psichica dagli effetti devastanti.

Le polemiche lasciamole al dopo. Anzi, lasciamo al dopo l’apertura di una grande inchiesta nazionale che evidenzi ciò che non è andato bene, dove non è andato bene, chi non è stato capace di gestire le situazioni che si sono presentate.

E anche se ogni caso avrà le sue scusanti umane e sanitarie, in modo preciso e inesorabile, dovrà essere estratta dai milioni di documenti accumulati, la verità. Non la VERITÀ assoluta, che non esiste, ma quella di cui si può disporre nella società umana.

Oggi, ancora una volta, dobbiamo rifiutare di essere strumentalizzati da anchorman abituati a costruirsi cinicamente un’audience sulla speculazione scandalistica o da politici che intendono costruire o consolidare le ragioni di una vittoria elettorale, dopo il disastro.

No, non dobbiamo starci, anche perché se guardiamo a quest’ultimo mese e alle dichiarazioni circolate vediamo che anche i più feroci oppositori di questo fragile governo si sono espressi in modi che la realtà s’è fatta carico di smentire clamorosamente.

Andiamo avanti con lo stress e i timori avendo come unica bussola le indicazioni dei sanitari di cui le norme di comportamento emanate dallo Stato sono l’effetto.

www.cacopardo.it