di Domenico Cacopardo
20 marzo 2020
In bilico tra i bollettini del disastro, sempre più drammatici, sempre più sconfortanti, e le autocelebrazioni delle autorità farneticanti sul «modello Italia», che sarebbe stato adottato dagli altri stati europei, gli italiani non riescono a spiegarsi perché la pandemia corra al galoppo presentando uno sviluppo accelerato soprattutto nel Nord, nell’area del Paese esibita come la più operosa, la più produttiva, la più avanzata, la più ricca. Lo scrigno dal quale si estraggono le risorse che servono per mandare avanti il resto della nazione.
Nell’antinomia, si scorgono varie mani, soprattutto quelle dei padroni della comunicazione governativa, tutti formatisi nelle operazioni propagandistiche del Movimento 5Stelle, quelle che lo hanno portato a diventare nel marzo 2018 il partito più votato d’Italia. Tutto questo non basta, naturalmente, sia perché la sua caratteristica letale è costituita dalla provvisorietà, dall’effimero - del resto dimostrato dai mutati umori del pubblico - sia perché i numeri - quei rocciosi elementi che si sono sempre opposti alle fantasie della propaganda imbonitrice, si sia trattato di Goebbels (il fondatore di questa scuola politica) che ancora il 26 aprile 1945 arringava i tedeschi promettendo l’immancabile vittoria, si sia trattato dei cosiddetti esperti di casa nostra che hanno sempre promesso l’impromettibile, riscuotendo consensi inattesi e, ripeto, effimeri - si sono messi di mezzo impedendo alle parole di diventare qualcosa di diverso da ciò che sono: parole.
Sul punto, voglio dare un’informazione oggettiva, difficilmente smentibile, che chi è interessato può controllare sul sito del WHO, l’organizzazione sanitaria mondiale. Le metodologie adottate nell’orbe terraqueo rispondono tutte alle prescrizioni-raccomandazioni del WHO. L’unica nazione che scientemente se ne discosta è l’Olanda che si astiene dall’operare diradamento e autoreclusioni nella certezza - peraltro tutta da dimostrare - che lo sviluppo dei contagi (e la conseguente eliminazione delle fasce deboli della popolazione) comporterà sì l’eliminazione naturale di vecchi anziani e disabili, categorie che pesano sul fronte previdenziale e pensionistico, ma altresì creerà tra gli altri quell’immunità di gregge ufficialmente prospettata sir Patrick Vallance, consigliere scientifico del premier Boris Johnson, che ne determinerà la salvezza sostanziale dal virus.
Diventa perciò plateale la vanagloria di coloro che complessivamente chiamiamo autorità nell’autocelebrarsi come protagonisti di una lotta non più vincente, ma decisamente perduta, comunque modello per le altre nazioni europee, quelle che nel nostro inconscio individiamo di più (e perciò esecriamo), la Francia e la Germania.
Il Nord, nel quale da siculo-emiliano vivo da tanti anni, trova la sua Caporetto nella Lombardia da tempo indicata come la regione guida anche in materia sanitaria, con la sua formula (adottata anche dal Veneto) di una sanità fondata sul privato, favorito oggettivamente a scapito del pubblico. Quand’è uscito il Da Vinci, la macchina informatizzata costruita in California che permette al chirurgo di trasformarsi in operatore elettronico, che, impostato l’intervento, assiste all’autonoma attività della macchina, in regione Lombardia, s’è subito mosso il San Raffaele che, forte del suo essere libero di muoversi al di fuori della burocrazia regionale, se l’è accaparrato. Il Niguarda, una delle sante eccellenze nazionali, è rimasto al palo in attesa del finanziamento regionale. Talché chi era affetto da carcinoma alla prostata aveva davanti una sola opzione: il privato San Raffaele. Un’esclusiva durata poco, giacché si sono mossi i filantropi meneghini donando al Niguarda le somme (25.000.000 di dollari circa) occorrenti per l’acquisto. Ad abundantiam, segnalo che il modernissimo Padiglione oncologico del Niguarda (un complesso diretto da uno scienziato di fama mondiale l’oncologo siracusano Salvatore Siena), si chiama Padiglione Falk, in onore alla famiglia che ne ha finanziato la costruzione.
Questa magnifica sanità privata, peraltro, è un altro falso (pubblico e conclamato) proprio rispetto al concetto di privato: tutti gli ospedali privati (che, essendo privati, dovrebbero correre l’alea che ogni privata speculazione ha in se stessa) vivono e prosperano con le convenzioni pubbliche, talché il San Raffaele, per esempio, che si presenta come un sistema svedese, con molte stanze a fior di pagamenti, lavora per conto della regione Lombardia, avendo così assicurato un afflusso di pazienti e di fondi pubblici che gli assicura ogni anno un sicuro break even, concetto economico che si può tradurre in base finanziaria certa.
Tutto ciò, senza scrivere parola sugli scandali che ripetutamente hanno investito la regione Lombardia in materia sanitaria.
Proprio il crescere esponenziale della pandemia pone domande lasciate accuratamente senza risposta. Non ci vorrà molto perché la necessità di chiarezza sarà così forte da impedire la continuazione di un silenzio che spesso appare omertoso.
Ma ora una comunicazione di servizio.
Da questa sera alle 21, il Teatro Regio di Parma, ente di antico e sicuro prestigio, mette online le opere degli ultimi anni. Collegandovi con teatroregioparma.it Festival Verdi home streaming troverete, sempre questa sera, la Traviata diretta da Youri Temirkanov e un cast di serie A1.
Un bel modo di passare la serata, allontanando le tossine che stiamo accumulando nel giusto e doveroso ritiro tra le mura domestiche.