Può un Istituto di credito interrompere i servizi bancari erogati dalla propria filiale come misura per contenere la diffusione del virus covid 19?
Stando al comportamento di una nota azienda bancaria parrebbe di si.
Secondo il sindaco Domenico Venuti, invece con tale decisione si potrebbe configurare una interruzione di pubblico servizio. Una delle tante storie nei tempi del Coronavirus.
Accade a Salemi, da una settimana classificata “zona rossa” che la locale filiale dell’Unicredit ha chiuso di punto in bianco le sue porte alla propria clientela, interrompendo ogni tipo di servizio. Non risulta operativo nemmeno lo sportello automatico posto all’esterno dell’Istituto e abilitato peraltro solo al prelievo. Il fatto è anche più grave ove si consideri che i cittadini salemitani in questo momento non possono neppure recarsi nei comuni limitrofi per effettuare le necessarie ed indifferibili operazioni bancarie.
L’essere diventata “zona rossa” , in vigore fino al 15 aprile, comporta, come è noto, il divieto assoluto di accesso e di allontanamento dal perimetro comunale da parte di ogni soggetto presente al suo interno, salvo le eccezioni previste dell’ordinanza regionale n.11 del 25 marzo.
Se ci fosse stata una riduzione dei contatti tra impiegati della banca e la clientela, sarebbe stato comprensibile, dicono gli utenti.
Ma la decisione assunta dall’Azienda di negare l’accesso a tutti i servizi resi dall’istituto bancario risulta davvero inaccettabile.
Non hanno nemmeno provveduto a porre in essere servizi alternativi realizzabili attraverso i canali remoti, quali ad esempio versamenti di contanti o assegni. O, come si fa in altre zone, fissando incontri per appuntamento o con numeri verdi.
Se si telefona, non risponde nessuno. E’ pleonastico evidenziare a questo punto il notevolissimo disagio arrecato alla clientela ma anche di conseguenza un gravissimo ed evidente danno all’economia locale.
Per la comunità e per il sindaco tutto ciò risulta inconcepibile e inaccettabile Secondo Domenico Venuti, interpretando le reali esigenze della cittadinanza, in una diffida inviata all’Unicredit, con l’interruzione del servizio, si è venuta a creare una vera e propria disparità di trattamento tra cittadini e/o imprese che usufruiscono dei servizi bancari presso altri istituti di credito rispetto ai clienti dell’Unicredit.
Non solo. Ma si verrebbe a provocare un ulteriore vulnus che il primo cittadino non esita a definire come una “violazione del principio di uguaglianza garantito dalla Costituzione”.
Il prolungarsi dell’increscioso e ingiustificato stato di cose sarebbe destinato a ripercuotersi sulle condizioni di vita di gran parte dei cittadini, che già si trovano in una condizione di particolare difficoltà.
E poi, continua la nota sindacale, la chiusura dell’unica filiale si pone in evidente contrasto con le disposizioni contenute nel DPCM del 22 marzo del 2020 nel quale elenco di attività cui è consentita l’apertura senza restrizioni di giorni e orari includendo tra queste i servizi bancari. In quanto il servizio offerto dalle banche rientra nei “cosiddetti servizi pubblici essenziali”
Quando si parla di “servizi pubblici essenziali” significa che deve avere la prevalenza dell’interesse generale. E l’interesse generale deve tendere “al soddisfacimento delle necessità della vita attinenti a diritti della persona costituzionalmente garantiti”. Alla luce di quanto detto, è conseguenziale che per Domenico Venuti, la chiusura dell’unico sportello sito nella via Amendola di Salemi può ben figurarsi come “interruzione di pubblico servizio”. Della situazione, a dir poco pirandelliana, è stato informato anche il Prefetto di Trapani.
Franco Ciro Lo Re