Finora era rimasta in silenzio, soffrendo per le condizioni di salute di suo zio: Paolo Ruggirello. È riuscita anche a nascondere le ferite inflitte a tutta la famiglia dell’ex deputato regionale dai “giustizieri da tastiera”. Quelli che nei social adombravano nel grido d’allarme lanciato da Monica Ruggirello, “mio padre potrebbe avere il coronavirus”, l’escamotage per chiederne la scarcerazione.
Adesso che Paolo Ruggirello ha il coronavirus, la nipote, Loredana Augugliaro, ha spezzato il silenzio, sfogandosi nel suo profilo Facebook. “Ho letto le peggio cose – scrive - in questi giorni contro un urlo disperato e preoccupato di una figlia per la salute di suo padre. Ho letto le peggio cose, si”.
Ma le cose peggiori, Loredana le ha vissute: “ Non ho dormito per notti intere. Ho avuto lo stomaco chiuso per giorni interi in attesa di una sola notizia sulla sua salute. E solo adesso, per l’ennesima volta, mi rendo conto di come solo l’unione familiare ci abbia fatto trovare la forza per combattere questa battaglia dopo le parole di mio zio: “Sto male. aiutatemi voi da lì”. Loredana è un vulcano in piena: “A tutti quegli idioti che scrivono: è la stessa cosa curarsi in carcere o a casa, anzi loro lì sono al sicuro”, rispondo: vi sbagliate. E non dovreste avere bisogno di me per capirlo. Basta capire che all’interno di un carcere non si può mantenere il distanziamento sociale. E proprio in luoghi come un carcere, la richiesta di un tampone è necessaria”. Loredana sa già che non è finita. Perché gli idioti non fanno mai un passo indietro: “Ora ovviamente dovrò anche rispondere ai soliti commenti: solo perché è Paolo Ruggirello, anche ai medici va fatto, e allora tutto il resto può morire. Come se il prendere una posizione – puntualizza Loredana - per un caso specifico debba necessariamente escluderne un altro. Io non sopporto le disparità e l’odio. Sono per la giustizia. Chi mi conosce sa perfettamente come la penso, è che il diritto alla salute va garantito a tutti. E per tutti intendo tutti. Lo specifico nuovamente”. Loredana va avanti: “Paolo Ruggirello, come ogni altro detenuto nelle sue stesse condizioni meritava le giuste cure in tempo, meritava di aver fatto il tampone al manifestarsi dei sintomi, se non per pietà umana, se non per rispetto della Costituzione, quanto meno per evitare che l’epidemia si propagasse in carcere. Dov’è il ministro della giustizia? Cosa aspetta il governo per intervenire immediatamente. Dato già l’inoltrato ritardo”. Ancora una puntualizzazione: “ L’appello della mia famiglia ha sempre e solo voluto un’unica cosa: che Paolo Ruggirello venisse curato. Ed il mio unico interesse oggi è quello di tutelare la salute di mio zio. Pregare e sperare da lontano che tutto vada per il meglio. Perché solo questo posso fare”. Infine, un messaggio per lo zio: “Non ho mai perso di vista la persona che sei. Mai. E so che vincerai questa battaglia contro questo maledetto virus così come tutte le altre battaglie che ti aspetteranno”.