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17/04/2020 04:00:00

Monsignor Mogavero: “Lo Stato aiuti in fretta famiglie e imprese o la mafia ne approfitta"

 Sos del Vescovo di Mazara del Vallo in attesa di un «intervento pubblico decisivo» a favore delle realtà sociali ed economiche maggiormente travolte dagli effetti della pandemia


«In mancanza di un intervento decisivo da parte dello Stato, la criminalità organizzata, anticipando tutti, può immettere nel mercato forze lavoro e capitali acquisiti attraverso i propri traffici malavitosi, acquisendo attività e imprese e incrementando la propria incidenza nel tessuto produttivo del Paese», avverte monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo.

Nella benedizione pasquale il Papa ha messo in guardia dagli egoismi e dalle divisioni che rendono ancora più difficile l'emergenza sanitaria? «Nonna Europa» come l'ha chiamata Francesco nella sua visita a Strasburgo rischia di disunirsi in pandemia?

«Nelle situazioni problematiche la voglia di privato viene esasperata. Il pericolo rende più egoisti in quanto ciascuno cerca di trarsi il prima possibile dai guai. E in questa corsa al “si salvi chi può”, purtroppo, la sorte degli ultimi, dei fragili, di quanti non possono reggere la concorrenza dei più agguerriti è segnata al peggio. Nell’Unione Europea attualmente gli equilibri che la tengono in piedi sono alquanto instabili e siccome ogni nazione è portata a ricercare da sé le strategie per uscire dalla crisi, è evidente che il solco tra i paesi forti e quelli deboli si allarga. Perciò, non è da escludere che la pandemia, ma soprattutto la depressione economica durissima che provocherà, potrà mettere a repentaglio l’Unione, facendo esplodere tutte le tensioni che si sono riversate sull’orizzonte europeo».

Dal Vaticano al Quirinale arriva l'esortazione a non lasciare sole famiglie e imprese. C'è il rischio che la criminalità organizzata si sostituisca allo Stato reclutando lavoratori abusivi che hanno perso ogni sostentamento e facendo credito a usura alle aziende in difficoltà per il lockdown?

«Se in questa fase l’attacco primario è stato finalizzato a fronteggiare la terribile pandemia con il portato tragico delle innumerevoli morti ed emergenze delle strutture sanitarie, adesso occorre affrontare gli aspetti economici dell’improvviso fermo di attività lavorative e imprenditoriali. Non si conta il numero di famiglie finite sul lastrico prima ancora che potessero rendersi conto di quanto accadeva. Così pure di attività e imprese che rischiano nel prossimo futuro di essere travolte dalla mancata prosecuzione delle loro attività. In mancanza di un intervento decisivo da parte dello Stato, la criminalità organizzata, anticipando tutti, può immettere nel mercato forze lavoro e capitali acquisiti attraverso i propri traffici malavitosi, acquisendo attività e imprese e incrementando la propria incidenza nel tessuto produttivo del Paese».

In situazioni di necessità collettiva il vescovo è più che mai «defensor civitatis» («difensore della città»), quali sono le sofferenze e le angosce che avverte maggiormente nella popolazione?

«Dalla gente emergono due domande: la prima chiede incoraggiamento e speranza; la seconda aiuti per le necessità quotidiane immediate. Alla prima domanda rispondo, e con me tutti i confratelli sacerdoti, con un ricorso ai social per offrire celebrazioni sacramentali e devozionali effettuate nelle chiese vuote e annuncio della Parola di Dio nella cui luce leggere il senso di ciò che viviamo. Le risposte ricevute dicono il gradimento per il conforto ricevuto in queste attività sostitutive della pastorale ordinaria. Alla seconda domanda stanno rispondendo la Caritas diocesana e le Caritas parrocchiali che portano a domicilio alle famiglie la borsa della spesa, frutto delle risorse derivanti dai fondi dell’”otto per mille” destinati ad attività caritative e con risorse e contributi donati da cittadini ed enti».

Come sollecitato dal Pontefice, l'uscita dalla crisi può essere l'occasione per un cambio degli stili di vita e per riconvertire la spesa militare in investimenti nella sanità e nel welfare?

«Papa Francesco ancora in questa circostanza sta assumendo il ruolo profetico di chi guarda avanti e non si lascia sgomentare dall’emergenza presente. Se non si comincia a pensare al dopo, si rischia di arrivare impreparati nel trattare i gravissimi problemi strutturali e finanziari che il nuovo quadro della realtà proporrà. Non si può correre il rischio di prendere decisioni improvvisate e non ben calibrate sulla situazione reale. Ritengo che questa pandemia ci costringerà a modificare tante cose nella nostra vita; nulla sarà come prima e ce ne accorgeremo presto. Le indicazioni del Santo Padre sull’uso delle risorse finanziarie è molto prezioso, anche se incontrerà resistenze fortissime, soprattutto da quegli ambienti produttivi che vivono proprio sul commercio delle armi, legale e clandestino».

C'è il pericolo che il protrarsi di una situazione di emergenza e senza immediati aiuti pubblici si verifichino sommosse o esplosioni di rabbia collettiva in situazioni già difficili come quelle del Mezzogiorno e delle periferie metropolitane?

«Occorre molta attenzione nell’avvertire il sentire degli strati della popolazione che soffrono maggiormente delle restrizioni imposte dalla clausura forzata. Chi campava alla giornata con espedienti di vario genere oggi è sul lastrico e la disperazione può essere cattiva consigliera. Ci sono state delle avvisaglie che devono far riflettere».

Fonte: ilsecoloxix.it