di Massimo Jevolella
Grazie di esistere, caro Papa Francesco. Più i giorni e le settimane passano, lungo questa Via Crucis della pandemia, e più vediamo con chiarezza in te i segni di un'anima profetica e profondamente saggia. Già li avevamo intuiti da tempo. Ma ora, in quest'epoca di tormento, ogni giorno ne riceviamo conferma, seguendo le tue azioni e ascoltando i tuoi messaggi. Quelle parole lente e accorate che pronunci in solitudine, nella chiesetta del convento di Santa Marta... E giorno dopo giorno cresce in tanti di noi – credenti o non credenti – la consapevolezza del bene prezioso che tu rappresenti per l'umanità.
E allora perché c'è chi ti odia in questo mondo? Credo che un romanzo possa aiutarci a capire. Nelle prime pagine de I miserabili, Victor Hugo descrive minuziosamente la personalità del vescovo Myriel. Ebbene, Myriel non era né un erudito, né un genio speculativo della teologia. Ma sicuramente era un uomo acuto, buono e sincero. Uno di quei cristiani autentici di cui si potrebbe riassumere il credo in quel passo della Prima lettera di Giovanni, dove l'evangelista dice: “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità”. Myriel dunque agiva. Misericordia e carità, per lui, non erano soltanto parole. Difendeva e aiutava gli afflitti, i poveri, e i peccatori. Tant'è – e qui sta il paradosso del fariseismo eterno – che agli occhi di alcuni, idolatri della legge e della lettera, la sua figura risultava incomprensibile, se non addirittura nefasta, odiosa e insopportabile. Scrive Hugo: “Come si vede, egli aveva una maniera strana e assai particolare di giudicare le cose. Io suppongo che l'avesse presa dal Vangelo”. E ditemi: non vi pare che questo sia in fondo il ritratto perfetto di Papa Francesco? Un uomo “strano”, unicamente perché cerca di seguire il Vangelo.
Vediamo allora, ancor più in concreto, da chi e perché questo pontefice è odiato. In primo luogo penso alla sua mitezza e al suo amore per la pace. Con veemenza, la voce di Bergoglio si è sempre levata non solo contro i mercanti di armi e contro tutte le guerre, ma anche contro la violenza esiziale che l'umanità esercita ai danni dell'ambiente naturale. Come il santo da cui ha preso il nome, Francesco si è sempre battuto a favore delle “creature”, ossia dell'acqua, dell'aria, della terra, dei nostri fratelli animali e delle nostre sorelle piante. Fino a manifestare il suo aperto sostegno a Greta Thunberg e ai milioni di giovani che lottano per salvare il pianeta dalla catastrofe ecologica. Nemici di Francesco, perciò, non possono non essere tutti coloro che favoriscono l'industria delle armi, i fautori dei conflitti e delle politiche di dominio, i sostenitori dello sfruttamento illimitato delle risorse non rinnovabili della Terra, come le foreste e i giacimenti di combustibili fossili.
Penso poi al suo senso della giustizia e della misericordia, che è strettamente legato alla sua visione della sacralità di ogni essere umano. Fin dai primi atti del suo pontificato, Francesco è stato chiaro nell'esprimere la sua avversione al sistema economico mondiale incardinato sul dominio e sull'idolatria del denaro. E in modo altrettanto chiaro ha manifestato sempre la sua distanza radicale da ogni forma di xenofobia, razzismo, fanatismo ideologico, religioso e identitario. Accogliere i migranti, abbracciare i fratelli di altre fedi: ecco Francesco a Lampedusa, in preghiera davanti al mare che ha inghiottito centinaia di vite umane, ed eccolo nella Moschea Blu di Istanbul, in preghiera accanto ai credenti musulmani. E ricordiamo tutti quella sua celebre frase: “Chi sono io per giudicare un omosessuale?”. A distanza di anni da quando la pronunciò, pochi giorni fa Francesco ha dato ordine al suo elemosiniere, il cardinale Krajewski, di soccorrere la comunità dei transessuali di Roma, ridotti ormai alla fame per la clausura da coronavirus. Ecco perché Francesco s'è guadagnato l'odio, le calunnie, e perfino l'epiteto di Anticristo, da parte della ribollente lega internazionale dei sovranisti, fanatici ultrareligiosi, razzisti, omofobi, neonazifascisti e darwinisti sociali del pianeta.
Vorrei dire molte altre cose sul bene prezioso che Francesco è per noi. Ma finirò accennando soltanto alla sua prudenza. È questa una virtù che, insieme alla pazienza che ne è gemella, appartiene in particolare, come ben si sa, agli spiriti forti. Pensiamo soltanto a quanto è successo pochi giorni fa, quando i vescovi italiani reagirono a caldo con parole sorprendentemente dure contro la decisione del premier Conte di tener chiuse le porte delle chiese anche dopo il 4 maggio. Ecco allora Francesco intervenire con la sua pazienza e con la sua prudenza, per rasserenare gli animi di tutti riconoscendo la palese necessità di “obbedire” alle raccomandazioni degli esperti e alle decisioni del premier, del povero Conte che nel frattempo subiva gli attacchi forsennati dei soliti politici estremisti, agitatori indefessi di rosari e crocefissi.
Ebbene, voi forse pensate che Francesco abbia voluto frenare lo sdegno dei vescovi solo per calcoli di diplomazia politica? O soltanto per proteggere Conte, che lui certamente stima, dall'aggressione sciacallesca dei suoi nemici? Io non lo credo affatto. Perché sono convinto che quella sua prudenza, e quella pazienza, siano in realtà anche il frutto della sua capacità di amare concretamente gli esseri umani. Quelli, cioè, che per assistere a una messa potrebbero subire il contagio, soffrire e anche morire a causa del virus.
Grazie Francesco. Noi naturalmente speriamo che anche le chiese – così come tutti i luoghi di culto delle religioni non cristiane – possano riaprirsi al più presto alla celebrazione dei riti e agli atti di raccoglimento e di preghiera di tutti i fedeli. Ma tu, con quell'umile atto di obbedienza al nostro governo hai offerto ai cristiani l'opportunità di ripensare alla vera via della fede, che è anche speranza, ma soprattutto è amore, e come tale non si esprime “a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità”.