Non basta l’emergenza da Covid-19 che continua a insidiarsi nelle vite dei cittadini come paura sanitaria e come crisi economica, adesso c’è anche la gara a chi la spara più grossa e mette in allarme una città intera (peraltro il reato di procurato allarme è perseguibile d’ufficio).
Sebastiano Grasso, presidente dell’associazione Arcobaleno pubblica nei giorni scorsi un post al grido di "Fai girare!" in cui sostiene di avere ricevuto una “una telefonata di denuncia di un fatto gravissimo, una mia amica ha portato il figlio di un anno con febbre a 39 al pronto soccorso all' INAM per visitarlo ed e' stato rifiutato l'aiuto, anzi gli e' stato detto che deve rimanere a casa per 4 giorni ( 4 GIORNI !!! PAZZI !!!) e se la febbre continua verranno con tutto l' ambaradan che usano per il COVID19”.
Si grida allo scandalo, vergogna che viene duplicata secondo Grasso quando la stessa signora contatta il pediatra del bambino e gli risponde nella stessa identica maniera.
Ma come stanno le cose? Intanto, che locali dell’ex Inam non c’è alcun Pronto Soccorso ma un Punto di primo intervento, così come sottolinea il medico pediatra responsabile dello stesso, il dottore Giacomo Giacalone.
Il pediatra in questione spiega nel dettaglio la situazione: “Il paziente febbrile, con oltre 37,5 C° deve essere gestito tramite triage telefonico dal proprio pediatra di famiglia, e non deve accedere in studio o in ospedale o in P.S. perchè costituisce, in questo periodo, un rischio di contagio per gli operatori sanitari che in massima parte non dispongono dei dispositivi di sicurezza idonei . La persistenza della febbre oltre il terzo giorno ed una attenta valutazione telefonica della sintomatologia associata, tosse e sintomi gastrointestinali , comportano la segnalazione del paziente febbrile tramite il medico pediatra o del gruppo dei medici dell' Usca, attivato anche a Marsala presso l' ospedale Borsellino. I medici, dotati di dispositivi di protezione idonei, intervengono direttamente al domicilio per ulteriori accertamenti, predisporre tamponi ed eventualmente disporre in accordo con il medico curante il trasferimento in ospedale di riferimento Covid-19”.
Insomma, quello che vuole indicare il pediatra Giacalone è che le procedure per l’emergenza Coronavirus sono uguali per tutti, anche per i bambini, e soprattutto sono not i comportamenti che devono tenere coloro i quali ne hanno la sintomatologia.
Dal mese di febbraio ad oggi si ripete che in caso di febbre superiore ai 37,5 non bisogna in alcun modo andare al Pronto Soccorso e nemmeno presso lo studio del proprio medico, ma chiamare il 118.
Questo per tutelare la salute di altri soggetti che possono, a causa della negligenza altrui, essere contagiati.
Giacalone poi si sofferma sugli insulti che Grasso lancia ai medici: “La diatriba ingiuriosa su Facebook non è corretta, perchè nessun PEDIATRA si è mai sottratto a prestare soccorso ed assistenza al bambino , ma le norme attuali hanno disposto questo percorso clinico diagnostico, perchè con le scuole chiuse e con la quarantena di due mesi un episodio febbrile protratto deve essere considerato caso sospetto di Covid-19 fino a prova contraria. Pertanto è bene che la gente sappia ascoltare i suggerimenti proposti”.
A gridare alla vergogna bisognerebbe pensarci un po' su, soprattutto se si mette a rischio la salute di altre persone.