Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
13/05/2020 20:40:00

Scrive Giuseppe, sul “decreto Rilancio” che manca di coraggio

Spett. Redazione

In questi giorni è forte l’attesa per il cosiddetto “decreto rilancio”. In realtà doveva chiamarsi “decreto Aprile”, ma Aprile è passato da un pezzo. Si era anche pensato di chiamarlo decreto Maggio, ma negli ultimi giorni si è ripiegato verso il “decreto rilancio”, forse proprio nel timore, che possa trascorrere anche il corrente mese, senza che si riesca a trovare l’accordo giusto, fra le diverse anime della maggioranza.


Le anticipazioni, per la verità ampiamente diffuse dagli organi di stampa, parlano di un decreto da 55 miliardi, con diverse misure: ecobonus al 110% (secondo le ultime notizie sarebbe però stato ridimensionato al 70-80%), bonus per acquisto di biciclette, rifinanziamento dei contributi alle partite Iva, rifinanziamento della cig, nuovi congedi parentali ecc.ecc..


Quello che sembra emergere, è un tentativo ancora una volta, di coinvolgere tutti, di non dimenticare nessuno, come ha detto il premier, senza però una visione e delle scelte strategiche. Forse è anche normale che sia cosi. Siamo ancora in una fase di emergenza e la spesa pubblica che và fatta è ancora una spesa per assistenza, per sostegno ai redditi delle famiglie e delle imprese.  Non si intravede però una strategia.


Eppure una strategia bisognerà pure averla, soprattutto quando si dovrà parlare di una spesa, non più per gestire l’emergenza, ma per guidare e stimolare la ripresa. Quando per esempio, dovessero arrivare i soldini del cosiddetto “recovery fund”, contributi pensati proprio per il medio e lungo termine e volti a sostenere progetti di sviluppo.


Le scelte che sono state fatte in Europa, come l’abbandono del tetto del 3% al rapporto deficit/pil, la possibilità di fornire aiuti a imprese o interi settori produttivi, il programma di acquisto di titoli pubblici varato dalla BCE, probabilmente aprono delle possibilità che fino a tre mesi fa sembravano assolutamente precluse ed impensabili.


Questa possibilità di spesa e di abbandono delle politiche di austerity, imporrà però delle scelte, delle scelte anche politiche. Potrebbe essere anche l’occasione per affrontare finalmente problemi atavici del nostro paese. Bisognerà puntare su determinati settori che magari si ritengono capaci di fungere da traino per il resto dell’economia.


Ognuno di noi potrebbe fare tanti esempi di cosa poter fare: strade , ferrovie, 5g in tutto il Paese, portare la fibra dove non è ancora arrivata. Creare insomma un sistema di infrastrutture che possa poi rimanere nel nostro Paese e facilitare successivamente investimenti produttivi. Puntare in maniera decisa sulle energie rinnovabili, puntare su opere pubbliche che consentano fin da subito di creare lavoro per le imprese e i loro dipendenti. Puntare anche ad investiment che consentano di ridurre il gap fra Nord e Sud del paese che negli ultimi anni si è allargato, ecc.ecc..


Come ha detto qualcuno c’è un appuntamento con la storia, al quale bisogna rispondere presente.


Di tutto questo però al momento, non si vede niente, nessuna progettualità. Sembra anzi di trovarsi di fronte ad una maggioranza abbastanza timorosa di operare scelte forti e che potrebbero avere anche un costo elettorale, perché potrebbero comunque scontentare una parte del proprio elettorato.


Auguriamoci che sia soltanto una cosa di passaggio e che invece non sia, come molti pensano, una totale mancanza di visione politica e progettuale.

 

Giuseppe Lauricella