Giacomo Tranchida, sindaco di Trapani, ha costruito abilmente il suo regno, non ama essere contraddetto, non accetta, democraticamente, pensiero contrario, detta la linea.
E la maggioranza consiliare non può fare altro che applaudire, gongolare, dire quanto è bravo il sindaco, la giunta, loro stessi che zitti zitti, tutti muti, per oltre dieci ore di consiglio comunale non hanno trovato nemmeno una virgola fuori posto in questo regolamento di aiuto alle imprese.
Silenzio, e allineamento a cosa si dice dall'alto.
I consiglieri di opposizione sono pochi, non passano i loro emendamenti seppure abbiano ottenuto i pareri di regolarità tecnica e contabile favorevoli.
La maggioranza in aula si esprime solo per votare contro questi emendamenti, lì il tono della voce è forte e sostenuto, ma è una prova di forza inutile, il condottiero non è il consiglio comunale, nessuno si senta utile e indispensabile, il condottiero è solo il sindaco.
La consigliera dei Cinque Stelle, Francesca Trapani cita la favola di Pinocchio: “Il burattinaio Tranchida”. E poi aggiunge: “Quello che sta andando in scena è un consiglio comunale sui generis, nessun consigliere della maggioranza ha effettuato alcun intervento in merito all'approvazione del regolamento sulle misure a sostegno alle micro imprese trapanesi.
Noto e denuncio, ancora una volta, con estremo dispiacere come i consiglieri della maggioranza siano completamente assoggettati ai dictat del sindaco Tranchida, che sicuramente avrà chiesto ai suoi yesman di approvare un provvedimento varato della giunta a scatola chiusa.
Speriamo almeno che abbiano letto e compreso il contenuto del regolamento di cui solo i membri dell'opposizione stanno discutendo.
Ma forse, sono come sempre troppo ottimista”.
Alla fine sono rimasti da soli in aula, la maggioranza consiliare del “favorevole” e del “contrario” ha dato un segno tangibile di quello che la politica non dovrebbe essere. La dialettica è venuta meno, meglio tacere e compiacere, essere devoti al capo politico fa ancora un certo effetto.
Duro il commento della consigliera Anna Garuccio: “Riteniamo che le imprese non si aiutino chiedendo loro di investire in opere pubbliche costringendoli a pagarne l’importo pari al 50%. Lasciando poi la proprietà dell’investimento al Comune e la gestione a carico degli imprenditori nel tempo. Avendo fatto di tutto per modificare questo regolamento e non essendoci riuscita, certa che comunque una riduzione ci sarà , anche se minima, anche se si sarebbe potuto fare molto di più votando i nostri emendamenti, la sottoscritta ha dichiarato che non voterà questo Regolamento perché non parteciperà a questa morte annunciata. Tutta la minoranza all’unanimità ha deciso di abbandonare l’aula prima della votazione dell’atto”.
Gli assessori sfoggiano sempre risolini ironici, quanto mai inopportuni, e incassano il risultato.
Quale? Si parla di risultati conquistati in democrazia e in un’ampia dialettica, qui al massimo c’è il cenno di un capo e la voce fioca di chi è allineato.
Se il regolamento di aiuto alle imprese sarà un valido strumento non lo diranno certamente i consiglieri ma gli imprenditori della città, quelli che sono fuori l’aula consiliare.