L’ordinanza emessa dal sindaco Alberto Di Girolamo, sull’obbligo di indossare le mascherine anche in luoghi pubblici all'aperto ha suscitato una marea di reazioni, tra i cittadini, e anche del mondo politico.
Il sindaco teme i contagi, la diffusione del virus a causa degli asintomatici, che, dice, non si sa quanti siano.
È un allarmismo. Il Primo Cittadino avrebbe potuto spiegare e meglio, magari da medico, che forse gli asintomatici ci sono e per questo invitare i cittadini a sottoporsi al test sierologico.
Diffondere il panico e insinuare dubbi tra i cittadini non è stata la scelta giusta.
Ci sono stati i medici, quelli impegnati in corsia, che hanno spiegato sulle loro personali pagine facebook, ogni giorno, quali erano i comportamenti da tenere. La provincia di Trapani conta zero contagi da almeno venti giorni, certo è possibile che ci siano gli asintomatici e per questo è assolutamente necessario essere attenti.
Sorprende come il provvedimento di Di Girolamo arrivi a ridosso della fase 3 del Paese, che si siano notati solo ora gli assembramenti al Lungomare.
Anche qui, la soluzione era a portata di mano: chiudere al traffico la strada così da consentire ai cittadini di camminare al centro della carreggiata evitando di affollare i marciapiedi. Ma siccome la soluzione è stata suggerita da altri è opportuno cestinarla.
E non di meno magari si potevano rafforzare i controlli a piedi, sul territorio, per evitare che qualche incosciente facesse finta di nulla, invece per colpirne cento si punisce una intera città, fino al 31 luglio.
Più che una ordinanza a molti sembra una sentenza.
I cittadini sono furiosi, provvedimento impopolare, c’è una petizione lanciata dal consigliere comunale Michele Gandolfo per chiedere il ritiro del provvedimento, è pronto a ricorrere al Tar: “Fermo restando la presentazione di una mozione per chiedere il ritiro del provvedimento del Sindaco sull’obbligo delle mascherine in auto e in strada, stiamo valutando di fare un ricorso al TAR collettivo promosso dai cittadini di Marsala”.
Il consigliere Ivan Gerardi chiede le dimissioni del Primo Cittadino: “Fare il sindaco ... Mi rendo conto che non é per niente semplice. In effetti quando non si hanno le competenze bisognerebbe dimettersi
Ecco perchè mi sento di chiedere all'attuale Sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo, di revocare l'ordinanza che prevede l'obbligo "totale e confuso" dell'utilizzo delle mascherine.
Capisco, anche, che il sindaco l'abbia fatto per tutelare tutti noi e per mera mania di protagonismo che ultimamente lo entusiasma. Ma ritengo che le norme e le linee guida, impartite dal Governo centrale e dalla Regione, siano sufficienti...semmai il Comune dovrebbe vigilare.
Signor sindaco ma lei che ha fatto ? Ha mai pensato alle misure da adottare per rilanciare l'economia a Marsala?
Ha avanzato proposte concrete per l'economia del territorio ? Ha un'idea circa gli aiuti da proporre alle imprese (bar ristoranti pub etc)?
Pertanto, signor sindaco, se non ha nessuna idea le suggerisco di dimettersi, ricordandole prima di revocare l'ordinanza!”.
A sostegno della posizione assunta da Di Girolamo è la consigliera Linda Licari: “Dei populisti ne ho anche piene le scatole! Degli sciacalli esperti in ogni settore altrettanto! La pandemia non ha proprio insegnato nulla. Abbiamo già dimenticato le migliaia di bare nelle fosse comuni e nei forni crematoi. Meglio il liberi tutti e chi se ne frega delle mascherine, delle distanze”.
I consiglieri Eleonora Milazzo e Alessandro Coppola hanno scritto al sindaco chiedendo di rivedere l’ordinanza che definiscono immotivata e illegittima.
Le attività produttive della città sono al collasso, i bar che hanno iniziato la loro attività, seppure da asporto, circa dieci giorni fa hanno un calo forte nelle vendite, la colazione resta invenduta, pochi pasti e dolci consumati.
I ristoranti hanno i locali chiusi da oltre sessanta giorni, per un piccolo imprenditore significa pure non riaprire più.
Andare a cena fuori o al bar per consumare un aperitivo o un gelato è un aiuto circolare.
I controlli andrebbero fatti sul mantenimento della distanza dentro e fuori i locali, tra un tavolo e un altro, così da consentire a chi è seduto, ad attendere di essere servito, di togliere la mascherina.
Se il cittadino deve restare imbavagliato è chiaro che non ha il piacere di lasciare casa per una pizza, piuttosto la pizza se la farà a casa. Un danno enorme per le attività e per i bar.
Da oggi l’ordinanza viene applicata, vedremo le ricadute sul territorio.