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22/05/2020 09:49:00

Chi fuma è più protetto dal Covid? 

Una voce sempre più insistente afferma che chi fuma è più protetto dal Covid.

Ne scrivono l’Economist, lo dicono studiosi dell’ospedale parigino Pitié-Salpêtrière, dell’Institut Pasteur, della Sorbona, del Cold Spring Harbor Laboratory dello stato di New York.

«Pare che, ma è più che un “pare che”, è una risultanza sperimentale, pare che solo il 5 per cento di fumatori, tra il 28 febbraio e il 9 aprile, culmine dell’epidemia, sia ricorso alle cure intense e invasive a seguito di contagio, in un paese in cui almeno il 25 per cento degli esseri umani imbraccia baguette e sigaretta con la stessa amabile disinvoltura. L’Economist riferisce che più facilmente possono curarsi in casa perché i sintomi non li sviluppano o se li sviluppano è in forma ridotta, compatibile con un confinamento senza ospedale. C’è qualcosa nel tabacco che cura e previene. Bah. Pare sia la nicotina, la grande accusata delle campagne medicalmente corrette. In Francia il ministero della Salute ha dovuto fermare la corsa alla nicotina sintetica nelle vendite online, cominciata non appena lo studio scientifico è stato reso pubblico. Certe proteine ricettive, che hanno il nome della candeggina, Ace2, si trovano già occupate in cellula dalla nicotina e questo non è gradito al Corona, che è smoking free, evidentemente. Il che sarebbe confermato anche dall’uso della nicotina per curare varie infiammazioni dell’intestino, peraltro. C’è anche un altro effetto indiretto che spiega la relativa incompatibilità tra fumatore incallito e virus aggressivo. Certe tempeste immunologiche iperattive tra le molecole, e dannosissime all’organismo, non si verificano in presenza di nicotina, o si verificano in misura infinitamente minore. Il professor Jason Sheltzer, quello di New York, conferma la riduzione teoricamente possibile del danno, sebbene metta in guardia da altre significative implicazioni, stavolta negative, del fumo a contatto con il virus» scrive Giuliano Ferrara sul Foglio.