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24/05/2020 06:00:00

Quello strano topone nel centro di Milano

 di Massimo Jevolella

Un po' per sorridere, un po' per meditare, oggi vi racconto una storia piuttosto singolare. Una storia che molto probabilmente andrebbe catalogata sotto la voce “effetti collaterali della pandemia da coronavirus”.

Ecco, ieri mattina ricevo un messaggio whatsapp da mio figlio, che abita a Milano in una casa affacciata sul laghetto della Darsena di Porta Ticinese. Mi scrive: “Guarda che mega topo oggi in darsena, sembra un cane di taglia medio piccola. Mai vista una roba simile!”. E allega un breve video, che mostra effettivamente una specie di enorme topo che se la spassa sulla riva del laghetto, accanto a un'anatra che sembra guardarlo con aria un po' perplessa.

Naturalmente, io che dopo aver vissuto a Milano per quarant'anni, ne ho poi passati altri venticinque in varie villette sparse nelle campagne tra Lodi e Pavia, appena vista quella grossa bestia mi sono messo a ridere. E ho risposto a mio figlio: “Ma come? Non vedi che quello non è un topo gigante, ma una nutria? Si vede che tu non hai mai vissuto in campagna: sei il classico cittadino che non sa distinguere un cavallo da un asino!”.

Ora però viene il bello – si fa per dire – della storia. Infatti, subito dopo la risata, ho cominciato anch'io a pormi dei dubbi. Ho ripensato ai “vecchi tempi”, alla Milano di una volta, quando la regina incontrastata dei Navigli e della Darsena era la famigerata “pantegana”. Di che si trattava? Di un enorme topo acquatico, ovviamente. Un topo da far paura. Di quelli che possono mettere in fuga anche i cani. E in effetti, per secoli forse, fu proprio la pantegana il vero “mostro” delle acque milanesi. Orrida, ripugnante, ma anche mitica e poetica, a modo suo. Della serie: chi si accontenta, gode, per intenderci. Gli scozzesi infatti avevano Nessie, il mostro di Loch Ness. I milanesi avevano la pantegana.

Oggi invece è tutto cambiato. All'improvviso la vecchia regina dei navigli e delle fogne è andata in pensione, soppiantata da un nuovo ratto abnorme: la nutria. E i milanesi sgomenti stanno a guardare la nuova arrivata, avvicinandosi con un po' di timore alle rive della Darsena. Timore in realtà ingiustificato, perché le nutrie sono animali assolutamente pacifici, vegetariani e anche molto fifoni. Ma insomma allora: cosa diavolo è successo? Come han fatto le nutrie ad arrivare fino al centro di Milano?

Azzardo un'ipotesi, che a dire il vero mi pare assai probabile. Ma prima di arrivarci, occorre in poche righe ripercorrere la storia incredibile di questo grosso roditore. Una storia che per noi europei comincia esattamente un secolo fa, quando di colpo esplode da New York a Londra, e da Parigi a Roma, la moda femminile della pelliccia di “castorino”. Quella povera bestia, ebbene sì, non era altro che la nutria. Ma dove viveva la nutria? Nell'America meridionale. Ed ecco che a un astuto imprenditore viene l'idea geniale: portare le nutrie in Europa, per creare degli allevamenti a portata di mano. Detto, fatto. Gli allevamenti di nutrie si diffondono ovunque, anche in Italia, e soprattutto in Val Padana. Poi, il crack. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, finisce anche la moda del castorino. Gli allevamenti vanno in disuso. E una quantità impressionante di nutrie fugge dai recinti, e dilaga nelle campagne.

Oggi si calcola che nei campi padani vi sia una popolazione di quasi un milione di nutrie. Queste povere bestie, essendo avide di tuberi, erbe e radici, e avendo l'abitudine di scavare profonde gallerie negli argini dei fossi di irrigazione, sono diventate l'incubo e la calamità degli agricoltori padani. Ma anche degli automobilisti della Bassa, che molto spesso se le trovano davanti e le investono, lasciando sulle strade di campagna una quantità paurosa di carcasse sanguinolente.

E ora eccole anche a Milano. La mia ipotesi è questa: gli intraprendenti toponi, il cui nome scientifico è Myocastor Coypus, e la cui prolificità è leggendaria, devono avere approfittato dei mesi di lockdown da coronavirus per compiere l'ultimo passo che li separava dal centro cittadino. Sono stati mesi di pace e di gran pacchia, per loro. Indisturbate, le nutrie, grandi nuotatrici, hanno risalito il corso dei navigli, e partendo dalle campagne dell'hinterland hanno dato l'assalto alla città.

Ecco come dev'essere andata, ed ecco dunque un'altra conseguenza della maledetta epidemia. Vedremo ora cosa farà il Comune di Milano, per debellare i nuovi mostri. O forse vedremo le vecchie pantegane andare alla riscossa, e ingaggiare un'epica e orribile guerra contro gli invasori?