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24/05/2020 06:00:00

A Marsala la Cultura è un imbuto. Il problema è cosa versarci dentro

di Marco Marino

 Utilizzando una fortunata metafora, potremmo dire che a Marsala la Cultura è un imbuto. Cerca di raccogliere e convogliare in un recipiente - in un complesso di spazi, o meglio in un sistema di piazze - tutte le idee, i progetti e le aspirazioni degli artisti della città. È un’immagine, questa, che sintetizza le proposte avanzate ieri mattina dalla 2^ Commissione consiliare alla cultura, pubblica istruzione e sport, in un incontro aperto agli artisti marsalesi e agli operatori culturali.

«Noi ci stiamo mettendo gli spazi, le intenzioni. Spero che oggi ne esca una linea di metodo», ha esordito così Ginetta Ingrassia, presidente della Commissione. «Non siamo qua per un palinsesto, non siamo qua per guardare cos’è stato fatto prima, noi siamo qua per andare avanti».

Bisogna ripartire dalla cultura, anzi, come sottolinea Ingrassia, è necessario «reinventarsi». Il fermo dovuto all’emergenza Covid19 in questi mesi non solo ha negato agli attori e ai musicisti le condizioni per potersi esibire, ma adesso ne limita la possibilità espressiva, chiude i teatri, diminuisce drasticamente il numero degli spettatori per la tutela del distanziamento interpersonale. E non permette più di vivere esclusivamente di borderò.

Nell’atrio del Complesso Monumentale San Pietro si sono confrontate due realtà, l’una di fronte all’altra: da una parte l’Amministrazione comunale e la Commissione; dall’altra il gruppo di rappresentati dei vari settori culturali colpiti duramente dalla crisi.

E' stato Gino De Vita il primo a prendere la parola, sottolineando il ritardo di questo incontro. E non perché condizionato dai due mesi di lockdown. L’Amministrazione e la Commissione dovevano cominciare questo dialogo tra i loro due mondi già cinque anni fa. E subito ha presentato un'idea: perché non pensare degli eventi, acquistati dalla città, che vengano offerti sia dal vivo, per un ristretto pubblico, sia in streaming, sui portali web del Comune?

Ecco che comincia a profilarsi la nota dolente di tutta la riunione: il budget che il Comune ha pensato di stanziare per gli eventi dell’estate. A quanto ammonta? Come ripartirlo? In una situazione di generale crisi economica, verranno preferiti i professionisti che vivono di sola arte o ne beneficeranno anche gli amatori, chi lo fa soltanto per mera passione?

Il sindaco Alberto Di Girolamo, presente fin dal primo minuto, ha chiarito prontamente: «Non vorrei parlare di soldi». Con una formula tautologica ha cercato di chiudere la questione: «Daremo quello che possiamo dare».

L’imbuto, a quanto pare però, non funziona se non c’è qualcosa da versarci dentro. Ed è possibile pensare di versarci dentro qualcosa solo se i progetti degli artisti avranno la sicurezza di essere sostenuti economicamente. Di diventare lavori concreti, remunerati.

Nel vivo del dibattito, la voce più illuminata sicuramente è stata quella di Giusy Trapani che ha suggerito di fare un bando. Semplice, pragmatico. Il Comune dovrebbe indicare gli spazi disponibili per le attività e il finanziamento che ciascun artista può richiedere. 

Forse il problema di ieri è stato proprio un problema di concretezza. Né l’Amministrazione né la Commissione sono arrivate con un loro piano da sottoporre agli interessati. Lasciando costruire a ciascun artista la propria soluzione, non hanno fatto altro che causare confusione. «Proporre possiamo proporre un sacco di cose», ha detto Massimo Graffeo, «ma abbiamo bisogno di una linea guida».

Quella linea di metodo, di cui accennava Ingrassia, doveva essere presentata in partenza, non richiesta agli operatori del settore. Era un lavoro che non spettava a loro.

Prima dell’epilogo c’è un’altra questione da considerare, sollevata con grande limpidezza da Massimo Pastore. Finora abbiamo discusso di professionisti, di amatori, eppure c’è un campo che nessuno ha ancora citato: la formazione, chi si preoccupa del futuro artistico della nostra città, chi infonde nei ragazzi marsalesi la speranza di poter coltivare il sogno di diventare attore o musicista. Come sopravviveranno le realtà come il Teatro Abusivo? Come continueranno, da soli, a pagare gli affitti e le utenze? Amaramente, chiude Pastore, pure un presidio come il TAM sarà costretto a dire presto addio alla nostra comunità.

La conclusione del ritrovo artistico si è divisa in due tempi. Nel primo tempo, l’assessore alle politiche culturali, Clara Ruggieri, ha descritto il suo impegno nelle ultime settimane per riuscire a fare parte di una rete di teatri siciliani, coordinata dal Teatro Biondo di Palermo, al fine di rendere sostenibile un cartellone di spettacoli itineranti per tutta l’isola. E inoltre non bisogna dimenticare l’adesione al Patto per la Lettura, primo step per fare di Marsala una “Città che legge” e accedere, quindi, ai fondi nazionali destinati alla promozione della lettura.

Il secondo tempo ha dato luogo a un piccolo parapiglia. Quando Ginetta Ingrassia ha invitato tutti gli accorsi a trovare dei rappresentati che potessero costituire un tavolo di lavoro, in molti hanno evidenziato le loro perplessità, rivendicando una certa autarchia e non permettendo a nessuno di parlare al posto loro.

Così è calato il sipario su questo primo appuntamento, con la richiesta di mandare un’e-mail al Comune per indicare i rappresentanti di ciascuna categoria. Si è detto che entro giovedì ci saranno novità. Nel frattempo, l’imbuto è rimasto a secco.