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26/05/2020 13:40:00

L'appello degli albergatori di Castelvetrano Selinunte per salvare l'industria dell'ospitalità

L’Associazione Albergatori Selinunte, nonostante le numerose e insistenti istanze presentate all’Amministrazione Pubblica e cadute nel nulla di fatto, nonostante gli innumerevoli tentativi volti a costruire un’intesa con l’Amministrazione Pubblica per colmare le carenze che mettono in evidenza le negatività di un territorio che compromettono ed impediscono la normale conduzione della attività lavorativa, deve purtroppo prendere atto di una situazione fortemente anomala ove la assoluta assenza di riscontri da parte dell’Amministrazione Pubblica, generano una criticità che preclude qualsiasi aspettativa o progettualità, perché alla base sembrano ormai compromessi i rapporti interlocutori con un’Amministrazione Pubblica che pare non voler essere disponibile a rispondere né tanto meno a concedere attenzione alla corposa e ripetuta corrispondenza inviatale vanificando qualsiasi tentativo di avviare un’intesa costruttiva.

Sin dal 18 maggio 2019, quando l’Associazione Albergatori si è congratulata per l’insediamento della nuova compagine dell’Amministrazione Comunale auspicando una concreta collaborazione con la filiera del turismo, l’Associazione Albergatori ha invitato ripetutamente l’Amministrazione ad analizzare le proposte presentate dal comparto attorno al tavolo tecnico della Consulta Comunale del Turismo.

Le svariate proposte presentate dall’Associazione Albergatori, condivise dalla Federalberghi di Trapani, a beneficio dello sviluppo del comparto turistico che genera una discreta economia nel territorio castelvetranese, vanno dall’approvazione di nuovo piano regolatore generale alla condivisione di un accordo di programma finalizzato allo sviluppo turistico, dall’adesione al Decreto Crescita per la rottamazione agevolata dei tributi non riscossi al partenariato pubblico-privato che premia il privato con la compensazione delle proprie iniziative a beneficio della collettività, dalle azioni per contrastare l’abusivismo nel settore della ricettività turistica alla ripresa delle attività della Consulta Comunale del Turismo, dalle indicazioni della destinazione del gettito introitato proveniente dall’imposta di soggiorno alla progettualità d’intesa con il Parco Archeologico per una promozione comune e sinergica del territorio attraverso azioni di marketing ed un calendario intercomunale di eventi, dalla partecipazione al tavolo di crisi con la condivisione dell’intervento di supporto di Invitalia sino alle più recenti richieste di sostegno che il comparto turistico necessita per evitare il crollo finanziario sotto la scure dell’emergenza sanitaria del covid-19.

A tutto ciò, come se non bastasse, si aggiunge l’emergenza sanitaria del Covid-19.
L’emergenza sanitaria, oltre le vittime che abbiamo contato, giorno dopo giorno, ha devastato tutti i settori lavorativi azzerando un’economia senza pietà o differenze per nessuno.


Siamo rimasti tutti chiusi tentando di sopravvivere con i propri risparmi considerato che aiuti dallo stato non se sono visti, tutti rispettosi delle regole imposte per la responsabilità che ci siamo assunti di tutelare la nostra e l’altrui salute.
Ma una cosa è certa, l’emergenza sanitaria ha posto in rilievo con estrema crudeltà i punti deboli del nostro sistema:


Precario ed impreparato Sistema Sanitario
l’isolamento è stata l’alternativa necessaria alla carenza di un sistema sanitario non solo impreparato, ma soprattutto già allo sfacelo, privo di coordinamento, privo di risorse, privo di attrezzature idonee a fronteggiare questa e qualsiasi altra guerra.
Un sistema sanitario che ha rappresentato sempre un giacimento di opportunità speculative, finanziarie e politiche.
Un sistema ritenuto obsoleto per gli armamenti che possiede, quindi da smantellare privilegiando in modo celato il sistema privato, ma nonostante tutto ottimo per il bacino di voti che porta, allora da mantenere anche se obsoleto.
Questo contrapporsi di interessi lo ha indebolito.
Ebbene la guerra al Covid – 19 lo ha massacrato perché era un bersaglio vulnerabile mietendo vittime che abbiamo chiamato eroi che si sono battute sino all’estremo delle loro forze, sacrificando la propria vita.
I decessi registrati fra medici ed infermieri aggiunti ai decessi dei cittadini più anziani hanno rappresentato la ferita più incolmabile di questa guerra da addebitare purtroppo ad un sistema sanitario da sempre sottovalutato, spogliato dai tagli effettuati nel passato e che si ripetono inspiegabilmente ancora oggi, perennemente boicottato da interessi molto lontani dalla salute pubblica.
Il Sistema sanitario, d’ora in avanti, dovrà possedere una posizione prioritaria, dovrà muoversi con un’efficienza a carattere quasi militaresco, visto che rappresenta la nostra migliore difesa.
La ricerca, la dotazione di risorse, di attrezzature e di competenze dovranno essere privilegiate a tal punto da diventare il primo obiettivo da finanziare a tutela della salute pubblica e dell’ambiente magari attraverso una bonifica dalle interferenze commerciali o politiche che compromettono l’interesse collettivo.

Sistema Produttivo non più italiano
L’emergenza sanitaria ha posto in rilevo la fragilità del nostro sistema produttivo non più basato sulla produzione reale e locale ma sulla finanziarizzazione della produzione, perché grazie alla globalizzazione abbiamo delocalizzato all’estero le nostre produzioni, anche quelle più strategiche del made in Italy, perché delocalizzare, ove il costo del lavoro è molto più basso, conviene.
Delocalizzare è stata la risposta obbligatoria ad un governo che non comprende quanto sia necessario rendere sostenibile la pressione fiscale per agevolare l’impresa che regge il sistema produttivo. Delocalizzare interi cicli produttivi o parte di essi all’estero ha consentito alle imprese italiane di sostenere un costo del lavoro più basso ma ha sottratto produzione al paese.
Quindi sembra che non produciamo più niente in proprio ma dipendiamo quasi totalmente dall’estero. Tutto ciò ci rende estremamente vulnerabili perché non più capaci di essere autosufficienti (vedi mascherine per esempio).
Occorrerà fare un passo indietro e riportare i cicli di produzione in Italia attraverso l’intesa con il governo che adotti un piano straordinario mirato alla riduzione della pressione fiscale e della burocrazia.
Entrambi malanni che hanno indotto le migliori imprese a scappare per sottrarsi ad un regime insostenibile.
Ricordiamoci che il sistema produttivo privato sostiene il sistema pubblico pertanto occorre un accordo fra le parti per convivere serenamente e programmare il futuro. Senza un accordo fra i due sistemi assisteremo sempre alla fuga dell’impresa privata all’estero e la tendenza all’incremento delle tasse a carico di chi rimane in Italia o ai tagli ai settori ritenuti non meritevoli come il sanitario (governo Monti – Decreto Salva Italia).

Sistema Turismo in ginocchio
È il settore più penalizzato dall’emergenza sanitaria
Occorre un Piano Marshall per il turismo, un piano per la nostra industria dell’ospitalità.
Persino durante la guerra gli alberghi erano rimasti aperti. Il settore rischia di perdere il 60 per cento del fatturato: 12 miliardi di euro. Bisogna tutelare le aziende e incentivare la domanda
Il fatturato complessivo degli alberghi italiani è di circa 20 miliardi di euro all’anno.
La perdita netta del settore è di almeno il 60 per cento del fatturato (considerando l’intero 2020).
Perciò le entrate perse ammontano a circa 12 miliardi di euro.
Nessun settore è danneggiato quanto il turismo.
Il ritorno alla situazione con un fatturato pari a quello pre-crisi si avrà a fine 2021.
Non ci sarà ripresa del turismo sino a quando permarranno le misure imposte per decreto che limiteranno i movimenti delle persone, i trasporti, i viaggi, etc e fino a quando la psicosi del contagio condizionerà il turista che non si sentirà tranquillo di poter partire.

Gli operatori del turismo si vedranno costretti a mettere in sicurezza la propria struttura per garantire il cliente che rischia di trasformare la sua vacanza in una quarantena ed a garantire il proprio dipendente visto che il danno dal contagio è ormai classificato come infortunio sul lavoro.

I primi provvedimenti del governo hanno avuto la deludente strategia di indirizzare le imprese ad indebitarsi per ripianare le perdite inflitte dal periodo di chiusura obbligata.
Non è stata una mossa vincente.
Nel decreto rilancio è stato previsto l’atteso aiuto di stato ma di scarsissima entità, praticamente inutile.

Gli albergatori per loro natura non potranno vendere nessuno stock accumulato, si dovranno accontentare di entrate che andranno a rilento e intanto dovranno cominciare a ripagare sia il debito di oggi che quello di ieri.

Come potranno investire nei cambiamenti che dovranno fare in queste settimane?
Solo attingendo a quel 10 per cento del fatturato perso, erogato a fondo perduto, sulla base dell’ultimo bilancio presentato? Nutriamo seri dubbi.

LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEGLI ALBERGATORI RINUNCERÀ AD APRIRE PERCHÉ MATEMATICAMENTE ANTIECONOMICO.
Come nell’emergenza sanitaria le vittime sono state le persone più deboli, più vulnerabili perché già compromesse con la salute, così nell’emergenza economica cadranno le aziende più deboli, quelle già compromesse finanziariamente da vecchie sofferenze.
C’è da augurarsi che tutto ciò non alimenti la svendita delle nostre strutture ai potenti come già successo in Grecia.

Occorre un accordo straordinario con il governo affinché si salvi l’industria dell’ospitalità.
Non va abbandonato il settore alla sola capacità di sopravvivenza dei suoi operatori, va sostenuta l’intera filiera perché è fonte di ricchezza per il paese, ricchezza che concede dignità a chi ne partecipa con il lavoro e concede la possibilità di onorare quanto occorra a reggere il sistema pubblico.

NEL NOSTRO PICCOLO A CASTELVETRANO ABBIAMO PROPOSTO UN ACCORDO DI PROGRAMMA che potrà sostenere e sviluppare un comparto che rappresenta un volano per l’economia del territorio.
Per un comparto che si avvale di 4.000 posi letto e garantisce occupazione a circa 1.000 addetti generando un volume d’affari intorno a 15 milioni di euro all’anno, vale la pena trovare un accordo per ripartire.

La nostra ostinazione nel presentare richieste, proposte, accordi, ipotesi di soluzioni e strategie non deve diventare il pomo della discordia come se fosse frutto di un programma politico dell’opposizione, non siamo contro, non siamo avversari, siamo i rappresentati di una filiera in ginocchio con l’attività bloccata, non chiusa per decreto, ma chiusa per mancanza di clienti;

la programmazione commerciale portata a termine a dicembre 2019 ci aveva fatto intravedere una splendida stagione turistica con un incremento di presenze prenotate per tutto il 2020, ma gli annullamenti provocati dal Covid-19 hanno azzerato i nostri registri delle prenotazioni svotando completamente i nostri alberghi ed ora dovremo essere così bravi da riprogrammare le vendite per ottenere nuovamente fiducia dai clienti che non vogliono più prenotare per il 2020 sottoposti dal panico di una nuova ondata della pandemia e dalla psicosi del contagio. Sarà impossibile.

Abbiamo perso il turismo straniero che ha già optato per corridoi extra Italia verso lidi più sicuri.
Vivremo solo di turismo locale che non garantirà la copertura dei costi fissi e pregiudicherà i nostri bilanci.

Non riusciremo a coprire le perdite né a garantire lavoro come nel passato.
Sta accadendo qualcosa che farà tremare i nostri già precari equilibri finanziari. Per il nostro comparto questa crisi è molto più devastante della precedente crisi finanziaria del 2008 che in qualche modo abbiamo superato.

Anche se non è conclamato dal Governo, il turismo è in uno stato di profonda crisi.
C’è bisogno di misure proporzionate al peso del settore del turismo.
Gli alberghi, gli stabilimenti balneari, i ristoratori, i trasporti, le guide turistiche, il Parco Archeologico, sono tra i più colpiti, con un crollo di almeno il 60% .

IL BONUS VACANZE pensato dal Governo per le famiglie non è la soluzione al problema, anzi provoca un ulteriore indebitamento all’albergatore che deve trovare la liquidità per sostenere i costi del servizio che dovrà offrire scontato al cliente e che forse recupererà con il credito di imposta fra un anno o due;

L'AIUTO AI COMUNI CON PIÙ DI 500 MILA PRESENZE è fuori luogo, premiare i più bravi in guerra lo si si fa solo a guerra ultimata, perché durante la guerra le risorse vanno spese con estrema razionalità, meglio sarebbe stato dare soldi alle aziende, altrimenti il turista parte, ma non trova più l’albergo, perché nel frattempo è fallito.

MEGLIO SAREBBE ANNULLARE TARI, IMU, TASI per tutto l'anno 2020 e ridurle per il 2021 … sarebbe una iniezione di fiducia per gli operatori del settore…. anche se evidentemente rimane solo una semplice iniezione di fiducia ed energia a sostegno del turismo, per farci solo capire in quale strada siamo e su quale strada stiamo andando.

Le aziende avrebbero bisogno principalmente di finanziamenti a fondo perduto, come si è sempre fatto in casi di calamità naturali, basta pensare alle rate di mutuo in scadenza, ai debiti verso i fornitori, ai crediti che non si incassano e non per ultimo agli affitti.

IL CONSIGLIO COMUNALE dovrebbe approvare subito un Ordine del giorno per la dichiarazione dello stato di crisi dell'intera filiera del turismo e il sostegno a tutte le categorie dei lavoratori del settore, in seguito all'emergenza Covid19 e di conseguenza agire con coraggio per salvare l’industria dell’ospitalità e la sua economia.


UN ORDINE DEL GIORNO con cui venga promossa una linea chiara e condivisa che permetta di realizzare insieme, attraverso un partenariato pubblico-privato, un piano di recupero dell’industria dell’ospitalità.

UN ORDINE DEL GIORNO che recepisca le nostre aspettative, che attinga dalle misure poste in essere dal Governo, dal fondo perequativo per gli enti locali della finanziaria regionale e dalle agevolazioni del Decreto Rilancio, per dirigerle a beneficio di una filiera che non deve crollare, non deve essere abbandonata, non deve essere svenduta.

Riempiteci di forza che ci ridoni la volontà di andare avanti con fiducia e rendeteci capaci di respingere pessimismo e rassegnazione.
Se non ora quando …. quando chiuderemo i battenti per sempre ?
Questa crisi metterà a dura prova l’economia di un paese.

I LAVORATORI STAGIONALI che attendevano l’apertura della stagione per riprendere a lavorare e, a fine stagione, si sarebbero garantiti il sostentamento del prossimo inverno, saranno costretti a vivere d’espedienti durante la stagione, costretti a rimanere scoperti per il prossimo inverno in attesa di riprendere a lavorare a marzo/aprile 2021.
Riusciranno a sopravvivere?

IL CONTESTO SOCIALE non sarà più teso verso il miglioramento della qualità della vita, come proclamato dallo slogan europeo, ma sarà schiacciato dalla necessità di sopravvivere con il rischio di una degenerazione dei rapporti sociali contraddistinti dalla legge del più forte.

In questo delicato scenario che è facile immaginare, perché i presupposti ci sono tutti, la nostra speranza è che il più forte sia lo Stato fatto di cittadini responsabili inclini ad una sana partecipazione civile proiettata alla ripresa ove ognuno è chiamato a fare la sua parte con estremo sacrificio e responsabilità.

Non vogliamo nemmeno per un attimo pensare che l’assenza dello Stato in questo momento, diventi vantaggio per la delinquenza e la criminalità che arruola la sua manovalanza tra i più disperati e si impone con prepotenza infettando un tessuto sociale con danni irreversibili ancora più gravi del covid-19.

I risultati del dopo crisi sono generalmente opposti fra loro:
o si esce più forti dalla crisi perché si è avuto il coraggio di riconvertire un sistema economico – produttivo- sociale, sviluppando soluzioni atte a trasformare e migliorare le potenzialità del sistema o se ne esce sconfitti con la chiusura totale delle attività in stato di abbandono alla mercé di nuovi investitori che acquisteranno il territorio, ormai bruciato, a costo zero.

E ALLORA TROVIAMOLA QUEST’INTESA, a prescindere qualsiasi pregiudizievole per colore politico o ideali contrastanti;

di fronte alla crisi occorre fare squadra e mettere da parte qualsiasi contrasto, e noi albergatori con il nostro indotto di ristoratori, esercenti del turismo, fornitori, operatori extralberghieri, personale dipendenti dei vari settori della filiera turistica, liberi professionisti, guide ed agenti di viaggio, bus operator, balneari, siamo pronti a fare la nostra parte, a manifestare se occorre in piazza come faremo in modo civile ed autorizzato per far sentire a tutti che vogliamo resistere.

 

Associazione Albergatori Selinunte,
Federalberghi delegazione di Selinunte,
il Comitato dei Ristobar,
il Comitato degli operatori extralberghieri,
il Comitato dei Bus Operator,
il comitato delle Guide turistiche,
il Comitato dei balneari,
il comitato delle Agenzie di Viaggio e Tour Operator,
il Comitato del personale dipendenti del turismo,