Continuiamo anche oggi, con un altro approfondimento sull’indagine antimafia “Scrigno”, (qui potete leggere la prima parte) che ha portato in carcere oltre ai vertici della famiglia mafiosa di Trapani anche l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello.
L’interesse delle famiglia trapanese verso il dinamismo mafioso dell’isola di Favignana e, soprattutto, verso gli interessi economici nel comparto dell’edilizia dell’isola è confermato da diverse conversazioni intercettate dagli inquirenti tra Francesco Virga e altri esponenti mafiosi Francesco Peralta, Mario Letizia e Vincenzo Ferrara.
La figura di Virga emerge come il “regista” di ogni iniziativa volta al controllo delle attività economiche. Francesco Virga, scrivono gli inquirenti, cerca di mantenere ed agevolare il legame tra i vari associati del mandamento mafioso, anche appartenenti ad altre famiglie e cerca di comporre le controversie anche di natura economica che coinvolgono persone vicine al sodalizio mafioso, come mostrano i contenuti degli incontri con Franco Orlando.
Tra i temi affrontati nelle conversazioni tra Orlando e Francesco Virga si parla anche di alcuni detenuti mafiosi, ai quali erano stati concessi deii permessi carcerari, come Vito Galatolo. Entrambi, sia Orlando che Virga, si mostrano preoccupati per il fatto che i permessi carcerari fossero collegati a possibili “collaborazioni” in atto, tant’è che scongiuravano l’ipotesi che si potesse “aprire qualche maglia”, e dunque qualche pericolo di collaborazione con la giustizia da parte di qualcuno degli associati.
C’è un colloquio, in particolare, siamo nell’ottobre 2017 in cui Virga delinea con poche parole l’organigramma al vertice della famiglia mafiosa e il ruolo ricoperto nella famiglia di Trapani, sia da lui stesso e dal fratello Pietro (indicati come “noi”) che da Orlando (indicato come “tu”) e Antonino Buzzitta (“zu Nino”).
Una persona, che lui e Orlando conoscono ha messo in giro voci per incrinare i loro storici rapporti, diffondendo la notizia che i Virga erano stati estromessi dalla famiglia mafiosa a favore dello stesso Orlando e del Buzzitta.
Le voci fatte circolare vengono apparentemente sminuite da Virga che, simulando tranquillità, metteva in guardia Orlando.
VIRGA: Io neanche ti ho voluto raccontare niente, cosa ha detto perché ci sarebbe... a mettere, a mettere tragedie tra “noi”, u zu Nino e tu.
ORLANDO: Addirittura!
VIRGA: Gli ha raccontato a uno... ma ha tanto, non ti ho voluto dire niente... tanto per ridere perché... devi fare finta perché non ci possiamo mettere con questo scemo... che io sono messo da parte. ORLANDO: Pure!
VIRGA: E tu e lo zu Nino a me mi avete messo fuori, dico... cose....
ORLANDO: Lui va dicendo pure che quando, quando scende lo zio Pietro quando poi si prende tutte cose in mano lui, poi ci pensa lui poi a quello.
I due, comunque, si rassicuravano a vicenda sulla loro reciproca lealtà alla causa comune, affermando che se ci fossero stati altri tentativi di intralcio alle loro attività, avrebbero dovuto celermente rimediare comunicando tra loro "Io penso che se ci dovessero essere che gli fa male discorsi e cose, te lo faccio sapere".
Altri elementi che provano l’appartenenza di Francesco Virga all’associazione mafiosa, sono i rapporti e i colloqui tra lui e Buzzitta, in cui discutono di ripartizione degli utili delle attività del gruppo mafioso.
Ed è sempre Francesco Virga ad occuparsi di coordinare le attività economiche condivise con la famiglia di Marsala grazie al rapporto con Giuseppe Piccione, uomo di fiducia del boss Vito Rallo.
Francesco Virga, per Trapani, e Giuseppe Piccione, per Marsala, incontrandosi periodicamente, concordavano le strategie criminali, finalizzate principalmente alla gestione occulta di lavori edili.
L’alleanza tra le due famiglie mafiose aveva una particolare inclinazione imprenditoriale, specie per gli interessi economici sull’isola di Favignana, territorio considerato più adatto a certi progetti criminali, potendo contare su alcuni sodali affidabili ed in grado di controllare il territorio, come Vito D’Angelo.
La forte convergenza degli interessi tra le due famiglie mafiose è confermata dalla conversazione tra Francesco Virga e Giuseppe Piccione nell’aprile 2017. In quella occasione, oltre a soffermarsi sulla scelta di tecnici dalle riconosciute capacità professionali, concordavano di creare una cassa comune da utilizzare per delle loro iniziative imprenditoriali, decisione peraltro avvallata anche da Vito Vincenzo Rallo PICCIONE: “Uno rimane... dici va bene, dobbiamo uscirne ...inc... si prendono questi soldi... creare una cassa in contanti per vedere di fare... e Vincenzo tieni qua”.
Virga e Piccione specificavano che la creazione di una cassa comune era finalizzata a far fronte alle esigenze dell’associazione mafiosa di cui facevano parte, la cui unicità d’azione, seppur con differente competenze territoriali, era chiarissima dalle seguenti battute: PICCIONE: “non abbiamo difficoltà ..., o “problemi” che succede qualche incidente alle famiglie ...inc.. hai capito?”.