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02/06/2020 08:06:00

Mafia, Matteo Messina Denaro oggi "compie" 27 anni di latitanza

Il 2 Giugno è la Festa della Repubblica, ma è anche una giornata che va ricordata per un altro motivo: segna infatti l'inizio, nel 1993, della latitanza dello spietato boss di Castelvetrano Matteo Messina Denaro.

Da allora si susseguono avvistamenti, informazioni, sospetti, scoop giornalistici più o meno credibili, patacche. Ogni minimo indizio viene seguito, pur di arrivare al boss di Castelvetrano. Ma nessuno sa dove sia, anche in tempi di lockdown. C'è chi dice che sia nel Belice, chi nel Nord Africa o in Sud America, luoghi dove storicamente le famiglie mafiose della provincia di Trapani hanno trovato sponda, c'è chi pensa che, come Totò Minore, il boss di Trapani, sia morto e lo stiamo cercando invano.

Lo cercano dappertutto. In una recente operazione antimafia, addirittura, dall'intercettazione di due mafiosi qualcuno ne deduce che è stato a Trapani, e ha preso un treno alla stazione.:  “Iddu veniva a Trapani”, sussurra il figlio di un storico mafioso palermitano. “Iddu?”, chiede il vecchio massone trapanese. “Sì, iddu – conferma il rampollo – lo accompagnava Mimmo alla stazione”. 

“U sicco”, così lo chiamano, è figlio di don Ciccio Messina Denaro, boss della famiglia di Castelvetrano, legato ai corleonesi, che morì da latitante nel 1998.

Ama le belle donne, le auto scattanti, i videogiochi, le diavolerie tecnologiche. E’ un boss al passo coi tempi, ha figli ma non è sposato. In un pizzino una volta scrisse, con rammarico, che se non avesse fatto questa vita, quella da boss, sarebbe andato all’università. E’ amante dell’arte, su cui si sono indirizzati molti dei suoi affari.

Oggi è ritenuto l’ultimo boss della vecchia cosa nostra, della stirpe dei corleonesi.

E’ riuscito a mantenere il profilo basso, basta bombe, basta sparatine. Anche se è stato condannato per diversi omicidi. “Con le persone che ho ammazzato potrei riempirci un cimitero”, dice di se stesso. Nel 1993 viene sequestrato da un commando di mafiosi il tredicenne Giuseppe Di Matteo, figlio del mafioso Santino, per tentare di bloccare la collaborazione dell’uomo con la giustizia. Matteo Messina Denaro oltre ad organizzare e deliberare il sequestro mette a disposizione, nel trapanese, i covi in cui il ragazzo viene tenuto segregato. Dopo tre anni il piccolo Di Matteo viene strangolato e sciolto nell’acido. E’ tra gli assassini dell’agente di polizia penitenziaria Giuseppe Montalto, ucciso a Trapani nel ‘93.