Un viaggio di 1800 chilometri, da Marsala a Biella, con la certezza di poter lavorare, come Operatore socio sanitario e aiutare le persone nell'emergenza Covid.
Poi però la doccia fredda, non può lavorare per via di una disabilità dalla nascita. E' la storia che ci racconta Giovanni, fatta di speranze di poter trovare un lavoro, della convinzione di poter aiutare nonostante la disabilità, e del rifiuto, che bisogna dirlo, non frutto di discriminazione ma di una colossale disorganizzazione. Ecco la storia.
Egregi Signori,
mi chiamo Giovanni Claudio Sammartano, risiedo a Marsala (TP), invalido civile dalla nascita e di professione OSS. Attualmente disoccupato.
Vi scrivo perché voglio metterVi a conoscenza di quanto mi è accaduto.
Premetto che, nel febbraio 2017, partecipai al bando di avviso pubblico indetto dall’Asl Biella, per soli titoli, per la formazione di una graduatoria da utilizzare per il conferimento di incarichi a tempo determinato, per il profilo di Operatore Socio Sanitario cat. Bs. Alla domanda allegai il mio certificato di invalidità, e scrissi pure che ero iscritto nell’elenco Provinciale degli invalidi civili della mia città, legge 68/99, anche se non richiesto dal suddetto bando.
I fatti: il 10 Aprile 2020, ricevo una chiamata, seguita poi da una email, da parte di un’impiegata dell’Asl di Biella per un incarico semestrale nella medesima ASL, per far fronte all’attuale crisi emergenziale COVID-19.
Rinuncio all’incarico rispondendo via email in quanto, contemporaneamente, vengo convocato da un’altra ASL per un ruolo di pari livello ma a tempo indeterminato.
Dopo alcuni giorni, l’ASL mi comunica che, per motivi interni, le assunzioni risultano bloccate e che quindi non possono procedere nemmeno con la mia.
A seguito di ciò, il 22 Aprile 2020 contatto l’ufficio amministrativo dell’Asl Biella per capire se, nonostante la rinuncia iniziale, la mia assunzione fosse ancora possibile. La risposta è positiva e quindi vengo inserito in una lista per la convocazione.
Il 29 Aprile 2020 ricevo via email la convocazione formale da parte dell’ASL di Biella.
Come da indicazioni mi metto in contatto con il reparto di Medicina del Lavoro per fissare la data della mia presentazione. Viene fissata per giovedì 07 Maggio.
Organizzo il mio viaggio dalla Sicilia al Piemonte in auto (1800 Km), sia per ragioni economiche che per la mancata disponibilità di ulteriori mezzi di trasporto a causa del blocco Ministeriale su passeggeri da e per la Sicilia e contestualmente riesco ad affittare un appartamento nei pressi dell’ospedale in cui avrei prestato il mio servizio.
Il giorno 07 maggio alle ore 8:00, come richiestomi, mi presento presso il reparto di Medicina del Lavoro dell’ospedale di Biella per le analisi di routine, l’ECG e la visita col medico del lavoro.
Terminati gli esami, vengo convocato per un colloquio con il medico del lavoro, il Dott. Gambetta. Al medico faccio presente che sono un invalido civile dalla nascita: ho una malformazione all’avanbraccio sinistro. Subito il Dott. Gambetta verifica le mie funzionalità relative all’arto in questione. Mi informa che la mia convocazione e futura assunzione sarebbe stata relativa ai reparti Covid e che è imprescindibile il cento per cento della funzionalità fisico/motoria.
Sorpreso da quest’ultima affermazione, non mettendo in dubbio il proprio operato, sottolineo al Dott. Gambetta che la convocazione parte direttamente dall’ASL e che nella domanda di partecipazione era presente il mio certificato di invalidità, quindi che gli uffici competenti erano totalmente a conoscenza della mia invalidità.
Il Dott. Gambetta mi congeda informandomi della necessità di confrontarsi con gli altri responsabili, prima di prendere una decisione.
Visto il silenzio dell’ASL e visti i disagi che stavo vivendo, il 15 maggio (8 giorni dopo la convocazione) in tarda mattinata mi reco presso l’ambulatorio del Dott. Gambetta. Vengo accolto con gentilezza. Lo stesso mi comunica l’esito negativo della non idoneità al ruolo.
Inoltre, ho anche modo di parlare con la responsabile del Dott. Gambetta, la quale manifesta il Suo rammarico per l’accaduto riconfermandomi, però, la mia non idoneità.
Amareggiato, mi reco in Amministrazione al quarto piano dell’edificio dell’ASL, con l’intenzione di potere avere un colloquio con il Direttore del Personale, la Dr.ssa Simona Trinchero, firmataria della mia convocazione, e con la Dr.ssa Antonella Croso, Direttore delle Professioni Sanitarie.
Entrambe mi accolgono con cordialità, facendomi spiegare cosa mi fosse accaduto.
La Dr.ssa Trinchero fa estrapolare il bando in questione facendomi notare che uno dei requisiti generali è l’idoneità fisico/motoria alla mansione e che l’accertamento dell’idoneità alla mansione è a cura dell’Asl prima dell’immissione in servizio.
Faccio notare anche a Lei che la mia convocazione parte direttamente dall’ASL, la quale era a conoscenza del mio grado di invalidità.
La Dott.ssa Trinchero mi conferma l’impossibilità all’assunzione.
Anche la Dott.ssa Croso mi conferma ciò che prima avevano confermato i Suoi colleghi.
Egregi Signori, permettetemi di esprimere questo pensiero:
ero partito da Marsala con la volontà e con i migliori propositi al fine di potere dare, anche io finalmente, il mio contributo ed aiutare tutte quelle persone che a causa del Covid-19 si trovavano ricoverate. Perché “AIUTARE ad alleviare le sofferenze degli ammalati è il compito di tutti gli Operatori Sanitari di qualsiasi livello”. Purtroppo tutto questo io non l’ho potuto mettere in atto.
Mi son sentito ferito nell’animo e pugnalato al cuore. Ma soprattutto discriminato ed umiliato.
E come si suol dire, oltre al danno anche la beffa:
mi sono visto negare un contratto di lavoro, anche se semestrale;
ho affrontato delle spese economiche (viaggio, vitto, alloggio e relative utenze) non indifferenti, inutilmente;
ma soprattutto ho messo in pericolo la mia salute fisica, esponendomi a rischi legati al viaggio in auto e al contagio del virus.
Chi mi ripaga di tutto questo?
Mi chiedo e Vi chiedo: è normale che nel 2020 possa verificarsi un errore così grave?
Mi congedo ringraziandoVi per il tempo che avete dedicato alla lettura di questa mail.
Cordiali Saluti e Buon Lavoro, voi che potete.
Giovanni Claudio Sammartano