di Marco Marino
Lunedì 15 il neoassessore regionale ai Beni Culturali, Alberto Samonà, annuncia la riapertura dell’isola di Mozia con la sua prima visita istituzionale al sito. Una visita, in buona sostanza, simbolica, perché al di là della notizia della riapertura, il resto delle iniziative comunicate è da collocare in un futuro indefinito, seppure imminente.
«Mozia è un’isola nell’isola, un luogo straordinario e unico», dice Samonà ai giornalisti, «qui suoni odori colori sono un unicum. Il fatto che riapra significa ritornare a vivere, significa ritornare alla nostra normalità». E subito prosegue enumerando velocemente i progetti che sono stati avviati, e per cui sono stati stanziati oltre due milioni di euro di fondi europei: la sistemazione dei sistemi di allarme, la copertura della rete WI-FI su tutta l'isola, il restauro degli scavi archeologici, la fine dei lavori di rinnovamento del museo.
Interrogato sul dettaglio dei costi e dei tempi, l’assessore lascia la parola al progettista, Calogero Bennardo, che non chiarisce molto di più di quanto riportato prima, ma informa che il nuovo assetto museale prevederà una cartellonistica aggiornata, l’acquisto di due nuove vetrine per completare il percorso, e la progettazione di una particolare app che darebbe ai visitatori la possibilità di ricevere informazioni sui reperti archeologici nella lingua che preferiscono.
Samonà chiude il suo intervento ricordando il compianto Sebastiano Tusa: «Qui si realizza il sogno di Vincenzo e Sebastiano Tusa. Vuol dire portare avanti ciò che loro hanno iniziato».
Tutti i lavori presentati, o forse sarebbe meglio dire “promessi”, saranno portati a termine entro l’anno, secondo le previsioni dell’assessore e del progettista.
Di altre questioni si trascura la rilevanza: l’abbassamento del costo del biglietto dell’imbarcadero e dell’accesso all’isola, il prolungamento dell’orario di visita fino alle 19 o alle 20. Perché sono argomenti che riguardano principalmente la Fondazione Whitaker.
Sono molti i dubbi che insorgono e che sembrano irrisolti, se non irrisolvibili. Intanto, la politica delle promesse ormai convince molto poco, già a fine agosto 2019 il presidente Nello Musumeci, all’epoca nelle sue vesti di assessore ai Beni Culturali, aveva annunciato rivoluzioni e stravolgimenti sull'isola di Mozia. Che si sono concretizzati, dopo un anno da allora, in un nulla di fatto. Quindi, annunciare dei lavori, e non dettare dei tempi ben definiti, diventa davvero molto rischioso per la credibilità dell’assessorato e non solo.
Poi resta sempre l’incognita della Fondazione Whitaker che gestisce tutti gli aspetti dell’isola. Fondazione che adesso scinde i suoi membri, da una parte chi si occupa dei problemi amministrativi, dall’altra il comitato tecnico-scientifico. Lunedì l’assessore Samonà è stato pubblicamente esortato a sbrigare i procedimenti per rappresentare il governo regionale all’interno della Fondazione.
E' inevitabile, a questo punto, fare una riflessione: perché tra i membri della Fondazione non è mai stato pensato un posto riservato al sindaco della città di Marsala? In che modo la città di Marsala deve rapportarsi con l’isola di Mozia? Come una realtà assolutamente privata e quindi assolutamente indipendente?
Perché sia l’attuale sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo, sia l’assessore Clara Ruggieri erano presenti alla conferenza stampa dell’altro giorno, ma è poco chiaro il ruolo che rivestono in quel contesto.
L’estate è cominciata, e si prevede lunga, calda e piena di speranze.