Antonio Merola, Comandante del nucleo provinciale dei Carabinieri di Trapani, ha coordinato il gruppo di investigatori che per anni hanno indagato sulla mafia di Castellammare del Golfo. Indagini che sono sfociate nell'operazione Cutrara che ha portato, tra gli altri, in carcere Francesco Domingo, detto Tempesta, ritenuto boss di Castellammare. Com'è cominciato tutto?
L'indagine è partita proprio dal marzo 2015, immediatamente dopo la scarcerazione di Domingo.
Cosa ha svelato questa operazione?
Ci ha permesso di accertare la leadership della famiglia mafiosa in campo a Francesco Domingo, che ha rivestito già questo ruolo in passato, come avevano accertato diverse sentenze. Ci ha dimostrato delle ferree regole mafiose che ancora vigono in quegli ambienti. In più si è scoperto un collegamento diretto con la famiglia mafiosa dei Bonanno di New York.
Vi siete interfacciati con l'FBI per portare avanti quest'indagine?
C'è stato uno scambio informativo, ovviamente coordinato e diretto dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo che ci ha permesso di ricostruire l'organigramma di cosa nostra, per quanto riguarda questa famiglia negli stati uniti. Così abbiamo potuto capire quello che i mafiosi americani venivano a riferire a Domingo e inquadrarlo in un contesto ben specifico.
Come si inserisce in questa operazione il super latitante Matteo Messina Denaro?
Non abbiamo riscontri di contatti diretti con la famiglia mafiosa di Castellammare in questa indagine. Certo, c'è da dire che Domingo già in passato era servito al latitante, sia per un incontro con Gaspare Spatuzza, sia per la diramazione di ordini. Domingo aveva fatto da collegamento tra i mafiosi palermitani e le organizzazioni criminali sarde per ritorsioni nei confronti della polizia penitenziaria della Sardegna che secondo loro avrebbero avuto comportamenti poco opportuni con i detenuti in quelle carceri.