Lento ed inesorabile il declino di Forza Italia, che in Sicilia è diventato il partito dell’uomo solo al comando.
Gianfranco Miccichè fa, disfa, ridisfa come vuole. Indice riunioni, conferisce incarichi, dispensa poteri ai suoi fedelissimi. E’ ancora convinto che il partito abbia una roccaforte di voti riconducibile alla sua presenza e non alla bandiera, o meglio al ricordo di un Silvio Berlusconi ancora in auge.
Così il partito si spacca, perde pezzi, una serie di lunghi adii, altri che sono già con la valigia in mano.
Il primo a lasciare è stato Francesco Scoma, deputato nazionale oggi in Italia Viva. Scoma si è allontanato sostenendo che non vi erano più le condizioni per poter dialogare con i vertici siciliani, fermo restando la stima per il presidente Berlusconi.
Adesso a chiudere la porta è Giuseppe Milazzo, eletto all’europarlamento lo scorso maggio. Milazzo rimprovera a Miccichè di continuare a trattare il partito come casa propria, non c’è condivisione nelle scelte, alcuna collegialità.
Tutto nasce da un nuovo ufficio politico che Miccichè ha voluto organizzare, delegando il deputato Riccardo Savona ad intraprendere i colloqui con il governo regionale, guidato da Nello Musumeci.
Milazzo è solo uno dei tanti che si aggiunge alla lista degli scontenti, lo è da anni la deputata siracusana Stefania Prestigiacomo, stessa cosa per il senatore Renato Schifani: entrambi sostengono che apprendono dalla stampa i movimenti del partito siciliano.
Ad avere deciso di chiudere il capitolo Forza Italia, qualche mese fa, anche Rossana Cannata e Totò Lentini, prima di loro anche l’attuale sindaco di Catania Salvo Pogliese, l’ex coordinatore Enzo Gibiino.
Miccichè ha più di qualche problema da affrontare.
Marco Falcone, assessore regionale in quota azzurra lo dice chiaro: così non si può continuare, si faccia marcia indietro, si rimetta tutto in discussione e si riparta.
Insomma la strada intrapresa da Micchichè non piace a nessuno.
Non va meglio nei territori che si accingono ad andare al voto, un esempio su tutti è Marsala che vanta un deputato regionale forzista, Stefano Pellegrino, che ha deciso di misurarsi con una propria lista “Noi Marsalesi”, sposando il civismo.
Di diverso avviso è il coordinatore provinciale, Toni Scilla, secondo cui il partito deve correre con il proprio simbolo.
Due intenti diversi che porteranno non si comprende bene in quale direzione.