Vent’anni di carcere sono stati invocati dal pm della Dda Pierangelo Padova per il 57enne presunto boss mazarese Matteo Tamburello, processato davanti il Tribunale di Marsala per associazione mafiosa e di violazione della sorveglianza speciale.
Gli investigatori gli contestano di essersi mosso, dopo l’uscita dal carcere, a fine novembre 2015, per riorganizzare gli assetti del mandamento mafioso di Mazara, al cui vertice, nel frattempo, sarebbe assurto Dario Messina.
“Non esiste il recesso volontario da Cosa Nostra – ha detto il pm Padova - Se ne esce solo se si è ‘posati’ o per decesso. E Matteo Tamburello, uscito dal carcere, ha ripreso il suo posto in seno alla famiglia mafiosa di Mazara. E riferendosi a Tamburello – ha continuato – Luigi Evola, intercettato, dice che ‘la sua parola vale e dove va gli viene dato senza garanzie, ottiene forniture senza pagare, lo farà quando l’affare sarà concluso e dice che la sua è una parola d’onore’. Da un’altra intercettazione, invece, si capisce che vuol prendere il posto di un altro nei lavori di ampliamento del parco eolico di Mazara”. A Tamburello, insomma, gli investigatori contestano di essersi mosso, dopo l’uscita dal carcere, a fine novembre 2015, per riorganizzare gli assetti della famiglia mafiosa di Mazara, al cui vertice, nel frattempo, sarebbe assurto Dario Messina. “Le indagini sul mandamento mafioso di Mazara – scrivono i carabinieri del Ros - hanno permesso di individuare la fase riorganizzativa degli assetti di vertice, fornendo importanti elementi sulla sua collocazione baricentrica nelle relazioni criminali nella Sicilia occidentale”. Per mafia, Matteo Tamburello in carcere c’è stato dall’ottobre 2006 al novembre 2015. In primo grado, il 4 giugno 2009, fu condannato dal Tribunale di Marsala a 9 anni e 4 mesi. Tre anni (in continuazione con una precedente condanna) furono, invece, inflitti al padre, Salvatore Tamburello, noto come “u puzzaru” per via dell'attività di trivellazione pozzi. Il processo a Tamburello è scaturito dall’operazione “Eris” dell’11 dicembre 2018, quando, a seguito delle perquisizioni effettuate dai carabinieri, furono arrestati, per detenzione illegale di armi, Giovanni Como, fratello di Gaspare, cognato di Matteo Messina Denaro, e l’imprenditore mazarese Diego Vassallo. Detenevano illegalmente due pistole, una Baby Browning calibro 635 con 5 colpi nel caricatore e un revolver calibro 22 con 20 cartucce. Tra le diverse abitazioni allora perquisite, anche quelle dell’ex deputato regionale socialista Enzo Leone e di Maria Guttadauro, nipote di Messina Denaro. A difendere Matteo Tamburello è l’avvocato Luigi Pipitone, che terrà la sua arringa il 9 luglio.