A qualche settimana dall'inchiesta che lo vede indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, il sindaco di Paceco, Giuseppe Scarcella, è intervenuto in aula in consiglio comunale a Paceco.
Con l'operazione del 7 luglio scorso, il sindaco ha subito una perquisizione, sia presso la sua abitazione, sia negli uffici privati, sia all’interno del palazzo municipale, dove, sono stati esaminati tutti i fascicoli presenti nel mio studio, sia pendenti sia archiviati, decine e decine di fascicoli e appunti.
L'avviso di garanzia, riguarda l’ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa denominata Cosa Nostra. “Non ho mai favorito la mafia - ha esordito in aula Scarcella - non ho mai contratto patti, ho mantenuto le distanze e l’ho pure combattuta”.
Scarcella ha detto che la presenza nei locali municipali del mafioso Asaro è legata a “due eventi in cui questo signore era presente perché chiamato da altri a partecipare ed era lì per i suoi fini; due presenze – assicura – che non erano state con me o da me concordate”.
“Ho sentito il dovere di chiedere pressoché immediatamente al presidente del Consiglio comunale la convocazione di questo consesso, che è il massimo consesso civico rappresentativo dell’intera cittadinanza, affinché io potessi riferire sui fatti che hanno coinvolto la mia persona e quindi anche la nostra comunità. Dopodiché mi hanno riferito che era stato disposto un mio interrogatorio nel pomeriggio, da effettuarsi presso la caserma dei Carabinieri di via Orlandini, a Trapani, intorno alle 16. Nel frattempo, dietro mia richiesta di notifica degli atti, mi hanno solamente notificato il provvedimento autorizzativo della perquisizione e il relativo verbale che ho sottoscritto. A carico mio non c’è stata alcuna ordinanza di nessun tipo. Mi è stato soltanto riferito, in poche righe, che si trattava di un presunto contributo a favore dell’associazione Cosa Nostra, mediante un intervento istituzionale a favore di un soggetto, dal febbraio 2019 a seguire”.
Perché il sindaco ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere ai carabinieri - “Questo era quello di cui ero a conoscenza fino alle 16, allorquando mi sono recato alla caserma di via Orlandini. Non essendo destinatario dell’ordinanza integrale, e non avendo contezza di quelle che fossero le specifiche contestazioni, ho ritenuto in quella sede di avvalermi della facoltà di non rispondere, a meno che non mi venissero consegnati gli atti da consultare e sui quali poter verificare l’assunto della Procura della Repubblica. Non appena sarò a conoscenza degli elementi di contestazione a mio carico – ha detto agli investigatori – chiederò di essere sottoposto a interrogatorio; perché da parte mia – sottolinea il Sindaco – non c’era alcuna volontà di sottrarmi a fornire i giusti chiarimenti, la corretta lettura dei fatti, che poi saranno consegnati agli organi giudiziaria i quali faranno le loro valutazioni”.
Questo è avvenuto nel pomeriggio di quel 7 luglio. L’indomani ho avuto contezza dell’ordinanza, che non era diretta a me – ripeto – ma era solamente un elemento di prova a mio carico. Di questa ordinanza sono venuto a conoscenza attraverso i buoni uffici del mio legale di fiducia, ed ho appreso della presenza nei locali municipali di un soggetto condannato per mafia. Peraltro, mi è stato facile ricordare, perché ho consultato la mia agenda personale che è aggiornata minuto per minuto su quello che faccio, e ho potuto verificare il motivo della presenza di quel soggetto nelle ore in cui ebbe ad intrattenersi all’interno del palazzo municipale. Vi assicuro che ci sono due presenze di questo signore all’interno del Municipio, che non erano state con me o da me concordate, ma erano due eventi in cui il soggetto era chiamato da altri a partecipare ed era lì per i suoi fini; due episodi che ho avuto modo di ricostruire, e sono in grado di poterlo documentare ai Carabinieri e alla magistratura quando riterranno di ascoltarmi, perché già la mattina del 9 luglio scorso ho chiesto agli inquirenti di essere sottoposto ad interrogatorio. Io sono quindi in attesa che mi chiamino, affinché io possa chiarire e possa fornire riscontri documentali delle cose che dico”.
La richiesta di convocazione del Consiglio comunale - “Ho ritenuto di convocare immediatamente il Consiglio, intanto perché è un fatto che risponde alla mia coscienza di cittadino che ritiene doveroso comunicare all’esterno, attraverso la volontà popolare che voi rappresentate all’interno di questa assemblea, sia per rispetto di questo Consiglio che rappresenta l’intera comunità di Paceco. Io non sono qui perché avevo voglia di solidarietà o di affettuosità (queste sono pervenute in maniera spontanea e sono pure numerose), né pretendo sconti dal Consiglio comunale o da altri, ma nemmeno dalla magistratura. Io voglio una corretta lettura dei fatti e da questa emergerà quella che sarà la verità e quelle che sono le mie condotte in quarant’anni di attività e anche in questi due anni di attività di sindaco.
Quindi sono qua non per chiedere indulgenza, ma perché pretendo che questo Consiglio sappia; avrà modo di conoscere ulteriormente i fatti quando sarà possibile esternarli. Esigo che questo Consiglio abbia un rigore morale nella valutazione dei fatti, ma mi auguro che questo rigore morale sia accompagnato da una onestà intellettuale che a voi non manca. E se il rigore necessario si accompagna alla correttezza delle valutazioni, io so quale sarà l’evoluzione del procedimento.
Però, dinanzi ad una comunità che è atterrita, che pensa che un sindaco possa avere favorito o contribuito a curare gli interessi dell’associazione mafiosa, che si interroga sul perché, io dico solamente che non ho mai favorito la mafia, non ho mai contratto patti, ho mantenuto le distanze e l’ho pure combattuta. Questo che sia chiaro: l’evoluzione del procedimento renderà giustizia, però è giusto che la comunità sappia che io non ero al municipio ad intrattenere rapporti e incontri con Tizio o Caio, perché questo è fuori luogo. Si trattava degli eventi che riferivo e che saranno poi specificati, perché, prima di farlo in questa sede, lo farò ai magistrati quando decideranno di ascoltarmi, spero nelle prossime ore, nelle prossime giornate: io sono in grado di documentare quello che è l’accadimento dei fatti nella loro realtà”.
“Ritengo che sia importante anche questa numerosa partecipazione del pubblico, che possa verificare e toccare con mano; ognuno si faccia le proprie convinzioni. È normale che ci possano essere divergenze di opinioni, però chiedo correttezza nella valutazione dei fatti. Da parte mia – ha concluso Giuseppe Scarcella – sarò impietoso come sempre nei confronti del fenomeno e farò il mio dovere fino in fondo, da cittadino e da Sindaco”.
All’intervento del primo cittadino, sono seguite sostanzialmente le attestazioni di solidarietà da parte dei consiglieri Martorana e Ruggirello, rispettivamente a nome dell’opposizione e della maggioranza consiliare. Ulteriore solidarietà, ma anche l’esortazione a proseguire nel percorso amministrativo avviato, sono state manifestate dall’assessore Matteo Angileri e dall’assessore Gianni Basiricò. Quest’ultimo, inoltre, ha sottolineato che “da uomo delle istituzioni (facendo parte della Guardia di Finanza) che ha lavorato anche all’antimafia, mi sarei accorto se ci fosse stato qualcosa di poco chiaro in questi due anni di attività amministrativa”.