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26/08/2020 07:07:00

Evra: "Io a Marsala vittima di insulti razzisti"

 L’ex difensore di Juventus e Manchester United, Patrice Evra, intervistato dal quotidiano britannico ‘Guardian’, ha raccontato la sue esperienze passate, quanto fu vittima di insulti e comportamenti razzisti, anche in Italia:

“A 17 anni mi sono trasferito a Marsala, in C1. Un giorno camminavo per strada quando sono stato fermato da un padre e un bambino. Mi hanno chiesto una foto, ed io ho pensato che ero gia’ famoso. In verita’ poi ho scoperto che non avevano mai visto un uomo di colore prima di allora. E il padre, sfiorandomi la pelle, mi ha chiesto perche’ non mi lavassi".

E poi circa le sue altre esperienze in Italia: "Durante un allenamento un compagno di squadra mi ha chiamato Nero. Gli ho risposto che mia madre mi aveva dato un nome e che se non mi chiamava Patrice io lo avrei chiamato Bianco di M. E’ stata l’ultima volta che mi hanno chiamato Nero”.

Ecco la versione originale della sua dichiarazione: “When I went to Sicily I was 17,” he says, remembering his first professional club, Marsala, in Serie C, in 1998. “A kid and his dad keep looking at me. They come close and the dad said: ‘Can I have a picture?’ I think: ‘Wow. I’m already famous.’ The kid start to touch my skin. His dad says: ‘But why didn’t you wash your body?’”

Was it the first time they saw a black person in Sicily? “Exactly. I was not angry as they were not educated. My teammates were the same. They welcomed me but they ask: ‘Do you know how to use your phone?’ I call this ignorance so I wasn’t sad. I loved Sicily and the people".

“I received some bananas and monkey noises when I was playing. But it made me stronger. After a few years I am bought by Monza in Serie B. They had another black player and called him Nero [Italian for black]. When someone shouted at me: ‘Hey, Nero, pass the ball,’ I stop playing. I say: ‘You know my mum give me a name. Patrice. If you are calling me Nero, I will call you Bianco di Merda.’ White shit. No one called me Nero again. Some people don’t have that courage. So we have to encourage them to be brave.

Qui l'intervista completa.