Mentre cresce la preoccupazione sulla sorte dei 18 marittimi di Mazara del Vallo, sequestrati da più di un mese dalle autorità libiche a Bengasi, ha risposto alle domande di "Quarta Repubblica", il programma di Retequattro di Nicola Porro, il generale Khaled al-Mahjoub, portavoce dell’autoproclamato Esercito nazionale libico guidato da Khalifa Haftar.
"I pescatori italiani saranno sottoposti a un procedimento da parte della Procura generale competente e saranno giudicati secondo la legge dello Stato libico - le sue parole -.
Questa la risposta sulle condizioni di salute dei 18 pescatori: «Le loro condizioni di salute sono ottime, sono in carcere a Bengasi ed è noto che noi abbiamo cura dei nostri detenuti. Hanno buon cibo, li trattiamo nel rispetto dei diritti umani. Mi risulta che abbiano avuto modo di avere dei contatti con i loro familiari. Certo, sono sotto indagine, ma non gli succederà niente al di fuori di quanto prevedono le procedure di legge. Voglio chiarire che noi non arrestiamo nessuno se non viene violata la legge e i marinai italiani hanno violato le acque territoriali ed economiche della Libia. La verità che il popolo italiano dovrebbe conoscere è, che questa non è la prima volta, ci sono state numerose precedenti violazioni. Continue».
Nessuna persecuzione dice il generale al-Mahjoub: «I marinai italiani sono stati sottoposti a normali procedure di legge, nei loro confronti non c’è stata e non c’è nessuna persecuzione. Non siamo una milizia, noi siamo un’autorità e un esercito e li abbiamo consegnati alla Procura generale, competente per questo tipo di reato. È stata aperta un’indagine di polizia seguendo le procedure legali al fine di salvaguardare i loro diritti. Sarà dato un incarico a un avvocato per la loro difesa, questo nel caso in cui non ne verrà nominato uno da parte del loro Stato».
"Riguardo alla droga, sono stati sequestrati dei materiali che dovranno essere analizzati dalle autorità competenti - continua il Generale -. Spetta agli inquirenti verificarlo e prendere provvedimenti. I pescatori italiani saranno sottoposti a un procedimento da parte della Procura generale competente e saranno giudicati secondo la legge dello Stato libico". Al-Mahjoub ha precisato che sarà la Procura Militare a occuparsene perché il reato è stato commesso durante uno stato di emergenza.
Nessuna richiesta ufficiale di scambio con i quattro libici in carcere in Italia - «Non esiste nessuna dichiarazione ufficiale in tal senso, però possono esistere degli accordi riguardanti lo scambio tra detenuti o tra persone condannate. Se poi in futuro verrà preso un provvedimento di rilascio in tal senso, questo non significa necessariamente che faccia parte di trattative diverse».
E sulla trattativa tra Italia e l’autoproclamato Stato libico per il rilascio dei pescatori italiani, Al-Mahjoub ha precisato: «Sono in corso certamente dei contatti. Il Governo italiano ha contattato il nostro comando generale, sicuramente abbiamo discusso della questione. Ci sono delle procedure che devono fare il loro corso. Si tratta di questioni legali, quindi è difficile che si risolva in pochi giorni. Pensiamo che la questione andrà avanti, c’è un percorso di giustizia da seguire».