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14/10/2020 06:00:00

Mafia a Castellammare, concluse le indagini per i 21 indagati dell'operazione "Cutrara"

 I pm della Dda di Palermo, Paolo Guido, Gianluca De Leo e Francesca Dessì, hanno concluso le indagini dell'operazione antimafia "Cutrara", condotta dal comando dei carabinieri di Trapani che lo scorso giugno ha azzerato i vertici della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo. 

L'indagine che ha visto coinvolti anche il boss del mandamento di Trapani, Francesco Virga, già arrestato con l’operazione Scrigno, ma anche l'ex presidente del consiglio comunale di Trapani, Francesco Di Bono, vede  tra i 21 indagati anche il primo cittadino di Castellammare Nicolo Rizzo, la cui accusa è stata cambiata dai pm palermitani, da concorso esterno in associazione mafiosa a favoreggiamento aggravato dall'aver difeso Cosa nostra.

L’accusa al sindaco Rizzo - Il sindaco Rizzo secondo gli inquirenti avrebbe aiutato Francesco Domingo detto “Tempesta”, nonché Lilla Di Bartolo e Nicola Di Bartolo. Domingo era socio di fatto della società di questi ultimi due nella gestione della comunità alloggio "Madre Teresa". E Rizzo li ha aiutati, secondo l'accusa, a trovare un nuovo immobile per continuare la loro attività e conseguirne i profitti illeciti, e inoltre perché Francesco Domingo, capo della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, potesse controllare le attività economiche su quel territorio. Qui la difesa del Sindaco Rizzo dopo l'interrogatorio di qualche mese fa.

Questi i 21 indagati e le accuse -  Francesco Ancona, 90 anni, Diego Angileri, 83 anni, Felice Buccellato, 79 anni, arresti domiciliari, Vito Di Benedetto, 54 anni, Rosario Antonino Di Stefano, 51 anni, obbligo di dimora, Lilla Di Bartolo, 50 anni, Nicola Di Bartolo, 42 anni, Francesco Di Bono, 56 anni, Francesco Foderà, 64 anni, Nicola Rizzo, di 39 anni, Salvatore Labita, 41 anni, Daniele La Sala, 40 anni, agli arresti domiciliari. Mentre sono tuttora in carcere Camillo Domingo, 63 anni, Francesco Domingo, 64 anni, Salvatore Mercadante, 35 anni, e Gaspare Maurizio Mulè, 54 anni, Antonino Sabella di 63 anni, Francesco Stabile, 61 anni, Carlo Valenti, 42 anni e Francesco Virga, 50 anni. Si trova ai domiciliari invece Sebastiano Stabile, di 73 anni. Le accuse a carico degli indagati, vanno dall'associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.

Le indagini - Coordinate dal Procuratore Capo Francesco Lo Voi, dal Procuratore Aggiunto Paolo Guido e dai Sostituti Procuratori Gianluca De Leo e Francesca Dessì, «hanno permesso di disarticolare la famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, che nonostante i dissidi interni, vede saldamente al vertice il pregiudicato Francesco Domingo, soprannominato Tempesta, già condannato a 19 anni di carcere per associazione di tipo mafioso ed altro e ritornato in libertà ne

Gli altri indagati di spicco – Tra gli indagati dell'operazione antimafia "Cutrera" c’è l'ex vice presidente del Consiglio comunale di Castellammare del Golfo, Francesco Foderà, scoperto a rivolgersi al capo mafia locale dopo aver subito il furto di un suo mezzo agricolo, e all'avvocato trapanese Francesco Di Bono, ex presidente del consiglio comunale di Trapani, intercettato a discutere di vertenze da risolvere con il capo mafia di Trapani Francesco Virga che in carcere ha ricevuto la notifica di questa nuova ordinanza l marzo del 2015», dicono gli investigatori.

La famiglia mafiosa di Castellammare - L’operazione antimafia “Cutrara” ha messo in luce una ritrovata centralità della famiglia mafiosa di Castellammare nelle attività di Cosa nostra, il coinvolgimento della politica, lo stretto legame con la consorteria americana di New York, che ha gran parte delle sue radici proprio in personaggi della città del Golfo, e non ultimo il forte legame con il boss di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro. Le intercettazioni delle conversazioni telefoniche ma anche i classici servizi di osservazione, pedinamento e controllo, hanno consentito di ricostruire l'attuale assetto e organigramma della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo. In particolare, a capo vi è ancora l'ultimo capo storico Francesco Domingo ed è composta da un nutrito numero di soggetti a sua disposizione, ha esercitato sul territorio di riferimento un controllo diretto e indiretto delle attività economiche, in particolare nel settore agricolo ed edilizio. Ciò attraverso una serie di estorsioni commesse mediante l'intimidazione mafiosa e finalizzate all'acquisizione dei lavori commissionati da privati; è stato accertato l'intervento mafioso sulla risoluzione delle questioni, economiche e non, fra privati, in totale sostituzione alle Istituzioni.

Al centro dell’indagine “Cutrara” c’è Francesco Domingo, detto "Tempesta", a capo della famiglia di Castellammare - Francesco Domingo assunse la reggenza della famiglia, falcidiata nel frattempo da numerosi arresti, e fu poi a sua volta arrestato nel novembre del 2001 per il reato di partecipazione ad associazione mafiosa, commesso fino al 1997. In quel procedimento Domingo era accusato nello specifico, di aver favorito la latitanza di diversi mafiosi, di aver concorso alla commissione di estorsioni nonché di aver partecipato alla fase esecutiva dell'omicidio di Ambrogio Farina (fatto quest'ultimo per il quale era stato tuttavia assolto nel separato processo d'appello avverso la sentenza della Corte d'Assise di Trapani che lo aveva invece condannato alla pena dell'ergastolo). Francesco Domingo è stato poi nuovamente processato e condannato ad oltre diciannove anni di reclusione per aver diretto l’organizzazione mafiosa di Castellammare del Golfo dal 1997 e fino al 13 luglio 2004, nel processo scaturito dall'operazione nota come "Tempesta', appellativo con il quale Domingo era da sempre conosciuto.
La sentenza, in particolare, ha accertato che quest'ultimo, anche nel corso della propria detenzione a seguito del primo arresto nel novembre 2001, aveva mantenuto la reggenza della famiglia mafiosa, gestendo direttamente dal carcere le estorsioni in danno delle imprese e percependo gli introiti da riversare nella "cassa" dell'associazione e ciò attraverso la collaborazione della propria moglie Antonella Di Graziano che, in occasione dei colloqui in carcere, riceveva le direttive e le veicolava poi a Diego Rugeri. Uscito dal carcere il 17 maggio 2016, Francesco Domingo è stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel Comune di Castellammare del Golfo.