Fiumi di denaro, ville e terreni, titoli di Stato, pacchetti azionari, obbligazioni, criptovalute, oro, diamanti, uranio. Ricchezze faraoniche sequestrate ogni giorno alle mafie che troppo spesso rimangono incagliate nelle reti di uno Stato incapace di amministrarle.
L’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati, l’organismo che si occupa della gestione dei beni immobili e delle aziende sottoposte a sequestro e confisca, risulta infatti inefficiente. Così molto di quanto recuperato torna in mano alla criminalità: una marea di soldi che se ben gestiti potrebbero risanare i conti del Paese.
C'è tutto questo nel libro “L'oro delle mafie. Il grande affare delle confische”, scritto da Franco La Torre, Domenico Morace e Elio Veltri, in libreria dal 22 ottobre per la casa editrice PaperFirst.
Nel volume, prefazione del giornalista Attilio Bolzoni, si parla di un'inefficienza dell'Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati, con l'effetto che molto di quanto recuperato torna in mano alla criminalità: una marea di soldi, sostengono gli autori, che se ben gestiti potrebbero risanare i conti del Paese.
La Torre, figlio di Pio, dirigente del Partito Comunista Italiano e unico parlamentare ucciso dalla mafia, ha oltre 30 anni di esperienza nel campo della lotta contro le organizzazioni criminali. Ed è proprio lui a raccontare a Tp24 cosa c'è dietro il grande affare delle confische. Ecco l'intervista.