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12/11/2020 10:15:00

Violenza sulle donne. Elena Bonetti: "Fondamentale creare una comunità"

Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, intervenendo al convegno online ‘È un”impresa dire no alla violenza’ in diretta sulla pagina Facebook dell’Agenzia di stampa Dire, ha sottolineato come occorra costruire “una comunità qualificata, affidabile, che c’è e sa riconoscere i segnali della violenza, sa ascoltare e sa accompagnare le donne in un divenire di un percorso.

O queste donne sanno che ci sarà una mano pronta ad accoglierle, che c’è una comunità che può dare loro una prospettiva– avverte Bonetti- o il nulla che vivono nella casa si tradurrà in un senso di solitudine e di vuoto” e nella “condanna a rimanere in quella violenza”.

“Solo una compartecipazione, una condivisione di responsabilità, una costruzione di un sistema di una comunità intera, solo attraverso il tema istituzioni-privati-istituzioni sociali si può avere un agire che può essere davvero significativo per le donne. Nessuno si può sentire escluso dall’appello ormai cogente e non più rimandabile di farsi prossimo rispetto a una violenza che va riconosciuta e intercettata”. Per questo, “anche quest’anno abbiamo voluto rilanciare per il 25 novembre la campagna ‘Libera puoi’, che significa che le donne devono poter trovare non solo un aiuto e qualcuno che accoglie il loro grido, ma anche una possibilità di essere riconosciute come persone abilitate a una libertà personale, che sono preziose, alle quali possiamo offrire un contesto di vita, di libertà nel quale rigiocarsi, in primo luogo il tema del lavoro”.
Per Bonetti è proprio il tema del lavoro “il luogo della libertà di ciascuno– dice- non solo perché economicamente trovi un sostentamento per te e per i tuoi figli, ma perché nell’ambito del lavoro sei riconosciuta come persona unica, irrinunciabile per tutti, irripetibile, che può dare un valore e dare un contributo. Ed è per questo che la nostra Costituzione si fonda sul lavoro e sul dovere di concorrere, perché ciascuno di noi è riconosciuto capace di dare valore. Le vittime di violenza sono donne che hanno subito in silenzio l’annichilimento di se stesse, qualcuno che fisicamente, sessualmente, psicologicamente, economicamente diceva loro che non valevano. E invece è il contrario: tu vali, e questa libertà di valore tu la puoi giocare con noi. Per fare ciò, progetti come quello presentato- conclude Bonetti parlando del progetto della Cooperativa E.V.A. ‘E’ un’impresa dire no alla violenza’- sono fondamentali”.

Bonetti ha poi annunciato che il giorno successivo al 25 novembre convocherà “una conferenza straordinaria di tutti mondi che operano nel contrasto alla violenza contro le donne per fare il punto della situazione, perché siamo al termine di un Piano strategico nazionale di contrasto alla violenza e dobbiamo riscrivere quello successivo ed è chiaro che sarà fatto in un percorso di coinvolgimento”. “Servono i fondi – ha aggiunto la ministra -, ho appena passato in Conferenza Stato-Regioni la ripartizione di altri 28 milioni di euro per le case rifugio e i centri antiviolenza attraverso le Regioni, uscirà un bando nazionale per azioni di sistema. È importante mettere in campo questi strumenti e queste reti ma serve cambiare anche un paradigma culturale”.


Secondo Bonetti, è fondamentale anche il linguaggio con cui vengono descritti i fatti: “Le parole con cui raccontiamo la violenza devono cambiare, io credo che le istituzioni tutte su questo si debbano sentire non solo impegnate a condannarle verbalmente ma definitivamente coinvolte per far sì che tutto questo cambi definitivamente il volto e il linguaggio del Paese” ha chiarito, commentato il racconto che i giornali in questi giorni hanno fatto della strage familiare di Carignano. Per la ministra “non è più accettabile che vengano raccontate notizie drammatiche” facendo riferimento “ai continui litigi della coppia che negli ultimi tempi sono diventati più frequenti. C’è una bugia enorme che dobbiamo definitivamente smontare- avverte Bonetti- Non c’è nessuna ragione, nessuna giustificazione a un atto di violenza disumano e disumanizzante, se noi cerchiamo le ragioni cediamo a questa disumanità. Non c’è ragione per Barbara e per i suoi figli, per Daniela e per i suoi figli Elena e Diego uccisi quest’estate, per Lorena uccisa dal fidanzato durante il lockdown e per tutte le donne che sono state picchiate, violentate e uccise durante il lockdown. Non c’è litigio, non c’è conflitto, non c’è corresponsabilità. Perché se si parla di una lite, di una gelosia, si colloca il motivo di una violenza nell’ambito di una relazione in cui ci sono sempre due soggetti. Questo deve essere condannato definitivamente– conclude la ministra- È un impegno che io personalmente intendo assumermi e credo che lo dobbiamo fare insieme anche in vista del 25 novembre, perché non sia solamente una celebrazione”.