L’economia della Sicilia è in ginocchio. Una situazione congiunturale aggravata ulteriormente dalla crisi causata dalla pandemia e dalle misure di contenimento del contagio. Dal turismo all’edilizia, dal comparto industriale a quello artiginale, i ricavi delle imprese si sono ridotti, e i redditi sono nettamente peggiori rispetto a quelli dell’anno scorso.
Dopo la drastica contrazione avvenuta in concomitanza con il lockdown, nei mesi estivi l’attività delle imprese ha registrato un recupero solo parziale: ad agosto i ricavi risultavano ancora inferiori rispetto a dodici mesi prima per quasi la metà delle aziende, erano superiori per circa un’impresa su cinque. Il clima di diffusa incertezza condiziona le aspettative a breve termine, con una prevalenza di attese di ulteriore riduzione del fatturato, in particolare nel settore dei servizi; anche le decisioni di investimento delle imprese prefigurano una spesa in calo rispetto al 2019.
Nei primi tre trimestri del 2020 il terziario privato non finanziario ha registrato un andamento peggiore rispetto all’industria; il settore agricolo e quello chimico hanno beneficiato nel primo semestre di un incremento delle vendite all’estero, in controtendenza rispetto al complesso dell’export regionale.
Sul mercato del lavoro siciliano le ripercussioni dell’emergenza sanitaria sono state rilevanti soprattutto nel secondo trimestre del 2020. La riduzione dell’occupazione ha interessato in particolare le donne, gli autonomi e chi lavorava con contratto a tempo determinato; il blocco dei licenziamenti e il ricorso alla Cassa integrazione hanno attenuato l’impatto sull’occupazione permanente. Nel corso del primo semestre la forte riduzione di assunzioni con contratto a termine ha pesato sulla marcata flessione delle attivazioni nette di posizioni di lavoro dipendente nel settore privato. Questo il quadro generale tracciato dal rapporto della Banca d’Italia sull’economia siciliana.
Le imprese e il calo di fatturato - Nei primi nove mesi del 2020 l’attività industriale ha risentito della crisi derivante dall’emergenza sanitaria. Su 126 imprese industriali con almeno 20 addetti, quasi la metà delle aziende ha registrato un calo del fatturato, una quota più che doppia rispetto a quella del 2019, mentre la percentuale di imprese che ha indicato un aumento dei ricavi si è ridotta di quasi 20 punti, al 23 per cento circa . Per un’impresa su tre il calo del fatturato è stato superiore al 15 per cent.
Nel mese di agosto il fatturato risultava ancora inferiore a quello dello stesso mese dell’anno precedente per oltre un terzo delle imprese, superiore per circa un quinto del campione. La diffusa incertezza condiziona le aspettative degli operatori, che nel complesso prevedono ricavi stabili sui livelli di fine settembre nei prossimi sei mesi.
Diminuisce l’esportazione delle merci - Le esportazioni di merci siciliane sono diminuite dell’11,3 per cento nei primi sei mesi dell’anno (-15,3 nella media nazionale). Il calo si è concentrato nel secondo trimestre ed è stato diffuso tra i settori . Le vendite di prodotti petroliferi raffinati, che rappresentano oltre la metà dell’export regionale, sono diminuite esclusivamente in valore, a causa della riduzione dei prezzi di vendita. Per il complesso dei settori non-oil il calo delle esportazioni è stato più contenuto rispetto alla media nazionale (rispettivamente -3,6 e -14,9 per cento) e ha interessato i mercati extra-UE. Tra i maggiori comparti di specializzazione regionale, sono aumentate le vendite all’estero di prodotti agricoli e di sostanze e prodotti chimici.
Comparto edile e il mercato immobiliare – Nel primo semestre del 2020 l’attività edilizia si è nettamente ridotta, con un calo delle ore lavorate di oltre un quarto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il livello di attività, particolarmente basso nei mesi primaverili a seguito del blocco della maggior parte dei cantieri in risposta al diffondersi della pandemia, è risalito nei mesi estivi pur risultando ancora inferiore a quello dell’anno precedente. Le compravendite residenziali si sono ridotte del 26,1 per cento nel primo semestre del 2020. Il calo, più marcato nel secondo trimestre dell’anno, è stato più accentuato rispetto alla media nazionale e ha interessato con un’intensità analoga tutte le province siciliane. Anche le compravendite di immobili non residenziali si sono ridotte di circa un quarto nei primi sei mesi dell’anno. Bisogna dire che in base alle statistiche del mercato il numero di abitazioni messe in vendita e l’attività di ricerca online da parte dei potenziali acquirenti, crollati nel bimestre marzo-aprile, nei mesi successivi hanno gradualmente recuperato, portandosi nel periodo maggio-settembre su livelli in linea con quelli dell’anno precedente.
Il terziario in calo – Le imprese del settore terziario sono state tra le più colpite dal calo dell’attività conseguente all’emergenza pandemica. Secondo la rilevazione della Banca d’Italia, condotta su un campione di circa 100 imprese con almeno 20 addetti, il fatturato dei primi nove mesi dell’anno è stato inferiore a quello dello stesso periodo del 2019 per quasi il 70 per cento delle aziende; solo il 15 per cento circa ne ha registrato un aumento.
Il Turismo, il comparto più colpito - Le aspettative per i prossimi sei mesi sono orientate al ribasso per circa la metà del campione, a fronte di poco più di un quarto degli operatori che prevedono una crescita del fatturato. Il turismo è tra i comparti che più hanno risentito della crisi derivante dalla pandemia e dalle misure di contenimento del contagio. Secondo i dati della Regione Siciliana i pernottamenti nel periodo gennaio-agosto sono diminuiti del 60 per cento circa, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il calo è stato più accentuato per gli stranieri e per gli esercizi alberghieri. I flussi turistici si sono pressoché annullati nei mesi di aprile e maggio; nei mesi successivi la ripresa ha interessato soprattutto il turismo nazionale: ad agosto le presenze di connazionali erano di poco inferiori rispetto a dodici mesi prima.
Il trasporto aereo crollato - La dinamica del trasporto aereo ha riflesso quella dei flussi turistici. Nei primi otto mesi del 2020 il traffico passeggeri negli aeroporti siciliani è drasticamente calato (-63,9 per cento), in maniera abbastanza omogenea tra gli scali regionali. Il traffico si è quasi azzerato nei mesi di aprile e maggio, periodo in cui erano in vigore i provvedimenti di limitazione degli spostamenti da e verso l’Isola, per poi ripartire gradualmente nei mesi successivi. Ad agosto il numero di passeggeri era ancora inferiore del 41,2 per cento rispetto a dodici mesi prima (del 60,3 per i voli internazionali). Il traffico stradale, rilevato dall’Anas nei tratti di sua competenza, è nettamente diminuito nei mesi primaverili; con la fine del lockdown i volumi di traffico sono progressivamente cresciuti pur mantenendosi su livelli leggermente più bassi rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente (-8,0 per cento a luglio, -5,0 ad agosto).
La demografia aziendale – Nei primi nove mesi del 2020 il numero di imprese attive in regione è lievemente salito, in linea con la macroarea di riferimento. Il flusso di nuove iscrizioni, che nel primo semestre è diminuito di quasi il 18 per cento, nel terzo trimestre si è riportato su valori prossimi a quelli dello stesso periodo dell’anno precedente, mentre il numero di cessazioni ha continuato a ridursi (-32,6 per cento). Nel complesso dei primi tre trimestri dell’anno, le nuove iscrizioni sono cresciute nell’industria e nelle costruzioni, mentre si sono ridotte nel settore agricolo e nel terziario.
Il mercato del lavoro - A causa dell’emergenza sanitaria, nel corso della prima parte dell’anno le condizioni del mercato del lavoro siciliano si sono deteriorate; le ricadute sull’occupazione si sono manifestate in modo marcato nel secondo trimestre. Il numero di occupati, nella media del semestre, si è ridotto di circa 34.300 unità rispetto allo stesso periodo del 2019 (-2,5 per cento; il calo è in linea con quanto avvenuto nel Mezzogiorno (-2,6 per cento) ma è stato più intenso rispetto al dato medio italiano (-1,7 per cento). Nello stesso periodo sono diminuite significativamente sia le ore lavorate per addetto sia quelle complessive. Il tasso di occupazione per la popolazione tra 15 e 64 anni è sceso di 0,7 punti percentuali, al 39,8 per cento (di 0,8 nel Mezzogiorno e nella media nazionale, rispettivamente al 43,6 e 58,0 per cento). Sulla contrazione dei livelli occupazionali ha inciso la diminuzione del numero degli addetti nel settore dei servizi e in particolare nel comparto degli alberghi e ristoranti. La riduzione del numero degli occupati è stata rilevante per la componente femminile; il calo ha interessato sia gli autonomi, per i quali si è toccato un nuovo minimo storico, sia i dipendenti. In questo ultimo caso la contrazione, più marcata nel secondo trimestre, ha interessato solo i lavoratori a tempo determinato. Secondo i dati dell’Osservatorio INPS sul precariato, nei primi sei mesi dell’anno le attivazioni nette di posizioni di lavoro dipendente nel settore privato non agricolo, tenendo conto delle cessazioni e delle trasformazioni, sono risultate inferiori di circa 49.000 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per una forte riduzione nelle assunzioni a partire dal mese di marzo. Su tale dinamica pesa in particolare il saldo negativo per i contratti a termine; il saldo positivo per quelli a tempo indeterminato è influenzato, in presenza di vincoli ai licenziamenti, dal forte calo del numero delle cessazioni a partire dal mese di aprile.
Cassa integrazione - Il blocco dei licenziamenti e l’ampio utilizzo della Cassa integrazione guadagni (CIG) hanno mitigato gli effetti della crisi sull’occupazione. I provvedimenti normativi adottati in materia di integrazione salariale durante l’emergenza hanno avuto un forte impatto in termini di ore autorizzate, in particolare nei mesi di aprile e maggio 2020. Fino a settembre sono state autorizzate complessivamente 72,5 milioni di ore, pari a circa dieci volte il numero di ore autorizzate nello stesso periodo dello scorso anno; gli interventi ordinari e in deroga con causale “emergenza sanitaria COVID-19” coprono l’88,5 per cento delle suddette ore. Oltre i due terzi delle ore per interventi di CIG ordinaria si concentrano nell’edilizia, nel comparto dell’installazione impianti dell’edilizia e nell’industria della meccanica; tra gli interventi in deroga, che rappresentano poco più del 40 per cento del totale, quasi la metà è da attribuire al commercio al dettaglio, alberghi, pubblici esercizi e attività similari. Alle ore di Cassa integrazione guadagni si aggiungono quelle erogate attraverso i Fondi di solidarietà1, che per l’emergenza Covid-19 nei primi nove mesi dell’anno sono state pari a 35,5 milioni, quasi un terzo del totale delle ore autorizzate in regione.
La riduzione dei consumi - Nel 2020 la spesa effettuata in Sicilia si ridurrebbe meno di quanto previsto per l’Italia. La flessione dei consumi per alcuni beni durevoli è risultata consistente: secondo i dati dell’Associazione nazionale filiera industria automobilistica (ANFIA), le immatricolazioni di autovetture nei primi nove mesi di quest’anno sono scese complessivamente del 30,9 per cento rispetto a un anno prima (-34,2 per cento la media nazionale). Tale dinamica risente della chiusura dei concessionari d’auto nei mesi di marzo e aprile; in regione tra agosto e settembre si è tornati su valori superiori rispetto a quelli registrati negli stessi mesi dello scorso anno.
Reddito delle famiglie - Il reddito disponibile delle famiglie, sul quale pesa il calo dell’occupazione, ha continuato a essere sostenuto dalle erogazioni del Reddito di cittadinanza, una misura di contrasto alla povertà a supporto dei redditi delle famiglie in difficoltà economica. Secondo i dati più recenti dell’INPS, in Sicilia i nuclei familiari che tra gennaio e settembre 2020 hanno usufruito del Reddito di cittadinanza per almeno un mese sono circa 230.000, in aumento rispetto allo scorso anno e pari all’11,5 per cento delle famiglie residenti in regione (erano l’8,5 nel 2019); sono cresciuti lievemente anche l’incidenza sul totale italiano dei beneficiari (al 18,0 per cento dal 17,7 nel 2019) e l’importo medio mensile erogato (622,3 euro per famiglia; 570,0 la media italiana). Le famiglie che hanno sperimentato condizioni di disagio a causa dell’emergenza epidemiologica hanno potuto contare su uno strumento straordinario di sostegno al reddito, il Reddito di emergenza. In base agli ultimi dati dell’INPS aggiornati all’8 ottobre e riferiti al 31 luglio, i nuclei che in regione hanno usufruito della misura sono pari a circa 44.500 (il 2,2 per cento delle famiglie residenti in regione e il 15,3 per cento delle famiglie beneficiarie in Italia), per un importo medio di 582,9 euro per nucleo (557,7 euro il valore medio nazionale). La diffusione dell’epidemia ha avuto ripercussioni anche sulla dinamica del credito alle famiglie consumatrici siciliane: nel primo semestre del 2020 la crescita dei finanziamenti erogati da banche e società finanziarie si è quasi azzerata, dal 3,1 per cento di dicembre 2019
I prestiti bancari – Dopo il calo registrato tra marzo e maggio, alla fine del primo semestre del 2020 il credito alla clientela residente in Sicilia ha ripreso a espandersi debolmente (0,2 per cento a giugno; riflettendo dinamiche settoriali differenziate: i prestiti alle famiglie consumatrici hanno sostanzialmente ristagnato dopo un triennio di crescita a ritmi sostenuti, mentre quelli al settore produttivo, che erano in riduzione già da prima dell’inizio della crisi pandemica, sono tornati ad aumentare. La crescita del credito alle imprese ha riflesso sia la maggiore domanda di finanziamenti, sia politiche di offerta accomodanti favorite dalle iniziative a sostegno dell’economia adottate dal Governo e dalle autorità di vigilanza. In base ai primi dati ancora provvisori, la dinamica dei finanziamenti alle imprese si sarebbe rafforzata nei mesi estivi.
La domanda e l’offerta di credito – Secondo le indicazioni fornite dalle banche operanti in Sicilia che partecipano all’indagine regionale sul credito bancario (Regional Bank Lending Survey, RBLS), la domanda di finanziamenti da parte delle imprese è aumentata significativamente nel corso del primo semestre dell’anno. Le richieste di prestiti sono cresciute notevolmente nei servizi e nella manifattura e in misura lieve nel comparto delle costruzioni. L’incremento della domanda è ascrivibile principalmente alle necessità di finanziamento del capitale circolante, a seguito dell’ingente fabbisogno di liquidità manifestatosi nell’emergenza sanitaria, nonché a rinnovate esigenze di ristrutturazione delle posizioni debitorie pregresse. Per le famiglie, sono diminuite le richieste di mutui per l’acquisto di abitazioni e, in misura significativamente più marcata, quelle di credito al consumo, riflettendo il peggioramento delle prospettive del mercato immobiliare e il calo della fiducia dei consumatori